NEWS:

VIDEO | Scuola, pronto il manuale di storia per raccontare l’Africa

"Proporre alle scuole italiane una sintesi di questa storia vuol dire proporre un ritorno a una memoria comune, alla memoria dell'umanità"

Pubblicato:18-01-2020 12:37
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:52

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Portare un altro punto di vista, riequilibrare il racconto, rendere consapevoli del prezzo pagato a causa di colonialismi vecchi e nuovi. Questa l’esigenza emersa oggi dall’incontro ‘Narrazioni ritrovate: l’insegnamento della storia dell’Africa come strumento di empowerment per studenti e docenti‘. In primo piano, a partire da una proposta del Centro Elis, dell’associazione Africasfriends e del progetto African Summer School, la scuola come spazio di conoscenza e crescita attraverso il dialogo tra culture. 

Della necessità di arricchire l’offerta formativa ha detto in apertura Mani Ndongbou Bertrand, presidente dell’associazione Camerunensi di Roma e del Lazio (Camrol). Secondo Bertrand, “la negazione della storia dell’Africa ha conseguenze devastanti sui più giovani“. L’assunto è che ci sono storie e ricchezze ignorate e, nei fatti, cancellate. 

“Mio figlio ha scoperto solo durante una visita al Museo del Louvre che la regina Nefertiti e Akhenaton erano neri, che c’erano faraoni neri” ha raccontato il presidente di Camrol. Una denuncia, la sua, che vuole farsi appello. Come quello lanciato da Mehret Tewolde, animatrice dell’associazione Le Reseau, origini eritree, in Italia dal 1978. “Ci sono paradossi anche lessicali” ha sottolineato: “Si dice Vecchio continente ma poi si riconosce che l’uomo è nato in Africa“. 


Denunce e ironie si sono intrecciate più volte durante l’incontro ma il registro è quello dell’urgenza e della necessità di impegnarsi, al fianco degli insegnanti e degli studenti. “La storia che si insegna nelle scuole non riconosce gli effetti delle azioni europee e il prezzo che altri hanno dovuto pagare” ha evidenziato Tewolde. “Non viene detto che intere realtà sono state cancellate dal colonialismo e, allo stesso tempo, che tante altre sono state espropriate e decontestualizzate: prendete ad esempio il caffè, nato in Africa ma presentato poi come brasiliano e ora anche italiano”. L’animatrice di Le Reseau ha citato un progetto realizzato dalla sua associazione in un istituto tecnico di Parma, con incontri tra gli alunni e poeti, fumettisti e musicisti africani. Per far capire, ha detto Tewolde, “che non tutti gli intellettuali sono europei”. 

Durante l’incontro è stata citata più volte la frase “la natura ci mostra quanto la diversità è una ricchezza”. È tratta da ‘Insegnare la storia dell’Africa. Contenuti teorici e orientamenti pedagogici‘, nuovo manuale di Mahougnon Sinsin, professore dell’Università pontificia salesiana, esperto di logica e di epistemologia. La sua, ha spiegato il docente in un’intervista con l’agenzia Dire a margine dell’incontro, è una proposta rivolta anzitutto agli insegnanti. “Bisogna ricordare che la storia dell’Africa è una storia universale, perché l’Africa è la culla dell’umanità, delle prime civiltà del mondo” ha detto Sinsin. “Proporre alle scuole italiane una sintesi di questa storia vuol dire proporre un ritorno a una memoria comune, alla memoria dell’umanità”.

:

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it