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Magliette Bianche il 22 in piazza a Trieste: “Vogliamo la bonifica dei Sin”

"Soltanto a Trieste a livello ematologico l'incidenza tumorale è di tre volte superiore alla stessa Taranto"

Pubblicato:17-12-2019 15:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:46

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TRIESTE – Il 22 dicembre “scenderemo in 22 piazze italiane con addosso una maglietta bianca a rappresentare una trasparenza, una richiesta e un’istanza di purezza, che vogliamo indossare e al contempo chiedere in modo determinato alle istituzioni”. Lo annuncia la coordinatrice di Trieste di Fridays for future (Fff), Laura Zorzini, aderendo insieme ad altre associazioni ambientaliste del territorio al movimento delle Magliette Bianche, che su tutto il territorio nazionale chiedono che si proceda con le bonifiche dei Siti inquinati di interesse nazionale (Sin).

“Ci rivolgiamo in particolare al governo italiano, alla Regione Friuli Venezia Giulia e al Comune di Trieste- spiega Zorzini-, affinché vi sia una chiara e netta politica di azione, e non soltanto di tavoli tecnici, per quanto concerne i Sin”.

Secondo la rappresentante di Fff, vi sono fondi a livello europeo, nazionale e regionale che sono stati stanziati per le bonifiche, ma che non sono ancora stati utilizzati. La richiesta è di farlo. “Purtroppo ci troviamo dinnanzi a una panoramica di salute collettiva veramente allarmante– prosegue Zorzini-. Pensiamo che soltanto a Trieste a livello ematologico l’incidenza tumorale è di tre volte superiore alla stessa Taranto, di cui si parla tantissimo a causa dell’Ilva. Pertanto riteniamo fondamentale- conclude- rimettere al primo piano la salute dei singoli cittadini, e siamo qui come Fridays for future, Legambiente, comitato No-smog e altre realtà, ma in primis come cittadini preoccupati per la nostra incolumità”. 


LE DIECI RICHIESTE

Cronoprogramma non derogabile per bonifiche; sorveglianza epidemiologica e cure gratuite; valutazione d’impatto sanitario (Vis) accanto a quella d’impatto ambientale (Via); coordinamento interforze contro reati ambientali e inasprimento delle pene; una Procura speciale per l’ambiente sul modello antimafia; cancellare l’attuale analisi di rischio, le procedure semplificate per i controlli, e la cosiddetta Via “postuma” e in sanatoria; potenziare il ruolo dei Comuni nelle bonifiche; trasparenza, partecipazione ed educazione ambientale; cambio delle politiche produttive verso l’ecosostenibilità. Sono le richieste del movimento delle Magliette Bianche.

Nel capoluogo giuliano il Sin insiste su un’are di 1.700 ettari di cui 1.200 in mare. Le bonifiche sinora si sono avute sporadicamente solamente a terra sotto il controllo dell’Ente zona industriale Trieste (Ezit), chiuso nel 2017, spiega Lino Santoro di Legambiente, cui è subentrato il Consorzio sviluppo economico dell’area giuliana (Coselag) che è ancora in fase costituzione. Di fatto le bonifiche vanno a passo di lumaca. 

“Una cosa sconvolgente, per esempio- spiega Santoro-, è che nell’aprile di quest’anno c’è stata una conferenza di servizi istruttoria al Mise sulla bonifica dell’area della Ferriera di Servola. Dai verbali risulta che la prossima conferenza istruttoria è stata fissata a settembre del 2020”.

Secondo Alda Sancin, presidente del circolo No-Smog di Servola, quartiere che maggiormente subisce le emissioni dello stabilimento della Ferriera, quello dei Sin non bonificati è un problema prettamente politico. “Non mancano pubblicazioni di carattere scientifico sull’inquinamento e le ricadute sulla salute- aggiunge Sancin-, l’ultimo è lo studio Sentieri sui Sin dalle alpi alla Sicilia. Vengono puntualmente prodotte e il lavoro si ferma lì, ovvero, la politica non prende atto di queste situazioni e né si mette a lavoro per intervenire. Sono infatti studi che si scontrano col fatto che, per bonificare i Sin ci vuole una montagna di soldi- conclude la presidente- e poi è necessario eliminare gli inquinatori”.

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