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VIDEO | Peacelink lancia l’appello: “Salviamo Taranto”

L'associazione ambientalista pubblica un video di 4 minuti, toccante e intenso, in cui la bellezza della città si scontra con le ciminiere dell'Ilva

Pubblicato:17-11-2019 13:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:37
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BARI – “È giunto il momento di salvare #Taranto. Cittadini e lavoratori uniti. Abbiamo deciso di diffondere tutti insieme questo video tenero e toccante, una testimonianza commuovente di forza morale e di dignita’”. È quanto scrive in un tweet l’associazione ambientalista Peacelink che lancia un hashtag #SaveTaranto. E lo ha corredato con un link che consente di visionare un video. Ha la durata di poco piu’ di 4 minuti e si vedono immagini della citta’ di Taranto, della sua bellezza che si scontra con ciminiere e reti che riportano al siderurgico e all’inquinamento da esse provocato.

Ai disegni realizzati dai bambini che hanno colorato di bianco e rosso i camini da cui escono fumi e veleni, si contrappongono immagini in bianco e nero di cittadini. Alcuni sono stati ripresi dinanzi a un bancale di cozze, produzione tipica tarantina; altri sono per le strade del quartiere Tamburi, il piu’ vicino alla fabbrica. Alle loro spalle c’e’ la chiesa di Gesu’ divin lavoratore, la stessa in cui si celebrano anche tre funerali al giorno e che ospita un murale che raffigura il siderurgico. Tutti mostrano cartelli su cui si leggono farsi come “Aiutate i bambini di Taranto”, “In memoria dei nostri angeli Taranto non si arrende” o semplicemente Basta”. E poi c’e’ una giovane madre, ha accanto a se’ il passeggino da cui sbucano i piedini di un bimbo. Lei fra le mani ha un foglio con su scritto: “Dio forse vi perdonera’, i tarantini no”. Il video termina con una richiesta degli ambientalisti: “Questo fiume di silenzio raccoglie le lacrime versate in questi anni e condivide con un abbraccio, la sofferenza di un popolo stretto da sempre nella mostra dei veleni. Invitiamo tutti a rompere con la forza del coraggio gli argini degli interessi economici, dell’incoscienza ambientale per riconquistare finalmente il diritto alla vita”.


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