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‘Modello Riace’, “Lucano reinvestiva in forma privata le risorse per i migranti”: le motivazioni della condanna

"Da dominus indiscusso ha strumentalizzato il sistema dell'accoglienza a beneficio della sua immagine politica"

Pubblicato:17-12-2021 18:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2021 18:53
Autore:

mimmo lucano
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REGGIO CALABRIA – “Domenico Lucano dopo aver realizzato l’encomiabile progetto inclusivo dei migranti, che si traduceva nel cosiddetto ‘modello Riace’, invidiato e preso ad esempio da tutto il Mondo, essendosi reso conto che gli importi elargiti dallo Stato erano più che sufficienti, piuttosto che restituire ciò che veniva versato, aveva pensato di reinvestire in forma privata gran parte di quelle risorse, con progetti di rivalutazione del territorio, che, oltre a costituire un trampolino di lancio per la sua visibilità politica, si sono tradotti nella realizzazione di plurimi investimenti”. È quanto riportato, in parte, nelle motivazioni del Tribunale di Locri relative alla condanna a 13 anni e 2 mesi dell’ex sindaco di Riace (Reggio Calabria) Domenico Lucano.

Il processo ha avuto origine a seguito dell’operazione Xenia condotta dalla guardia di finanza su disposizione della Procura di Locri, nei confronti di Domenico Lucano e di altre 27 persone, tutte legate a lui nella gestione dei progetti di accoglienza dei migranti. È durato poco più di due anni e ha preso in esame l’arco temporale dal 2014 al settembre del 2017, periodo durante il quale a Riace furono attivati tre progetti di accoglienza: Sprar, Cas e Msna. Per il solo progetto Sprar al Comune di Riace furono affidati circa 831mila euro.

Secondo il Tribunale Domenico Lucano “da dominus indiscusso del sodalizio, ha strumentalizzato il sistema dell’accoglienza a beneficio della sua immagine politica. Un’organizzazione tutt’altro che rudimentale, che rispettava regole precise a cui tutti si assoggettavano, permeata dal ruolo centrale, trainante e carismatico di Lucano il quale consentiva ai partecipi, da lui prescelti, di entrare nel cerchio rassicurante della sua protezione associativa, per poter conseguire illeciti profitti, attraverso i sofisticati meccanismi, collaudati negli anni e che ciascuno eseguiva fornendogli in cambio sostegno elettorale”.


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