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Bar e ristoranti: quasi 300mila le serrande abbassate

L'allarme di Coldiretti: si parla di crollo dei consumi fuori casa del 48%, con una perdita di almeno 30 miliardi di fatturato

Pubblicato:17-11-2020 10:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:15
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ROMA – Con l’Abruzzo in zona rossa salgono a circa 280mila i bar, i ristoranti, le pizzerie e gli agriturismi chiusi, per un crollo del 48% dei consumi fuori casa nel 2020, ed una perdita di almeno 30 miliardi di fatturato. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti sull’impatto delle limitazioni poste alla ristorazione con l’emergenza Covid con un drammatico effetto a valanga sull’intera filiera per il mancato acquisto di alimenti e vino.

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Alle difficoltà del lockdown primaverile si sono aggiunte le chiusure a catena di ottobre e novembre, evidenziate anche da Confcommercio, ma la situazione – sottolinea la Coldiretti – potrebbe ulteriormente peggiorare nel caso in cui i vincoli al consumo fuori casa si dovessero estendere alle feste di fine anno, con Natale e capodanno alle porte. La serrata imposta dalle misure anti contagio si estende a regioni dove molto diffuso è il consumo alimentare fuori casa e colpisce complessivamente oltre tre locali su quattro (75%) di quelli esistenti in Italia compresi – evidenzia la Coldiretti – oltre 20mila agriturismi. Nelle regioni dove si registrano scenari di elevata o massima gravità – sottolinea la Coldiretti – sono sospese tutte le attività di ristorazione e, quindi, anche la somministrazione di pasti e bevande da parte degli agriturismi.


EFFETTI DEVASTANTI SU TUTTA LA FILIERA

Nelle zone critiche è consentita la sola consegna a domicilio, nonché fino alle 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali. Ma limitazioni permangono anche nel resto del territorio nazionale dove – evidenzia la Coldiretti – le attività di ristorazione (bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite solo dalle 5 alle 18 con la possibilità sempre della consegna a domicilio, nonché fino alle 22 della ristorazione con asporto. Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.

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In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Le limitazioni alle attività di impresa – conclude la Coldiretti – devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione.

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