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Mamme con disabilità, Laura Coccia e la sua ‘gravidanza da atleta’

"Importante avere un'equipe medica e strutture sanitarie accessibili"

Pubblicato:17-09-2020 16:59
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:54

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ROMA – Rimanere in piedi a una settimana dal parto. Per la maggior parte delle donne e’ una banalita’, per Laura Coccia, mamma di un bambino da qualche mese, e’ stato “il successo dei successi”. Lo ha definito cosi’, l’atleta ed ex parlamentare Pd, audita stamattina dalla Commissione Pari Opportunita’ di Roma Capitale sul tema della maternita’ in stato di disabilita’, presieduta dalla vicepresidente Simona Donati. Un tema di cui non si parla abbastanza “perche’ siamo poche a livello mondiale”, sottolinea la neomamma che convive da sempre con una tetraparesi spastica e che, durante la gravidanza, ha cercato invano su Google esperienze simili alla sua: “Sono rimasta sorpresa perche’ non ho trovato nulla- racconta- Non cercavo risposte mediche, ma umane, persone con cui potermi confrontare e chiedere cose banali”. Quale culletta comprare? A quale passeggino affidarsi? E il fasciatoio? Le domande di tutte le mamme, che pero’ per una donna con disabilita’ hanno un’importanza cruciale per il post partum. “Gli ausili per la maternita’ non sono pensati per le persone con disabilita’– sottolinea- Ho dovuto aspettare che nascesse mio figlio per capire quali erano le criticita’ da affrontare. Ho scoperto che i fasciatoi sono troppo alti e che non esistono carrozzine che si possano agganciare alla mia da passeggio. Per il lettino abbiamo dovuto optare per uno con la sponda che pero’ si abbassa con un movimento per me difficilissimo”.

LA QUESTIONE SANITARIA

Ma questo e’ solo uno dei temi che rientrano nella complessita’ del diventare madre per una donna con disabilita’. Tra i piu’ importanti c’e’ la questione sanitaria. “Essendo stata una gravidanza cercata abbiamo avuto il tempo di costruire intorno a me una rete di esperti che potesse aiutarmi ad affrontare vari aspetti, dall’oculista all’ortopedico, dalla ginecologa alla diabetologa, alla fisioterapista”, ricorda, e racconta di un giramento di testa fortissimo attorno al quinto mese: “Ero al mare, sono andata in Pronto Soccorso. Il medico mi ha chiesto di mettermi in piedi per fare le valutazioni neurologiche e mi ha detto: ‘E ora io che ne so se lei stava cosi’ pure prima?'”. L’episodio inedito si e’ poi rivelato essere legato a una “compressione delle vertebre lombari dovuta alla pancia che cresceva”, che, nel corso delle ultime settimane, ha creato a Laura “problemi seri”. Ecco allora l’importanza di “un’equipe medica” formata, che possa preparare la madre anche a organizzare “la vita dopo il parto”, aiutarla a leggere problemi fisici specifici della propria condizione come “i morsi uterini, che, avendo una connessione diretta con la spasticita’, per me andavano dalla spalla alla punta dei piedi, per cui ogni volta che allattavo mio figlio avevo dei dolori mostruosi”. E l’importanza pure di strutture sanitarie in grado di accogliere le diversita’ senza farle pesare.

“A Roma credo che esista solo un consultorio, in zona Tuscolana, che ha il lettino del ginecologo che si abbassa”, denuncia Laura, che la gravidanza, come la vita, ha deciso di affrontarla da atleta. “Il fatto di essere una sportiva e di avere un regime alimentare molto stretto, un fisico allenato e abituato alla fatica, sicuramente ha fatto la sua parte- ragiona- Allo stesso tempo, mi chiedo: cosa mettono a disposizione le istituzioni a una donna con disabilita’ che resta incinta?“. 


LE PROPOSTE EMERSE IN COMMISSIONE

Tante le proposte uscite fuori in Commissione, dalla possibilita’ di mettere a disposizione di queste madri coraggiose “gli impianti sportivi comunali di Roma Capitale, relativamente a un percorso post partum” della consigliera Cristina Grancio, alla possibilita’ di attivare anche “un supporto psicologico per l’evoluzione della disabilita’” con la maternita’, della consigliera neomamma Simona Ficcardi. Laura Coccia, sulla base della sua esperienza, va sul concreto: “Dal punto di vista comunale si potrebbe dare alle donne con disabilita’ incinte i buoni taxi, perche’ l’accompagnamento comunale spesso puo’ essere difficile, soprattutto in casi di emergenza. Io, ad esempio, ho deciso di smettere di guidare, avendo il doppio volante, ma a quel punto sono diventata completamente dipendente da un’altra persona”.

È l’autonomia, infatti, una delle esigenze prioritarie per perseguire non “l’obiettivo di avere un figlio” ma quello “di avere una vita con il proprio bambino e la propria famiglia”. Sarebbe d’aiuto anche “una linea telefonica– conclude Coccia- un servizio a disposizione delle cittadine con problemi reali che hanno bisogno di risposte in maniera rapida”. Per Andrea Venuto, delegato della sindaca di Roma all’accessibilita’ universale, i temi chiave sono due. Uno, “piu’ nazionale”, che riguarda la necessita’ di “costruire percorsi per le donne con disabilita’ che devono affrontare una maternita’ all’interno dei presidi ospedalieri, ma in maniera integrata”. Il secondo, che riguarda “il contorno”, dall'”accessibilita’ degli impianti sportivi pubblici” alla “costruzione di percorsi dedicati ma inclusivi”, che “vadano bene per tutti. È per questo che tra pochi giorni partira’ un corso di formazione per oltre 100 tra impiegati, funzionari, istruttori amministrativi, di Roma Capitale sul tema delle persone con disabilita’- fa sapere- Perche’ facendo conoscere la loro storia, il loro pensiero, la loro condizione, i diritti e le necessita’, sicuamente saranno impiegati migliori e costruiranno una PA migliore”. Sul tema l’impegno di Roma Capitale e’ a “fare ulteriori commissioni- conclude Donati- per dare anche degli indirizzi”. 

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