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Riina, ecco l’autore dei manifesti funebri: “Questa data vale più dell’11 settembre”

'Palermo non è quella che viene descritta e voglio che tutto il mondo sappia la verità: non è terra di mafia e mandolini ma è la capitale della cultura'

Pubblicato:17-11-2017 18:58
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:54

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NAPOLI – Si chiama Gianluigi Ciotola, ha 24 anni “sono un cantautore ma faccio l’operatore funebre“. Si descrive così il ragazzo che stamattina ha stamattina ha affisso 3 manifesti ad Ercolano (Napoli) per dare il “lieto annuncio” della morte di Totò Riina.

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“Palermo non è quella che viene descritta e voglio che tutto il mondo sappia la verità: non è terra di mafia e mandolini ma è la capitale della cultura“, dice Gianluigi, intercettato dall’agenzia Dire. Ed è proprio l’amore per la Sicilia “perché io nel mio cuore sono siciliano” ad averlo spinto stamattina a far affiggere quel manifesto funebre, dove, oltre alle foto di Falcone e Borsellino, ci sono scritti i nomi di decine di vittime innocenti della mafia. “Pensavo che i manifesti venissero strappati e invece per fortuna sono rimasti lì dove li ho attaccati”, spiega, rammaricandosi per le tante critiche ricevute per il gesto.


Un militante dei 5 Stelle mi ha detto che voglio farmi campagna elettorale“, sì perché il ragazzo oltre a “sognare di fare il cantautore” milita anche in Fratelli d’Italia, lista che sostenne, da candidato, alle ultime elezioni comunali ad Ercolano vinte poi dal Pd. E anche il sindaco di Ercolano, Ciro Buonajuto, a detta di Ciotola, avrebbe criticato i suoi manifesti: “dice che sono un mafioso, che solo i mafiosi festeggiano”.

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E lui ha festeggiato eccome “perché questa data la ricorderò come quella dell’11 settembre con le Torri Gemelle, forse di più”. La sua vuole essere una critica al sistema mafioso “per me la morte di Riina significa la vittoria dello Stato” ma anche una denuncia rispetto alla questione meridionale. “L’Italia deve essere unita una volta e per tutti. Solo così forse possiamo parlare di Italia”.

E lui, che si definisce “un borbonico di cuore” oggi è anche “fiero di essere italiano” e di “fotografarsi con il tricolore”. Per lui, Falcone doveva diventare “presidente della Repubblica. Ma purtroppo Riina è morto nella strage di via Lazio. Provenzano finì i colpi, magari oggi Falcone era Capo dello Stato”. “Non hai paura? Me lo stanno chiedendo in molti – risponde -. E io a loro dico che chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Inutile ricordare la citazione.

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