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Oftalmoplastica, la blefaroplastica è l’intervento più noto

Gli esperti: "Il maggior numero di trattamenti è a scopo funzionale"

Pubblicato:17-10-2020 14:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:04
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ROMA – Anche quest’anno al Congresso nazionale dell’Associazione italiana dei Medici Oculisti gli esperti si sono confrontati sulle ultime novità chirurgiche e sui casi clinici riguardanti la chirurgia Oftalmoplastica, una branca dell’Oftalmologia che si occupa della chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica delle palpebre, delle vie lacrimali e dell’orbita. “Questa sottospecialità oculistica è detta anche ‘chirurgia degli annessi’ perché riguarda tutte le strutture che accolgono e proteggono il bulbo oculare- ha spiegato il dottor Carlo Orione, referente AIMO per la Regione Liguria- Il trattamento più conosciuto è la blefaroplastica, un intervento estetico che ringiovanisce lo sguardo rimuovendo la cute palpebrale e il grasso in eccesso intorno agli occhi, ma la maggior parte dei trattamenti sono funzionali”.

I più frequenti sono quelli che correggono le malposizioni palpebrali, tra queste “la Ptosi della palpebra superiore, condizione in cui l’occhio appare più chiuso perché il bordo palpebrale si abbassa, l’Ectropion o l’Entropion della palpebra inferiore- ha spiegato l’esperto- quando il bordo palpebrale ruota rispettivamente verso l’esterno o l’interno, con conseguente infiammazione e danneggiamento del bulbo oculare”.
Un’altra patologia frequente è quella dei tumori palpebrali tra cui i basaliomi, che “vanno riconosciuti e rimossi completamente il prima possibile per evitare che intacchino la struttura ossea o, in certi casi, che metastatizzino. Per fare questo è indispensabile collaborare con i colleghi di anatomia patologica- ha sottolineato ancora il dottor Orione- che, con l’analisi dei bordi del tessuto rimosso in tempo reale, ci comunicano se il tumore è stato estirpato completamente o se dobbiamo rimuoverne ancora una parte. Solo quando tutti i margini del tessuto rimosso sono liberi, iniziamo a ricostruire le palpebre aiutandoci con la cute della fronte, della guancia o del padiglione auricolare”, ha concluso.


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