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Allerta smartphone dai pediatri: “I genitori li usano per calmare i figli”

L'IdO, insieme alla Società italiana di pediatria (Sip) e al Sindacato italiano specialisti pediatri (Sispe), ha deciso di promuovere la campagna di formazione e informazione sul ruolo del 'Pediatra sentinella educativa'

Pubblicato:18-01-2020 10:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:52

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ROMA – Sempre più pediatri lamentano che i genitori invece di accarezzare i loro figli per calmarli in occasione della visita medica, danno loro il cellulare. Da qui l’emergenza dipendenza dallo smartphone in età precocissime

“A volte togliere il cellulare a un bambino può provocare anche crisi psicotiche”, fa sapere Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), al corso Ecm sulla ‘Procreazione assistita: il bambino al centro‘. Lo psicoterapeuta dell’età evolutiva poi aggiunge: “Questa situazione sta portando a un vertiginoso aumento delle disorganizzazioni delle funzioni esecutive visive. Queste se non vengono individuate possono causare un non accomodamento visivo nel bambino, con la possibilità di sviluppare negli anni successivi difficoltà nella scrittura. Noi psicologi- sottolinea Castelbianco- possiamo fare un intervento precoce ma non di prevenzione, perché il bambino ci viene inviato quando il problema è già esploso”. 

La risposta deve venire dai pediatri. “La loro credibilità con i genitori dei bambini 0-5 anni è altissima. Sono loro l’ultima possibilità che abbiamo, perché il disagio nell’infanzia si sta allargando a macchia d’olio. Il pediatra resta l’unica figura che può fare la prevenzione- ripete l’esperto- e anche nel caso del telefonino che può provocare dipendenze fortissime, più il pediatra interverrà in modo deciso più i genitori potranno agire. Se su 100 genitori anche solo 10 vi ascolteranno sarò un grande risultato“. 


Da qui l’IdO, insieme alla Società italiana di pediatria (Sip) e al Sindacato italiano specialisti pediatri (Sispe), ha deciso di promuovere la campagna di formazione e informazione sul ruolo del ‘Pediatra sentinella educativa‘. In pratica sono a disposizione dei pediatri italiani due nuove schede di rilevazione insieme a due nuovi opuscoli che forniscono sia indicazioni sui principali campanelli di allarme nel monitoraggio neuroevolutivo dei bambini da 0 a 24 mesi, che dei consigli che i medici potranno rivolgere ai genitori di piccoli da 1 a 5 anni. “Ci siamo resi conto che nell’età dai 0 ai 5 anni i genitori ascoltano in modo attento ciò che il pediatra gli possa dire, spiegare o chiedere di fare- prosegue lo psicoterapeuta- dopo i cinque anni invece il bambino, come dicono sempre i genitori, è già grande e quindi va a scuola. Da quel momento scema l’interesse dei genitori verso le parole del pediatra, mentre i famosi compiti scolastici assumono sempre più rilevanza. I comportamenti non idonee dei bambini devono, quindi, essere affrontati prima che questi diventino una patologia e prima del quinto anno di vita“. 

In quest’ottica i questionari rivolti ai genitori dovrebbero aiutare i pediatri ad “appuntarsi le difficoltà e quando le incontreranno potranno non solo fornire consigli alle mamme e ai papà, ma anche verificare che questi vengano eseguiti in modo da attenuare i disagi e prevenire le difficoltà croniche in età evolutiva”. I segnali di rischio di un disagio neuroevolutivo “sono precocissimi- conclude il direttore dell’IdO- e iniziare un percorso terapeutico a un anno e mezzo fa la differenza. Cambia la vita dei bambini”.

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