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Covid, Bassetti: “Virus simile a raffreddore? Ci vorranno anni”

Il direttore della Clinica di Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova: "Chi lavora sulla vaccinazione deve lavorare ancora più intensamente perché vedo sulla vaccinazione ancora troppi problemi nel nostro Paese"

Pubblicato:18-01-2021 13:04
Ultimo aggiornamento:18-01-2021 13:04
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matteo bassetti
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ROMA – “Colorare le Regioni credo sia utile in quanto il metodo è razionale e scientifico. Si decide in base alla diffusione del virus e alla capacita’ delle terapie intensive. Un sistema di geolocalizzazione del virus che in qualche modo ha dato un buon effetto nel mese di novembre. Un provvedimento migliore rispetto alla misura unica del periodo natalizio, dove si cambiava colore in un modo che di scientifico e di razionale aveva davvero poco. Adesso ci sono misure molto selettive: dei mini lockdown non tanto su base regionale ma addirittura su base provinciale, che ci auguriamo ci facciano uscire da questa seconda ondata“. Così il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, intervenuto nel programma ‘Gli Inascoltabili’ in onda su NSl Radio. “Il tasso di positività in Italia è oggi sotto al 10%- ha aggiunto- se mettiamo anche i tamponi rapidi siamo sotto al 5%, percentuale minore rispetto a qualche settimana fa. Questo dato va consolidato ma bisogna non abbassare la guardia. Ancora dobbiamo avere cautela. Dobbiamo capire che mascherina e distanziamento sono fondamentali per tornare presto a una vita normale nelle varie attività. In alcune Regioni, almeno quelle più virtuose, nelle prossime settimane si potrà tornare con una colorazione gialla e nel breve tornare alla normalità. Non bisogna deprimerci troppo quando i dati non sono buoni ma né essere troppo positivi quando i dati vanno bene, agire con cautela da parte di tutti noi, compresa la stampa che ha fatto davvero troppo troppo allarmismo”.

Le piste di sci sono evidentemente fra i luoghi più sicuri- ha detto poi Bassetti- all’aria aperta con le persone evidentemente distanziate, il problema sono le code, le baite, gli impianti di risalita e tutto ciò che c’è intorno. Bisogna avere dei protocolli fatti molto bene e soprattutto bisogna che siano seguiti. Io credo che alla piste da sci bisognerà ritornare anche perché in altri paesi le piste sono aperte quindi si e’ riusciti a metterle in sicurezza. Forse oggi ancora è presto perché dobbiamo ancora uscire dalla seconda ondata ma bisogna pensare a riaprire anche per evitare che si perda completamente la stagione“. “Quello che potrà succedere fra qualche anno è difficile saperlo. Se tutti ci vacciniamo avremo un’immunità di gregge e il virus diventerà più vicino a quello del raffreddore che alla polmonite interstiziale, ma ciò avverrà in anni. Dovremmo imparare a convivere di questo virus con conoscenza e rispetto di una serie di regole che abbiamo dimenticato. Per arrivare a tutto questo chi lavora sulla vaccinazione deve lavorare ancora più intensamente perché vedo sulla vaccinazione ancora troppi problemi nel nostro Paese” ha concluso.

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