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I talebani annunciano l’amnistia per i funzionari dell’ex governo afghano

Emergency fa sapere che "a oggi le donne camminano in strada e lavorano regolarmente senza restrizioni"

Pubblicato:17-08-2021 11:26
Ultimo aggiornamento:18-08-2021 10:56
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ROMA – Una “amnistia generale” per tutti i funzionari dell’ormai ex governo afghano riconosciuto dalla comunità internazionale sarebbe uno dei primi provvedimenti annunciati dai talebani, da due giorni di nuovo al potere in Afghanistan a vent’anni dall’ultima volta. A renderlo noto è stato l’emittente regionale Al Jazeera, che ha rilanciato un comunicato pubblicato dai miliziani.

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Nel documento i guerriglieri hanno detto che la misura dovrebbe permettere al popolo afghano di “cominciare la sua nuova vita in piena fiducia”. Gli esponenti dell’autodichiarato “Emirato Islamico” hanno inoltre esortato i funzionari pubblici a rientrare al lavoro. Tra coloro che avrebbero già fatto ritorno in ufficio ci sarebbe anche il sindaco di Kabul, Muhammad Dawood Sultanzoy, sempre secondo Al Jazeera.



Stando a quanto ha riportato l’emittente afghana Tolonews, il capo della commissione militare dei talebani, Maulvi Yaqub, avrebbe vietato ai miliziani di introdursi nelle case dei civili. L’ordine del dirigente talebano arriva mentre si susseguono i racconti di irruzioni e perquisizioni dei guerriglieri nelle abitazioni delle persone. Diversi testimoni, anche in altre città del Paese, come Jalalabad, hanno riferito di essersi visti confiscare i documenti dai talebani senza che questi dessero alcuna motivazione.


Tra le prime dichiarazioni pubbliche dei miliziani ci sarebbe anche un invito alle donne del Paese a “far parte” della “struttura del governo”, sempre in accordo con quanto stabilito con la legge islamica. A lanciare l’appello, secondo diversi media internazionali che hanno rilanciato le sue dichiarazioni, stato Enamullah Samangani, membro della commissione culturale dei talebani.

I TALEBANI: “ENTRATI A KABUL PER COLPA DEL GOVERNO DI GHANI”

Le milizie dei talebani non avevano previsto di entrare a Kabul, così da “garantire una transizione dolce”, ma lo hanno “dovuto fare per evitare che gruppi criminali approfittassero della situazione, a fronte della totale incompetenza del governo” dell’ormai ex presidente Ashraf Ghani. A fornire questa ricostruzione della scorsa domenica, giornata in cui la capitale dell’Afghanistan è caduta nelle mani dei talebani, è stato il portavoce delle stesse milizie, Zabihullah Mujahid. L’occasione è stata una conferenza stampa organizzata oggi a Kabul. Si è trattato della prima uscita ufficiale con la stampa del gruppo di ispirazione islamista che ha proclamato ieri un “Emirato islamico” nel Paese asiatico.
Mujahid ha ribadito più volte che i talebani “hanno perdonato tutti coloro che li hanno combattuti in passato” e che il loro obiettivo è di “vivere in pace e mettere fine alle animosità”.

La conferenza stampa è stata aperta da una recitazione di un passaggio del Corano, il testo sacro dell’Islam, eseguita per “celebrare la vittoria” e il “raggiungimento dell’indipendenza dopo una lotta durata 20 anni” contro il contingente della missione Nato, come spiegato da Mujahid. Il dirigente talebano ha poi aggiunto che “aspirare all’indipendenza è un legittimo obiettivo di ogni popolo”.

I TALEBANI: “RISPETTEREMO I DIRITTI DELLE DONNE NEL CONTESTO DELLA SHARIA”

Le milizie dei talebani “si impegneranno a rispettare i diritti delle donne, nel contesto normativo stabilito dalla sharia”, ovvero della legge islamica, ha dichiarato ancora Mujahid. Le donne potranno “lavorare spalla a spalla con gli uomini”, ha detto Mujahid, che parlava dalla capitale Kabul, oltre che “gestire attività” e “operare nei settori della salute e dell’istruzione”, sempre rispettando la legge islamica. La comunità internazionale e numerose ong hanno sollevato timori sulla possibilità che i talebani tornino a imporre leggi molto restrittive nei confronti delle donne, come fecero nel periodo in cui governarono il Paese tra il 1996 e il 2001.

I TALEBANI AI MEDIA: “LIBERI DI LAVORARE, MA RISPETTATE L’ISLAM”

Nell’Afghanistan governato dalle milizie dei talebani “i media indipendenti potranno continuare a operare” a patto che “rispettino i valori islamici e li tengano in conto” al momento di fare informazione nel Paese, ha proseguito Mujahid. Il portavoce delle milizie, parlando dalla capitale Kabul, ha poi chiesto ai media di “non lavorare contro l’unità della nazione afghana” e di “essere imparziali”, e ha sottolineato che questi “potranno criticare l’operato” dell’Emirato Islamico proclamato ieri dai talebani, “perché le osservazioni critiche possono aiutare a migliorare”.

IL SEGRETARIO DELLA NATO: “CI IMPEGNEREMO A FARE RISPETTARE I DIRITTI DELLE DONNE”

La Nato “continuerà a sostenere il popolo afghano e a impegnarsi per far rispettare i diritti umani, soprattutto delle donne”. Lo ha detto il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, rispondendo alle domande di una cronista di origini afghane nel corso di una conferenza stampa organizzata oggi a Bruxelles per parlare della situazione nel Paese asiatico.

La giornalista afghana, commuovendosi, ha lanciato un appello affinché la Nato non riconosca il governo istituito dalle milizie di ispirazione islamista dei talebani. I miliziani hanno fatto ingresso nella capitale Kabul ieri e hanno proclamato un ‘Emirato Islamico’ per l’Afghanistan. Parlando del tema delle donne, Stoltenberg ha rivendicato “i successi” raggiunti dai venti anni di presenza della Nato nel Paese, tra i quali il fatto che “ci sono molte donne istruite, che hanno partecipato al processo politico”.

L’attuale “tragedia” in corso in Afghanistan, secondo Stoltenberg, è soprattutto conseguenza “del fallimento della leadership politica locale di raggiungere una soluzione pacifica” all’impasse con i talebani. Il segretario generale della Nato ha spiegato che le forze armate afghane non sono state in grado di contrapporsi alle milizie dei talebani e “garantire la sicurezza del Paese, nonostante il coraggio dimostrato”, a causa del “fallimento” del governo presieduto da Ashraf Ghani, che ha lasciato il Paese domenica, poche ore dopo l’ingresso dei guerriglieri nella capitale.

“IL CROLLO DELL’AFGHANISTAN NON ERA PREVISTO”

“Il crollo politico e militare al quale si è assistito in Afghanistan”, ha ammesso Stoltenberg, non era “né previsto né anticipato”. Il dirigente detto che la missione della Nato lanciata nel 2001, all’indomani degli attentati alle Torri Gemelle di New York, “aveva l’obiettivo di evitare di che l’Afghanistan diventasse un paradiso per i terroristi” e che infatti, da quel momento “nessun attentato terroristico è partito” dal Paese dell’Hindukush. Il massimo dirigente dell’Alleanza Atlantica ha poi specificato che l’Afghanistan “non è più quello di 20 anni fa“, e che ora “ci sono nuove generazioni di uomini e donne che possono portare a vanti un nuovo processo politico”.

EMERGENCY: “A OGGI LE DONNE VANNO REGOLARMENTE AL LAVORO”

A oggi non si osserva un’immediata applicazione delle regole più rigide da parte dei talebani. Il nostro staff femminile va regolarmente a lavoro, e così anche i nostri operatori di etnia hazara, una di quelle tradizionalmente più colpite dalle milizie”. Così Alberto Zanin, coordinatore medico per Emergency del Centro chirurgico per vittime di guerra di Kabul, la capitale dell’Afghanistan.

Il dirigente della ong fondata nel 1994 dal medico chirurgo Gino Strada, deceduto la settimana scorsa, ha risposto alle domande dei giornalisti nel corso di un punto stampa in video collegamento. Zanin, sollecitato su questo aspetto dai cronisti, ha detto che al momento “quello che si vede è che le donne camminano in strada senza restrizioni come prima“. I timori di diversi analisti concordanti, di ong e stampa internazionale sono che i talebani introducano nuovamente una serie di pesante limitazioni alla vita delle donne, come avvenuto durante il periodo in cui sono stati al potere nel Paese tra il 1996 e il 2001.

LA GIORNALISTA CNN SPIEGA LA DIFFERENZA DI ABBIGLIAMENTO

Clarissa Ward, inviata a Kabul per la Cnn, dopo essere finita sui media di tutto il mondo ha voluto correggere l’interpretazione che è stata fatta di due sue foto. Due immagini che hanno fatto notizia: nella prima l’inviata compare senza velo, nella seconda con il velo. In molti hanno interpretato queste due foto come termometro della situazione, un prima e un dopo l’arrivo dei talebani. Un prima caratterizzato dalla libertà dal velo e un dopo in cui le donne sono costrette a indossarlo per paura.

“Questo meme non è accurato – ha quindi twittato la giornalista – La prima foto, quella senza velo, è stata scattata in un edificio privato. Quella in basso, con il velo, è stata scattata per le strade di Kabul conquistata dai talebani. Ho sempre indossato una sciarpa per coprire la testa quando sono in strada anche prima (dei talebani). Perciò c’è una differenza, ma non così grande”.

LE ASSOCIAZIONI CRISTIANE CHIEDONO CORRIDOI UMANITARI

L’Europa deve agire per garantire la protezione di quanti fuggono dall’Afghanistan riconquistato dai talebani. In queste ore migliaia di uomini, donne e bambini rischiano la vita semplicemente per avere creduto nei valori della democrazia, della libertà di esprimersi e di studiare. Chiediamo un impegno anche all’Italia, che per prima ha sperimentato con successo i ‘corridoi umanitari’, perché adotti questo strumento per facilitare l’evacuazione di profughi afghani”. Così in una nota congiunta il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Luca M. Negro, e Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese.


I firmatari della nota affermano che “da oltre sei anni noi, cattolici e protestanti, lavoriamo insieme per costruire i corridoi umanitari dal Libano e, grazie a un nuovo protocollo con i ministeri dell’Interno e degli Affari esteri stiamo avviando il primo ‘corridoio umanitario’ per 200 profughi dai centri di detenzione della Libia e, parallelamente, per consentire l’evacuazione di altri 300″.


Sulla base di questa esperienza, continuano quindi gli autori dell’appello, “siamo a disposizione per realizzare un progetto analogo a favore dei profughi afghani, pronti a collaborare con le istituzioni, le amministrazioni locali e altre espressioni della società civile che vogliano condividere questo urgente progetto umanitario. Si possono poi aiutare quegli afghani che, già in Europa, vivono in condizioni di precarietà” si legge nella nota, che prosegue: “Chiediamo a tutti i governi europei di sospendere le pratiche di espulsione già decretate per centinaia di afghani richiedenti asilio e diniegati, e inoltre di riesaminare le domande rigettate vista la drammaticità della situazione sul terreno. Ribadiamo – conclude la nota – che la forza morale e politica dell’Europa si costruisce anche garantendo diritti e protezione umanitaria a chi è perseguitato ed ha già sofferto il dramma della guerra”.

TELEFONATA DRAGHI-MERKEL IN MATTINATA SU PROSSIME INIZIATIVE

A fronte dell’aggravarsi della situazione sul terreno in Afghanistan e nel quadro dei contatti internazionali avviati sulla crisi, il presidente del Consiglio stamattina ha avuto una conversazione telefonica con la cancelliera della Repubblica Federale di Germania, Angela Merkel. Nel corso del colloquio è stata discussa la protezione umanitaria di quanti hanno collaborato con le istituzioni italiane e tedesche in questi anni e delle categorie più vulnerabili, a partire dalle donne afghane. Sono state inoltre approfondite le possibili iniziative da adottare in ambito Unione Europea, G7 e G20 a favore della stabilità dell’Afghanistan e a tutela delle conquiste in materia di diritti umani e di libertà fondamentali conseguite nel corso degli ultimi vent’anni. Lo comunica la Presidenza del Consiglio dei Ministri in una nota.

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