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A Firenze Lega choc: “Con Ru486 donna sarcofago del figlio”

Sdegno Pd: "Parole gravi e offensive"

Pubblicato:17-12-2020 19:15
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:15
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PALAZZO VECCHIO firenze
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FIRENZE – Con la Ru486 “la donna diventa il ‘sarcofago’ del proprio figlio prima di espellerlo e gettarlo chissa’ dove”. Parole, quelle di Andrea Asciuti, consigliere comunale della Lega a Firenze, che hanno sollevato il polverone.
Alimentato dalla secca replica del Pd. La miccia l’accende il Carroccio, appunto, in una nota firmata dal vicepresidente dell’aula Emanuele Cocollini e dallo stesso Asciuti. Un comunicato contro la presa di posizione dell’amministrazione e dell’assessore alle Pari opportunita’, Benedetta Albanese, che ieri ha diffidato il gestore delle vele (su camion) dal continuare a diffondere la campagna pubblicitaria shock della onlus Pro Vita sulla Ru486.

Ma se Cocollini ci va più morbido- “Quella pubblicità non mi piace, ma difendo la libertà di espressione. Non è compito dell’amministrazione giudicare una pubblicità pagata da un’associazione“-, è il compagno di partito, che da un anno sta chiedendo di consacrare Firenze al sacro cuore della Madonna, ad entrare nel dibattito a gamba tesa.

“Forse l’assessore- dice- ignora gli effetti collaterali della pillola: nausea, vomito, diarrea, vertigini, oltre a possibili infezioni ed emorragie gravi e, seppur rara in termini assoluti, può sopravvenire anche la morte per non parlare della morte certa del figlio“. Albanese “dimentica anche che bisogna prendere anche due pillole e che il travaglio puoi durare fino a 48 ore e che la donna diventa il ‘sarcofago’ del proprio figlio prima di espellerlo e gettarlo chissà dove”. Per la donna “l’assunzione di questo farmaco in piena solitudine può essere molto pericoloso”.


Virgolettati che innescano la replica di Nicola Armentano e Letizia Perini, capogruppo e vicecapogruppo Pd: “Chiediamo di portare più rispetto alle donne, perché associarle al termine ‘sarcofago’ è grave e profondamente offensivo, a maggior ragione per tutte coloro che si sono trovate nella condizione dolorosa e difficile di dover interrompere una gravidanza”. Inoltre, aggiungono, “non sapevamo fosse entrato a far parte di qualche autorità sanitaria, che lo legittima a definire la sicurezza di un medicinale o di un altro e a valutarne effetti collaterali”. Perché “a noi risulta piuttosto che la Ru486 sia un farmaco riconosciuto dagli organismi preposti, le cui linee di indirizzo sono state aggiornate dal ministero della Salute tenendo conto delle indicazioni del Consiglio superiore di Sanita’”.

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