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Gli psicologi: “Per un genitore su 5 i figli non sono pronti per i nuovi programmi scolastici”

Il team di 'Lontani ma vicini': "Anche se sono stati promossi, hanno perso alcuni apprendimenti"

Pubblicato:17-09-2020 13:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:54

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ROMA – Il rientro a scuola sta portando numerose preoccupazioni ai genitori italiani, per il 20% dei quali i figli, nonostante siano stati ammessi all’anno successivo senza debiti, non sono pronti ad affrontare i nuovi programmi scolastici “a causa della perdita di apprendimento conseguente le condizioni di confinamento”. Gli psicologi impegnati nel progetto ‘Lontani ma vicini’ di Diregiovani.it e dell’Istituto di Ortofonologia(IdO), nell’ambito della task force per l’emergenza educativa del Ministero dell’Istruzione, sottolineano come “molti genitori sono consapevoli che i lunghi mesi di lockdown e il periodo estivo non per tutti sono stati occasione per recuperare le lacune e le difficoltà pregresse”.

In particolare, gli esperti rivolgono l’attenzione ai bambini più piccoli, quelli che lo scorso anno avevano iniziato le classi prime di un nuovo ciclo scolastico e hanno subito una brusca interruzione e quelli che quest’anno affrontano il passaggio da un grado all’altro. Molti di loro “hanno risentito del distacco dai loro insegnanti e della didattica a distanza. Questo può aver contribuito al mancato consolidamento di nuove acquisizioni negli apprendimenti scolastici. Inoltre- continuano- sono venuti a mancare fattori favorevoli per tale processo, quali l’associazione di emozioni positive durante l’esposizione a nuove competenze e la gratificazione nella relazione con l’altro. Per questi e altri motivi si è verificato in alcuni casi un rallentamento negli apprendimenti tale da incidere sul rendimento di bambini o ragazzi che prima del lockdown manifestavano buone competenze scolastiche”.

Il team ‘Lontani ma vicini’ chiarisce come “nell’attuale scenario è importante consolidare l’asse di sinergia scuola-famiglia: i docenti sono impegnati a valutare le reali condizioni degli alunni, consentendo lo svolgimento delle attività didattiche senza tralasciare l’osservazione degli stati emotivi di bambini e ragazzi, grazie anche al supporto delle famiglie”.


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