ROMA – “A dieci anni dalla rivoluzione, oggi nelle piazze di tante regioni della Tunisia la gente torna a scandire gli stessi slogan del 2011: lavoro, dignità, libertà. C’è grande delusione nel Paese”. Romdhane Ben Amor è il portavoce del Forum tunisino per i diritti sociali ed economici (Fdtes) e per l’agenzia Dire commenta la situazione nel Paese nordafricano in una data storica: il 17 dicembre 2010, nella
città di Sidi Bouzid, il 27enne Mohamed Bouazizi si dette fuoco per protestare contro la disoccupazione dilagante e la mancanza di diritti e democrazia.
Il suo sacrificio fu la scintilla di una rivolta popolare pacifica che portò al rovesciamento del presidente Zine El-Abidine Ben Ali, accusato insieme al suo entourage di corruzione, cattiva gestione dell’economia e limitazione delle libertà. Un disagio che si allargò a macchia d’olio, innescando movimenti popolari in altri Paesi arabi: altri regimi caddero, come quello di Hosni Mubarak in Egitto, mentre nel caso della Siria si scatenò una guerra civile che continua a provocare vittime.
Secondo Ben Amor, in questi dieci anni la Tunisia ha assistito all’apertura del dibattito politico e dei diritti democratici. “Abbiamo una nuova classe di partiti, la Costituzione è stata riformata e abbiamo riallacciato i rapporti con la comunità internazionale” sottolinea il portavoce del Forum. Secondo Ben Amor, però, l’attuale governo e i partiti nati grazie a quelle sommosse civili “non sono ancora in grado di dare risposte concrete ai problemi” e “il dibattito parlamentare è disconnesso dalla realtà”.
Il portavoce del Forum parla di “indicatori economici allarmanti”. “La disoccupazione è al 17 per cento e colpisce soprattutto giovani e donne” sottolinea: “Sono senza lavoro tra il 24 e il 27 per cento dei casi”. Ben Amor evidenzia le difficoltà di accesso non solo al mondo del lavoro ma anche ai servizi educativi e sanitari, tutte criticità che la pandemia di Covid-19 ha potentemente accentuato: “Nel 2020- riferisce-
abbiamo registrato 7.500 movimenti di protesta, mentre è ripresa l’emorragia di migranti verso l’Italia, con 12.000 partenze da gennaio”.
Se per Ben Amor i diritti socio-economici sono “la grande vittima” del “tradimento della rivoluzione” in Tunisia, resta critica la situazione del rispetto dei diritti civili: “Esistono ancora troppe forze retrograde, islamiche e conservatrici, che frenano le libertà individuali, come ad esempio i diritti delle donne”.
Una delusione che oggi e’ espressa e denunciata con cortei e iniziative in varie località della Tunisia. “Sono previsti sit-in a Sidi Bouzid, Kairouan e in varie regioni centrali- dice Ben Amor- dove il divario socio-economico è maggiore e dove la rivoluzione ebbe maggior seguito”.
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Tunisia, Ben Amor (Forum Diritti): “Dieci anni di rivoluzione tradita”

La gente torna in piazza a scandire gli stessi slogan del 2011: lavoro, dignità, libertà
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