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Cuba, la lezione di Eusebio Leal: la cultura è inclusione sociale

L'intellettuale cubano è ritenuto il principale custode e promotore della valorizzazione del centro storico dell’Avana

Pubblicato:17-11-2020 12:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:15
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ROMA – “Restaurare” il patrimonio artistico-culturale per farne uno strumento di inclusione a beneficio di tutti i cittadini, che ne diventano “co-proprietari”, e delle loro attività sociali e lavorative. E’ questo il lascito di Eusebio Leal, intellettuale cubano ritenuto principale custode e promotore della valorizzazione del centro storico dell’Avana. Un’esperienza al centro di un webinar che si è tenuto in occasione del 501esimo anniversario della nascita della città. L’incontro, organizzato dall’ambasciata cubani in Italia e dall’Istituto Italo-Latino Americano (Iila), ha voluto ricordare lo studioso e dirigente, scomparso a luglio all’età di 78 anni.

Leal, come è stato detto più volte nel corso della conferenza, amava definirsi “un restauratore”. Lo storico è stato dal 1967 fino alla sua morte direttore dell’Oficina del Historiador de La Habana, istituita nel 1938 dal suo maestro, Emilio Roig de Leuchsenring, nonché direttore del programma di restauro de ‘Casco Viejo’ della città, che nel 1982 è riconosciuto come Patrimonio dell’umanità dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (Unesco). La segretaria generale dell’Iila, Antonella Cavallini, ha definito Leal un intellettuale “fuori dal comune” e ne ha ricordato l’impegno nell’”includere i cittadini” nella tutela e rivitalizzazione del patrimonio artistico, “che era soprattutto per loro”. Secondo Cavallini, “il suo maggiore desiderio è che le persone potessero vivere in un luogo bello”. La segretaria generale dell’Iila ha evidenziato lo spirito dello studioso, che ha spesso trasceso i confini della progettazione architettonica e urbanistica. 

“Leal diceva – ha ricordato Cavallini – che l’obiettivo è quello di ‘affrontare l’utopia dello sviluppo’, più di ogni altra cosa”. Tema, questo, al centro dell’intervento di Luca Maestripieri, direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). Una realtà internazionale, questa, presente con una sede sull’isola caraibica dal 2016 ed impegnata a sostenere numerosi progetti di valorizzazione del patrimonio culturale e artistico. Migliaia gli edifici rigenerati nell’ambito della collaborazione tra Aics e ong e istuzioni locali, come evidenziato in un video mostrato durante la conferenza. Maestripieri ha sottolineato che un grande contributo di Leal è stato “difendere il centro dell’Avana evitando che venisse musealizzato, puntando tutto sulla promozione della coesione sociale”. Il direttore di Aics ha ricordato in questo senso i numerosi progetti “volti a migliorare le strutture dedicate ai giovani e agli anziani”. 


Maestripieri ha anche evidenziato la relazione profonda tra Leal e l’Italia. Lo studioso completò gli studi post-laurea nel nostro Paese, all’Università di Ferrara. Più volte i relatori hanno ricordato poi come Leal parlasse dei Caraibi “come di un altro Mediterraneo, anch’esso fuoriero di continue contaminazioni tra culture”. Un rapporto, quello con l’Italia e il sud dell’Europa, del quale Leal è stato “un pilastro”, secondo l’ambasciatore cubano a Roma, José Carlos Rodriguez Ruiz. Il diplomatico ha affermato che Leal “non è stato solo un restauratore, ma anche un vero e proprio fondatore”, in quanto “ci ha insegnato cosa significa difendere i valori più profondi di una nazione”. Un altro elemento dell’eredità dello storico è lo sguardo sempre rivolto al futuro, nonostante le difficoltà. “Sono tante le sfide che ci aspettano nel settore della tutela del patrimonio – ha denunciato Ruiz – da affrontare anche con il peso di un embargo pericoloso che va avanti da 60 anni”.

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