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Il Centro di ascolto uomini maltrattanti compie dieci anni

A guidare gli uomini che scelgono di farsi aiutare nei gruppi psicoeducativi le equipe multidisciplinari di psicologi, assistenti sociali, counselor, educatori e psichiatri dei Cam

Pubblicato:17-11-2019 10:21
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:37

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ROMA – Camminare, correre, usare tecniche di rilassamento per venti minuti. Riflettere su cio’ che e’ avvenuto nei venti minuti successivi. Riflettere ancora, prima che termini l’ora, su cosa si puo’ fare di diverso rientrando a casa, chiamando la partner prima di tornare. È il ‘time out’, uno dei metodi insegnati agli uomini maltrattanti per calmarsi quando riconoscono fattori situazionali e indicatori fisici che precedono l’attivazione di un comportamento violento nei confronti della partner: lo stomaco e le spalle che si stringono, i pugni che si aprono e si chiudono, l’istinto di camminare avanti e indietro. A guidare gli uomini che scelgono di farsi aiutare nei gruppi psicoeducativi le equipe multidisciplinari di psicologi, assistenti sociali, counselor, educatori e psichiatri dei Cam, Centri di Ascolto Uomini Maltrattanti, che, proprio il 17 novembre celebrano il loro decimo compleanno a Firenze (ore 18, al Tepidarium del Roster-Giardino dell’Orticoltura), dopo aver chiuso giovedì il progetto europeo ‘Engage’ sulla formazione degli operatori di prima linea sulla rilevazione della violenza nei loro utenti uomini e l’invio ai programmi territoriali.

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“Secondo i dati Istat due donne su dieci subiscono violenza domestica– scrive l’associazione in una nota stampa sul decimo Cam-pleanno- Per rispondere alla necessita’ di porre al centro dell’agenda la violenza maschile contro le donne 10 anni fa nasceva in Italia il primo Centro per uomini autori di violenza”, con la mission di promuoverne il contrasto attraverso “programmi di cambiamento rivolti a uomini che agiscono violenza nelle relazioni affettive”.


QUANDO E COME NASCONO I CAM 

“Il primo centro apre a Firenze nel novembre del 2009- spiega all’agenzia Dire Alessandra Pauncz, fondatrice e presidente del Cam del capoluogo toscano e presidente dell’associazione Relive-Relazioni libere dalle Violenze, che riunisce i centri per uomini maltrattanti a livello nazionale- È nato come progetto sperimentale a partire dal centro antiviolenza, dove ho lavorato per 15 anni sulle vittime prima di iniziare questo nuovo percorso. Come idea nasce nel ’99, quando con una collega eravamo andate negli Stati Uniti per capire cosa facevano li’ con i violenti”. In Italia, pero’, in quegli anni “mancava una risposta giudiziaria adeguata, che manca ancora oggi- sottolinea la psicologa- e la riflessione iniziale era che questi percorsi dovessero andare a braccetto con il riconoscimento di un reato”. Nel 2008 intanto “era cambiata la risposta che ci veniva dalle donne vittime di violenza, che chiedevano qualcuno che parlasse con i loro partner”, mentre cominciavano ad arrivare “i primi programmi europei per autori di violenza. Parliamo di un periodo pre-Convenzione di Istanbul, pre-legge sul femminicidio, pre-Codice Rosso- chiarisce Pauncz- Non c’era alcuna indicazione sul trattamento per gli uomini violenti in Italia. Ma abbiamo deciso comunque di iniziare questa sperimentazione”.

NUMERI DI UN PROGETTO “AZZARDATO”, CHE PERO’ FUNZIONA

Un progetto “azzardato”. Lo definisce cosi’ Pauncz, perche’ partiva dal presupposto di “offrire uno spazio a cui gli uomini avrebbero potuto accedere chiedendo aiuto spontaneamente”, pur sapendo che uno dei principali problemi dei maltrattanti “e’ la negazione della violenza”. La risposta pero’, a sorpresa, “e’ stata positiva, gli uomini hanno cominciato a venire- racconta la presidente del Cam di Firenze- e negli anni sono cresciuti i numeri”. Ad oggi, infatti, sono 40 le strutture per il trattamento degli uomini violenti in tutta Italia, cinque delle quali sono Cam (Firenze, Nord Sardegna, Roma, Cremona, Ferrara). “Dal nostro centro passano circa 60 uomini all’anno- spiega la psicologa- Dai dati della rilevazione Relive condotta su 17 centri, tra 2015 e 2017 hanno chiesto aiuto 922 uomini, 872 sono quelli presi in carico” e, nel corso di dieci anni, “il Cam ha accolto piu’ di 800 richieste di aiuto e 1.700 contatti”, circa 100 all’anno gli uomini “attualmente in carico”. Quasi sempre “arrivano spontaneamente- si legge sulla relazione Relive 2018- Infatti, nel 45% dei casi gli uomini risultano accedere direttamente. Nel 39% sono invece i servizi sociali a fare gli invii”.

FINANZIAMENTI E RAPPORTO CON I CAV

Sui finanziamenti, “la situazione e’ molto differenziata in base ai territori- fa sapere la psicologa- A Firenze siamo in Convenzione con la Asl, in Emilia Romagna dal 2011 e’ stato messo in piedi un primo sistema pubblico di presa in carico dei maltrattanti, a partire da Modena, dove l’Ldv (Liberiamoci dalla violenza) e’ nel consultorio. I Cam, poi, lavorano sui progetti, europei, con la Chiesa valdese, con la Cassa di Risparmio e la fondazione Marchi”. Dal Dpo, invece, “solo un bando due anni fa con cui sono stati finanziati dieci-quindici progetti”. Fondamentale, per Pauncz, la collaborazione con i centri antiviolenza, “con cui abbiamo rapporti molto positivi, ma che nutrono delle perplessita’ su una serie di punti dei programmi per autori”. Come “la competizione sulle risorse- continua la presidente di Relive- le false aspettative che le donne si creano, e, in particolare, la preoccupazione per la loro sicurezza”. Il timore, infatti, “e’ che il programma per autori possa essere utilizzato per sfuggire alle maglie della giustizia”, tema a cui “la rete Relive presta la massima attenzione, nell’ottica che possiamo lavorare meglio laddove riusciamo a collaborare di piu'”.

GLI INCONTRI DI OLBIA E CRETA

Ad ottobre si sono tenuti due importanti momenti di confronto per gli operatori che lavorano con gli uomini maltrattanti. Il primo, dal 4 al 6 a Olbia, in Sardegna, quando cinquanta professionisti dei centri italiani si sono incontrati per il quinto residenziale di Relive. Il secondo, dal 23 al 25 a Creta, dove si e’ riunita la rete europea Work With Perpetrators European Network (WWP EN) per la sesta edizione dell’incontro annuale. “Il tema emerso ad Olbia- spiega Pauncz- e’ la mancanza in Italia di una riflessione su quali devono essere i criteri per costruire i programmi per autori. Il Dipartimento delle Pari Opportunita’ non ha dato linee guida su come devono essere strutturati questi centri. Il rischio e’ che ci sia una delega sulla valutazione del rischio e sulla presa in carico- osserva la presidente di Relive- Invece, i programmi per autori devono essere inseriti all’interno di un sistema che assicuri anche il controllo, e non puo’ essere delegata ai centri anche la funzione penitenziaria”. A Creta, invece, “il tema affrontato quest’anno e’ stato quello della violenza sessuale”, con workshop e discussioni specifiche, in particolare sulle modalita’ di emersione di questo tipo di abuso “all’interno dei rapporti di disparita’ di potere”.

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