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Regionali Lazio, Mancini (Pd): “Primarie non per forza, la scelta del candidato riguarda anche gli alleati”

Per il deputato Dem la consultazione ai gazebo per scegliere il candidato presidente è a rischio partecipazione e non deve essere una conta tra le forze del partito ma frutto di un confronto con la coalizione di centrosinistra

Pubblicato:17-07-2022 16:37
Ultimo aggiornamento:17-07-2022 16:37

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ROMA – “Dobbiamo partire dalla coalizione, dal programma e dopo scegliere le persone. Anche consapevoli che la scelta del candidato presidente della Regione Lazio non può non riguardare anche i nostri alleati, non è il congresso del Pd”. Parla chiaro Claudio Mancini, deputato Dem molto influente sulle vicende romane del partito. L’occasione è la Festa dell’Unità di Caracalla dove il parlamentare ha partecipato a un dibattito, moderato da Giovanna Vitale di ‘Repubblica’, insieme a all’ex ministra Marianna Madia, il cui nome era circolato come possibile vicesindaca al fianco di Gualtieri. Al centro del colloquio il prossimo appuntamento elettorale, ovvero le politiche e le regionali, che con molta probabilità nel Lazio si terranno insieme. E chissà se alla fine anche la stessa Madia possa finire sul tavolo dei possibili candidati alla presidenza della Regione, dove per il momento ci sono – per il Pd – Daniele Leodori e Alessio D’Amato, entrambi già disponibili a correre per eventuali primarie.

“PRIMARIE PER REGIONE A RISCHIO PARTECIPAZIONE, NON SIANO CONTA NEL PD”

“L’anno prossimo si vota per le politiche e per la Regione, noi dobbiamo costruire la proposta più adatta per quei due appuntamenti. Avremo in Regione la stessa alleanza che avremo a livello nazionale, se votiamo lo stesso giorno”, ha avvertito Mancini, che si è detto “d’accordo” sul fatto che “non siano varate primarie solo con i candidati del Pd: secondo me dobbiamo fare quello che ha detto Letta, ovvero essere un gruppo dirigente responsabile che costruisce un’alleanza, un programma regionale che intreccia quello nazionale e che sceglie con o senza primarie la candidatura alla presidenza”. Ma, ha spiegato il parlamentare del Pd, “nel Lazio non sono mai state fatte le primarie, perché a Roma, il bacino elettorale più grande, la Regione è vissuta come una cosa lontana e la partecipazione non è scontata. Allora si rischia una conta tra di noi e non una chiamata al gazebo del nostro popolo. Fuori da Roma è diverso, ma a Roma la percezione della Regione c’è solo per il candidato presidente”.
Quindi, è stato il ragionamento di Mancini, “una volta costruita la coalizione dobbiamo decidere se fare le primarie. Se c’è un tavolo di coalizione per la scelta del candidato non possiamo decidere di fare le primarie per evitare una sintesi con gli alleati, che sarà già faticoso mettere insieme. Bisogna valutarlo, il segretario nazionale ha dato un’indicazione chiara e il segretario regionale si atterrà a quella e costruirà il percorso che gli è stato chiesto di fare”.

“SE VINCE LA DESTRA DEVE CONTINUARE COLLABORAZIONE CON REGIONE”

“Non dobbiamo entrare nella logica che se vince il centrodestra non sia autorizzato a collaborare con Roma. Vale per la Regione, ma anche a livello nazionale. Il rilancio della Capitale è interesse di tutto il Paese. Non possiamo pensare che l’anno prossimo si misura il destino della Giunta Gualtieri”, ha quindi avvertito l’esponente Dem.
“Abbiamo bisogno di una Regione che collabori con Roma, ma la forza di Roma è tale che possiamo costruire nella chiarezza un rapporto con il centrodestrra sulle questioni fondamentali della città. Con il governo Draghi stiamo sostenendo una maggioranza ampia, a Roma abbiamo fatto bene da subito a dialogare su Giubileo ed Expo 2030. Tanto che la candidatura a Expo 2030 Draghi l’ha firmata sulla base dell’impegno di tutti e 4 i candidati durante la campagna elettorale”, ha spiegato.


“DONNE CANDIDATE? SERVONO REGOLE PER COMPETERE IN MANIERA UGUALE

“Per avere la candidatura di una donna alla presidenza della Regione e per affermare una presenza di candidature autorevoli delle donne nelle liste del Pd c’è bisogno di regole che consentano di competere in maniera uguale. Abbiamo la doppia preferenza in regione, l’alternanza di genere nelle liste bloccate e dobbiamo trovare il coraggio anche per le cariche monocratiche di mettere in campo candidature anche in competizione. Pensare che in quadro in cui ci sono candidature maschili già in campo, si arrivi a una candidatura femminile per esclusione questo indebolisce il processo che porta alla candidatura. Se ci sono i nomi e le qualità si devono fare avanti”, è stato il monito di Mancini, che poi ha spiegato: “Il Pd in tutti i sondaggi, drammaticamente, va meglio nel voto degli uomini che in quello delle donne. Questa è colpa nostra, non degli elettori e delle elettrici. Non siamo percepiti come un partito adeguatamente dalla parte delle donne. Dobbiamo partire da questo. Sono dell’opionione che abbiamo donne nel Pd e nella società civile che ci sostiene che sono in grado di essere competitive nella campagna elettorale e nel governo della Regione. Le donne competitive si devono fare avanti e competere, perché noi non risolviamo la questione senza che passi attraverso un conflitto”, ha concluso.

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