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Vite strappate, un libro sull’Italia dei ‘bambini bancomat’

Per Antonella Betti, autrice di 'Vite strappate in Italia dagli anni 70 ad oggi', "Bibbiano è solo la punta dell'iceberg"

Pubblicato:17-09-2020 17:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:54
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ROMA – “Quando una bambina viene strappata a sua madre a 4 mesi e 15 giorni, come accaduto a me, una sorella finisce in casa famiglia, un’altra viene data in affidamento anche se la nostra mamma biologica non ci aveva abbandonate” dobbiamo parlare di quella che Antonella Betti, intervistata da DireDonne, ha definito “l’altra meta’ della luna”, dove “Bibbiano e’ solo la punta dell’iceberg”.

E’ un’accusa senza sconti e vissuta sulla propria pelle quella contenuta nel libro inchiesta ‘Vite strappate in Italia dagli anni 70 ad oggi’, da lei scritto come giornalista, assistente sociale e soprattutto come ‘bambina strappata’ alla propria madre biologica.


“Sono circa 40mila- ha dichiarato- i bambini tolti in modo coatto alle loro famiglie. Nessuno e’ immune da questo olocausto, da questo scempio che deve cessare. I bambini non sono bancomat. E’ ora di dire basta”.

Il testo, uscito nella prima edizione il 26 dicembre 2019 e in una versione aggiornata a gennaio 2020, descrive, attraverso la presentazione di alcune storie rese piu’ anonime rispetto ai dati reali, quello che l’autrice ha definito: “un olocausto tacito dei bambini”. L’introduzione del libro, a firma della senatrice Paola Binetti, a proposito di alcuni casi che vedono accreditata la cosiddetta alienazione parentale, ribadisce come “La scienza non parli mai di Pas” e chiede “una commissione d’inchiesta”.

Antonella Betti, cresciuta da un ingegnere e da una casalinga, “mamma Mariella” come la chiama nel corso dell’intervista, e’ appunto anche lei una delle storie del libro. “Solo a 31 anni ho scoperto la mia storia– ha raccontato- Nel mio percorso di studi pero’ ho sempre avuto un’attenzione inconsapevole su quello che succedeva dietro agli affidi, alle adozioni. Poi ho dovuto fare i conti, mio malgrado, con questa piaga sociale che e’ di notevoli proporzioni”.

Tra i numeri dei ‘sequestri di Stato’, riportati nel lavoro “il 13% e’ motivato dalla cosiddetta conflittualita” dei genitori e solo “il 4% da violenza e abuso”. “Un dato- ha detto l’autrice- che dovrebbe essere rovesciato, esattamente l’opposto”.

Lorenza, Dario, Milo, Marcella, Thomas sono solo alcuni nomi delle storie di bambini “strappati” alle famiglie d’origine che l’autrice ha incontrato in occasione del dibattito alla sala Teodoli Bianchelli alla Camera dei Deputati, il 21 dicembre 2017, quando la senatrice Binetti incontro’ le vittime della ‘malagiustizia’.

Su quei nomi Antonella Betti ha ripercorso con emozione la propria storia e ha parlato di se stessa come di una “radice strappata”: tolta, come i suoi fratelli e sorelle, a una giovane madre 28enne che non li aveva affatto abbandonati, per questioni di “eredita’” e tanto altro che il libro racconta. “Fu salvato solo il secondogenito perche’ maschio- ha raccontato Betti- e io fui data in affidamento con una semplice lettera“.

Sulla situazione italiana delle case famiglia e di tanti casi che ha analizzato anche come tecnica, ha ammesso: “Ho capito che dietro a tutto questo business non c’e’ una famiglia che non funziona, ma la stessa matrice che ha separato me e i miei fratelli. Le case famiglia andrebbero scandagliate una ad una. Bibbiano e’ la punta d’iceberg e un figlio a una madre non si puo’ togliere. Mi piacerebbe che su questo si aprissero dei tavoli valutativi con tutti i tecnici”.

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