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ROMA – Superlega II, la vendetta. Adesso si chiama “Unify League”, ma la sostanza è la stessa: i grandi club (in realtà il Real Madrid, soprattutto) che provano il golpe alla Uefa. La nuova competizione, che ricalca le ambizioni dell’iniziale Superlega lanciata e naufragata nel 2021, si ri-propone come una risposta alla supremazia della Uefa nella gestione delle competizioni calcistiche continentali, a partire dalla Champions League.
Preannunciata da un discorso (abbastanza raro) ad Harvard del direttore generale del Real, José Ángel Sánchez (“la Uefa è come l’orchestra del Titanic che continua a suonare mentre va a fondo. Noi siamo Asterix contro i Romani”), la “Unify League” è sostenuta dalla A22, la società con sede a Madrid che ha legami stretti con Florentino Pérez. A22 ha presentato la sua richiesta ufficiale alla Uefa per ottenere il permesso di gestire la competizione, sostenendo che la Uefa sarebbe obbligata a farlo in virtù della sentenza delle corti europee del dicembre 2023.
Nonostante il sostegno esplicito di due giganti del calcio europeo – Real Madrid e il Barcellona – la nuova proposta però non ha ancora il supporto pubblico di altri club, come era accaduto al primo scompigliato tentativo. John Hahn, co-fondatore di A22, ha dichiarato che l’azienda ha ascoltato un ampio gruppo di club, leghe e tifosi, e si aspetta che il sostegno ufficiale arrivi quando la “Unify League” avrà ottenuto il riconoscimento ufficiale.
A differenza del modello precedente, che prevedeva la qualificazione automatica di alcuni club, la “Unify League” introdurrebbe un sistema di qualificazione annuale su base nazionale. La struttura della competizione prevede 96 squadre, un numero inferiore rispetto ai 108 club che si giocano le tre coppe europee Uefa. Le squadre saranno suddivise in quattro leghe, con due livelli superiori – la Star League e la Gold League – con 16 squadre divise in due gironi da otto. Le prime due di ogni girone accederanno alle le fasi ad eliminazione diretta. Complessivamente, il vincitore della competizione giocherebbe 18 partite.
La vera novità – nessuno la nasconde – è la modalità di trasmissione delle partite e la sua commercializzazione. L’ha detto chiaro e tondo Sanchez ad Harvard: “Ora il tifoso guarda le nostre partite di Champions League tramite un’emittente che paga la Uefa e la Uefa paga noi. Se gestissimo la noi competizione, potremmo disintermediare queste parti e creare una relazione più diretta con il tifoso e aumentando significativamente i nostri ricavi”.
La competizione verrebbe dunque trasmessa su una piattaforma digitale “Unified”, un’app dedicata che permetterà agli utenti di seguire le partite gratis, con molta pubblicità, o di sottoscrivere un abbonamento che eliminerebbe la pubblicità, un po’ come già avviene su altre piattaforme di streaming.
Sanchez è stato chiaro: “Perché la UEFA dovrebbe governare una competizione quando sono i club a correre tutti i rischi imprenditoriali?”.
In Uefa non l’hanno presa benissimo. Il Times scrive che per gli addetti ai lavori non ci sono possibilità che la Unify League sostituisca la Champions League. “Un personaggio di spicco ha descritto l’ultimo piano come «una stronzata» e una «pantomima natalizia». La Unify League dovrebbe superare quattro test (amministrativo e finanziario, sportivo e tecnico, etico e merito sportivo) per essere approvata. Far approvare il merito sportivo significherebbe ottenere l’accordo delle leghe europee e dell’European Club Association (Eca), entrambe fortemente contrarie alla competizione“.
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