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FOTO | A Venezia inaugurato il restauro dei giardini reali

Al via il progetto di restauro promosso da Venice Gardens Foundation Onlus, finanziato principalmente da Assicurazioni Generali

Pubblicato:17-12-2019 17:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:46

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VENEZIA- Ben 22 alberi ad alto fusto, 832 arbusti, 6.560 erbacee, 3.150 bulbose e 68 rampicanti. Sono le nuove piante messe a dimora nei Giardini reali a San Marco, Venezia, grazie al progetto di restauro promosso da Venice Gardens Foundation Onlus, finanziato principalmente da Assicurazioni Generali. “Un grande ringraziamento a Philippe Donnet (amministratore delegato di Generali, ndr.) che ha finanziato e appoggiato questa ristrutturazione ma soprattutto ha riportato Generali a Venezia, a San Marco, con un’operazione etico commerciale”, afferma il sindaco ci Venezia Luigi Brugnaro nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione.

“Gli imprenditori dimostrano ancora una volta di essere avanti”, continua il sindaco. “Questa è una bellissima storia di amore e generosità, che deve essere un esempio per molte altre storie simili che possono devono partire nel nostro Paese”, aggiunge il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini. “È una storia di mecenatismo, una cosa rara in Italia. E direi che è un po’ paradossale perché ci sono altri Paesi che nel tempo, anche grazie a una legislazione fiscale che ha aiutato le donazioni, hanno maturato una cultura della filantropia e del mecenatismo” e oggi “grandi imprese e cittadini sono una parte determinante della tutela del patrimonio artistico e culturale”.


In Italia, ricorda Franceschini, “non c’era una legislazione fiscale incentivante”, finché non è stato introdotto l’art bonus, nel 2014. Una misura che “sta crescendo, abbiamo superato da qualche settimana i 400 milioni di donazioni ed è un risultato molto positivo che crescerà in modo esponenziale”.

Assicurazioni Generali, prosegue il ministro, va ringraziata per “un intervento lungimirante che non è solo importante economicamente ma è anche dentro un disegno ancora più ambizioso di carattere culturale sociale che riguarda una parte importante di Venezia”. Per questo “vorrei dire alle altre grandi imprese italiane: imparate”. Perché, conclude il ministro, “una grande impresa italiana nel mondo, che vende ed esporta e funziona perché ha alle spalle l’Italia, non può non restituire al proprio Paese in termini di tutela del patrimonio storico, culturale ed artistico. Soprattutto con un credito fiscale del 65%, che oggi è il più importante d’Europa”. Bisognerebbe arrivare ad un punto in cui “la valutazione del bilancio sociale e dell’immagine e della credibilità di un’impresa si misura anche in base a quanto ha restituito alla tutela del patrimonio del Paese”.

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