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Guerra in Ucraina, i giornalisti Rai rientrano in Italia. Il racconto di Battistini: “Era importante esserci”

I giornalisti sono finiti nel mirino di Mosca per “attraversamento illegale del confine di stato” a Sudzha, nel Kursk, dopo un loro reportage

Pubblicato:17-08-2024 16:36
Ultimo aggiornamento:18-08-2024 18:52

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ROMA – I giornalisti della Rai, Stefania Battistini e Simone Traini, dopo essere finiti nel mirino di Mosca per aver ‘sconfinato illegalmente’ con i militari ucraini, tornano in Italia. Lo spiega in una nota l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio: “L’azienda ha ritenuto, esclusivamente per garantire sicurezza e tutela personale, di far rientrare temporaneamente in Italia la giornalista Battistini e l’operatore Traini”.

Secondo quanto riportato da un canale Telegram russo, il ministero degli Interni di Mosca intende infatti avviare un procedimento penale contro i giornalisti per “attraversamento illegale del confine di stato” a Sudzha, nel Kursk, dopo un loro reportage.

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BATTISTINI (TG1): “IMPORTANTE ESSERCI E RACCONTARE PARTE REALTÀ

“Abbiamo attraversato il confine russo mercoledì, sopra una semplice macchina guidata da militari e con Simone Traini siamo passati attraverso il territorio ucraino. Abbiamo documentato i segni dei combattimenti quando l’esercito di Kiev per la prima volta ha invaso la regione russa di Kursk. Come prima cosa abbiamo raggiunto le posizioni conquistate dalla brigata ucraina che ha consentito di portarci ‘embedded’ su un mezzo blindato, scortati per raggiungere la prima città conquistata da Kiev, Sudzha, una città strategica”. È il racconto dell’inviata del Tg1 Stefania Battistini al telegiornale delle 20. La giornalista, insieme all’operatore Simone Traini, ha realizzato un reportage per il quale l’Fsb, il servizio di sicurezza della Federazione Russa, ha avviato un’indagine penale per “attraversamento illegale della frontiera”. Motivo per il quale i due sono stati fatti rientrare in Italia.
Il reportage è stato realizzato “indossando dei colori che ci differenziassero dai militari, indossando la scritta ‘Press’ sui giubbotti antiproiettili, così come prevedono le norme internazionali. Perché il corrispondente di guerra è una figura specificatamente prevista dalla Convenzione di Genevra, l’articolo 4. Prevede per i reporter che seguono un esercito in una zona di guerra addirittura una protezione rafforzata, a condizione ovviamente che questi non partecipino attivamente ai conflitti e si differenzino visivamente dai militari”, ha detto ancora Battistini.
Mercoledì abbiamo pensato fosse giusto mostrarvi anche questa parte della guerra, senza voler violare le leggi della federazione russa o prendere le parti di qualcuno, ma pensando solo di seguire i fatti, come abbiamo sempre fatto. Il racconto di guerra è per definizione un racconto parziale, perché possiamo raccontarvi soltanto quello che ci ha consentito vedere e documentare. Ma ci sembrava importante esserci e raccontare almeno quella parte della realtà”, ha concluso.

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