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Al ‘pirata’ Renzi la bandiera nera di Goletta verde

ROMA - "Un'area grande quanto l'Inghilterra sotto scacco delle compagnie petrolifere grazie a un Governo che mentre da

Pubblicato:17-07-2015 11:36
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:27

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ROMA – “Un’area grande quanto l’Inghilterra sotto scacco delle compagnie petrolifere grazie a un Governo che mentre da mesi annuncia un green act per l’Italia di fatto svende l’ambiente, il futuro e la possibilità di un sistema energetico pulito”. Ma “la ciliegina sulla torta avvelenata” l’ha messa il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi “che ha difeso non solo le trivellazioni ma anche l’utilizzo della tecnica dell’airgun per la ricerca dei giacimenti”. Le riserve certe di petrolio presenti sotto i mari italiani “sono assolutamente insufficienti a dare un contributo energetico rilevante al nostro Paese”, ma “a fronte di questi quantitativi irrisori di greggio – che basterebbero a soddisfare il fabbisogno energetico italiano per appena 8 settimane – si stanno ipotecando circa 130mila kmq di aree marine”. Per questo oggi Goletta verde, la storica campagna di Legambiente, consegna simbolicamente la bandiera nera al presidente del Consiglio Matteo Renzi “per l’evidente deriva petrolifera che ha caratterizzato e caratterizza le scelte del suo Governo”.

Il poco ambito vessillo che Legambiente assegna ai nuovi pirati del mare, ovvero tutti coloro che si sono contraddistinti per azioni a danno di questa risorsa, arriva non a caso con l’ingresso dell’imbarcazione ambientalista nel canale di Sicilia, una delle aree a maggior rischio trivellazioni, e dopo decine di iniziative che, a partire dalla Croazia e fino al mar Ionio, hanno ospitato a bordo di Goletta verde amministratori regionali e locali, sindaci, enti locali, aree protette marine e costiere, operatori turistici, balneatori, pescatori, cittadini, che con il loro impegno e la loro voce hanno detto chiaramente no al petrolio e a una strategia energetica insensata e impattante aderendo al manifesto di Legambiente #StopSeaDrilling.

goletta verde legambiente


Solo nel basso e medio Adriatico, nel mar Ionio e nel Canale di Sicilia (le aree maggiormente interessate da giacimenti petroliferi) “sono infatti attivi 15 permessi di ricerca rilasciati (5.424 kmq)- denunciano Legambiente e Goletta verde- 44 richieste avanzate dalle compagnie per la ricerca (26.060 kmq) e 8 per la prospezione (97.275 kmq), oltre le 5 richieste di concessione per l’estrazione di petrolio (558,7 kmq)”. Tutto questo, afferma Rossella Muroni, direttrice di Legambiente, “a discapito delle ricchezze naturali, di biodiversità, ambientali e in termini di risorsa, anche economica, per le comunità locali che ancora oggi il nostro mare offre. Fermare l’estrazione e la ricerca di petrolio è nell’interesse generale del Paese e di gran parte dei settori economici, a partire dalla pesca e dal turismo”. Sostenerla e supportarla con norme ad hoc, come l’articolo 38 dello Sblocca Italia approvato a fine 2014, “risponde solamente agli interessi delle compagnie petrolifere- prosegue Muroni- continuare a rilanciare l’estrazione di idrocarburi è il risultato di una strategia insensata che non garantisce nessun futuro energetico per il nostro Paese. È tempo che questo Governo si svincoli davvero dal passato e pensi seriamente al futuro dell’Italia piuttosto che agli interessi delle lobby dell’oro nero”.

di Roberto Antonini – Giornalista Professionista

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