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VIDEO | Libri, Ugo Tognazzi raccontato dai suoi figli: “Un uomo libero”

Intervista a Gianmarco Tognazzi, figlio del grande attore, che, con i suoi tre fratelli ha scritto "Ugo, la vita, gli amori e gli scherzi di un papà di salvataggio"

Pubblicato:17-11-2020 15:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:15

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ROMA – Ugo Tognazzi è stato uno dei più grandi attori del cinema italiano, con una vita avventurosa sempre alla ricerca del piacere simbolo di libertà. Protagonista di una serie infinita di film, con al centro le mille facce italiane con storie piene di contraddizioni ma sincere, una umanità che alla fine chiedeva comprensione.

Ci sono film che hanno lasciato il segno nella storia del cinema, ricordo I mostri di Dino Risi, Porcile di Pierpaolo Pasolini, In nome del popolo italiano sempre di Risi, dove lui giudice dà la caccia ad un altro grande del nostro cinema, Vittorio Gassmann, imprenditore senza scrupoli che pensa solo al denaro. E poi la Grande abbuffata di Marco Ferreri, il mitico Amici Miei e La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci con il premio a Cannes come miglior attore.


A 30 anni dalla scomparsa, i suoi 4 figli – di tre madri diverse – “Ricky, il primogenito complice, Gianmarco, il poliedrico ribelle, Thomas, il figlio del Nord, e Maria Sole, la biografa inattesa”, hanno fissato i loro ricordi e scritto a otto mani “Ugo, la vita, gli amori e gli scherzi di un papà di salvataggio” edito da Rai libri.

Sempre anticonformista, lottare contro il bigottismo di quegli anni per Ugo Tognazzi sarà una sfida quotidiana, che lo porterà anche a mettersi in gioco in prima persona. Ad esempio, quando orchestrerà in pieno periodo terroristico, i cosiddetti ‘anni di piombo’, col settimanale satirico il Male uno scherzo giornalistico che solleverà un vero e proprio scandalo: escono alcune prime pagine dei principali quotidiani italiani con la notizia: “Arrestato Ugo Tognazzi. E’ il capo delle Brigate Rosse” con lui in manette. Polemiche, molti lo accusano di non rispettare il dolore delle vittime e lui, da uomo libero, che rivendica il ‘diritto alla cazzata’.

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Ne parliamo con Gianmarco, figlio ribelle, regista e attore di cinema, teatro, tv e pure commentatore. Perchè lo chiamate papà di salvataggio? “Per lavoro non c’era quasi mai, ma poi quando avevamo bisogno arrivava sempre, spesso ci portava anche sui set con lui. Una vita piena, prima l’avanspettacolo, teatro, cinema, la tv e la pubblicità… a quei tempi questi personaggi erano delle vere star, dei miti, riuscivano anche a cambiare usi e costumi. Non è stato un padre canonico, ma aveva una grande sensibilità e quando serviva c’era sempre”.

Con tuo padre tu hai avuto un rapporto conflittuale… “Sì, perché sono stato quello che in famiglia è rimasto più a lungo adolescente, ero anche scontroso… Ugo era molto bambino e molto adulto, adulto che amava le passioni della vita, e quindi non riusciva a relazionarsi con un adolescente, con quell’età in cui non si è né carne né pesce”.

Ugo Tognazzi con i suoi personaggi spingeva anche alla riflessione, si rideva ma c’era anche la risata amara, quella che suona come pugno nello stomaco… “Ugo è stato l’attore che ha rischiato di più, con personaggi ai margini ma sempre con un tocco di umanità che faceva sì che poi quei personaggi potessero risplendere sia nei loro pregi che difetti”.

GIANMARCO TOGNAZZI: OGGI TUTTI CHEF, MIO PADRE 40 ANNI FA…

Ugo Tognazzi, nel ricordo dei suoi quattro figli, amava sempre riunire la famiglia, circondarsi di amici, cucinare per tutti, organizzare tornei di tennis dove si vinceva uno scolapasta… Come avrebbe vissuto questo tempo dove impera il virus che obbliga stare da soli? “Lo avrebbe vissuto male- risponde Gianmarco Tognazzi intervistato dall’agenzia Dire- non solo per il covid ma anche per l’evoluzione tecnologica del mondo dei social… Ugo amava condividere ma per lui la condivisione era stare insieme. Oggi noi condividiamo e abbiamo l’illusione di stare con gli altri attraverso i nostri cellulari ma in realtà siamo estremamente alienati e soli dietro le tastiere. Anche l’uscire di scena così prematuramente, ricordo che aveva solo 68 anni, in parte secondo me ha inciso anche il fatto che ha visto nascere un mondo diametralmente opposto a quello in cui lui si riconosceva, dove c’era la sacralità dello stare insieme. Certo avrebbe anche amato qualche aspetto, penso alla cucina: 40 anni fa era roba solo di massaie oggi imperversano gli chef in tv, ripenso alle cene di mio padre, con le votazioni dei piatti e i dibattiti, ecco quando vedo queste cose oggi io già le avevo viste 40 anni fa a casa mia: Ugo direbbe finalmente ci siete arrivati”.

Ricordando il film i Mostri degli anni Sessanta, chi sono oggi i nuovi mostri? “Impossibile dirlo, sono troppi, è più facile dire chi sono i non mostri, una ventina… tutti siamo diventati un pochino mostri”.

GIANMARCO TOGNAZZI: L’UGOISMO, ARTE DEL CONDIVIDERE

L’ugoismo è la più grande forma di altruismo che io abbia mai conosciuto, perché se conoscevi papà sembrava che quelle cose le facesse per un piacere personale, in realtà era solo per condividere quella gioia con gli altri”. Ecco spiegato l’ugoismo, con le parole di Gianmarco Tognazzi, uno dei quattro figli di Ugo.

“Poteva sembrare ‘ugoistico’ fare delle cose estremamente vicine ai suoi gusti- racconta oggi Gianmarco in un’intervista all’agenzia Dire- invece era esattamente il contrario: il torneo di tennis e le cene erano solo per stare insieme agli altri. Anche chi non lo ha mai incontrato gli sembra di averlo conosciuto, perché era un uomo molto libero, trasparente e terreno. Ed e’ per questo che si fatica a pensare a Ugo come un’entità più astratta adesso che non c’è più”.

E’ uscito da poco il libro ‘Ugo. La vita, gli amori e gli scherzi di un papà di salvataggio’, scritto dai quattro figli dell’attore di Cremona. “È difficile dire qual è il film che più ho amato– dice ancora Gianmarco- sarebbe come scegliere la sua miglior ricetta. Potrei dirne tantissimi e ognuno per le varie epoche del cinema di Ugo, perché Ugo parte con un cinema nazionalpopolare con Vianello che deriva dalla tv e dagli sketch televisivi per poi passare alla commedia all’italiana che ha fatto grande il cinema italiano e poi la fase legata alla regia, alla sua maturazione artistica, il premio a Cannes con Bertolucci, grandi registi come Ferrari, Salce, Risi, Monicelli, Scola. E’ impossibile scegliere”.

GIANMARCO TOGNAZZI: BIO E KM ZERO, COSÌ PAPÀ UGO ANTICIPÒ TUTTI

Anticipatore del biologico e del chilometro zero, amante del cibo e del vino, fondatore e pure oggi ispiratore della Tognazza, perché “un’azienda agricola è femminile”. Gianmarco Tognazzi ricorda il padre Ugo, indimenticabile attore e leggendario chef. Gianmarco racconta di come gestisce la Tognazza, la tenuta di Velletri eredità del papà. “È sempre una di quelle passioni involontariamente tramandata da Ugo. A me ha fatto crescere in campagna con questa filosofia anticipatoria del biologico, del chilometro zero che lui
portava avanti già dalla metà degli Anni 60 quando la gente andava al supermercato e lui faceva un percorso esattamente contrario dicendo che la grande cucina si sarebbe basata sulla qualità della materia prima”.

“Io sono tornato a vivere in campagna da dove sono scappato, cioè a Velletri- racconta- ho sviluppato nel tempo l’amore per il vino e ho trasformato questo posto che lui per scherzo aveva chiamato la Tognazza, cioè una tenuta al femminile, perché un’azienda agricola è femminile, una cantina è femminile“.

E oggi? “Facendo seriamente il lavoro del viticultore e mettendoci intorno una filosofia e una comunicazione estremamente dissacrante e divertente la Tognazza rinasce e, senza che Ugo l’avesse mai pensato nei suoi sogni, diventa un brand e una cantina, portando in evoluzione quello che era stato un suo gioco per far godere noi e i suoi amici”.

I vini hanno nomi come Antani, La voglia matta, Conte Mascetti. Ma non è tutto: “Mi sembrava doveroso tornare a vivere qui e trasformare la casa vecchia in un museo in suo onore, per ricordarlo e perché è grazie a quello che lui ci ha lasciato che io e i miei fratelli possiamo fare quello che facciamo”.

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