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Dagli scavi a Castiglione di Sicilia emerso un nuovo isolato

L'elemento di particolare interesse è dato dalla possibilità di poter distinguere almeno due, se non addirittura tre, diversi momenti di frequentazione, scanditi da episodi di abbandono e incendio"

Pubblicato:17-08-2022 14:37
Ultimo aggiornamento:17-08-2022 14:37

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PALERMO – Hanno preso il via le ricerche archeologiche in contrada Acqua Fredda di Castiglione di Sicilia (Catania). Condotte nell’ambito dell’accordo tra l’Università e la Soprintendenza di Catania a seguito della convenzione siglata nel 2020, le aree archeologiche del comune catanese a confine con il territorio di Randazzo, si candidano a entrare a far parte delle “risorse” territoriali siciliane. Le indagini condotte, quest’anno, sono la prosecuzione di quelle avviate negli anni 1992 e 1995 dalla Soprintendenza, sotto il coordinamento di Francesco Privitera.

Lo scavo ha interessato una zona di circa 100 metri quadrati a sud dell’area investigata negli anni ’90, quando la Soprintendenza aveva messo in luce un insieme articolato di ambienti rettangolari, con copertura a tegole e coppi di varia funzione, la cui ultima fase risalirebbe al IV secolo a.C. Le ricerche sono effettuate sotto la guida delle referenti del Disfor dell’Università di Catania e della Soprintendenza, rispettivamente la docente di archeologia classica Eleonora Pappalardo e la dottoressa Angela Merendino della Soprintendenza, referenti dell’accordo tra i due enti e co-direttrici degli interventi. “Gli scavi – spiegano le co direttrici – hanno rivelato un’ampia porzione di quello che, al momento, sembra essere un vero e proprio isolato, del quale è possibile individuare almeno quattro porzioni distinte”.

“L’elemento di particolare interesse – aggiunge Pappalardo – è dato dalla possibilità di poter distinguere almeno due, se non addirittura tre, diversi momenti di frequentazione, scanditi da episodi di abbandono e incendio, il cui studio approfondito, unito all’allargamento della trincea di scavo previsto per l’anno prossimo, ci consentirà di chiarire le vicissitudini del sito nel tempo”. La docente sottolinea come lo scavo condotto quest’anno rientri in un più vasto progetto che coinvolge anche il sito in località Crasà, sempre rientrante nell’area di Castiglione, le cui indagini saranno avviate nel 2023.

“L’area di Castiglione di Sicilia – spiega – è forse una delle più interessanti della Sicilia orientale, poiché alla sua ricchezza, dal punto di vista delle frequentazioni in antico, corrisponde una scarsissima attività di scavo sistematico. In sinergia con la Soprintendenza, sarà avviato un programma di indagini mirate affinché le aree archeologiche di Castiglione di Sicilia possano entrare a far parte a pieno titolo delle risorse territoriali siciliane”.

Le ricerche sono state realizzate grazie a due linee di intervento finanziario dell’Ateneo catanese: il Piano incentivi per la Ricerca ‘Piaceri’ che comprende una linea per le attività di ricerca archeologica in Italia e all’estero e i fondi di ricerca interdipartimentale ‘Piaceri 2’ per l’esecuzione delle prospezioni geologiche di tipo geomagnetometrico nell’area adiacente a quella indagata quest’anno.
“Quello rappresentato da Castiglione di Sicilia – conclude Pappalardo – è un esempio virtuoso di apertura e consapevolezza dell’importanza di fare sistema. Stiamo mettendo in atto un vero e proprio laboratorio, o caso studio, in cui Università (ente di ricerca e formazione per eccellenza), Soprintendenza (maggiore istituzione preposta alla tutela e alla valorizzazione) e amministrazione comunale lavorano in sinergia, per competenze, perseguendo un obiettivo comune: lo sviluppo culturale e turistico del territorio”.


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