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Cittadinanza, Lush più Black Post: parte la campagna ‘italiani veri’

Chi entrerà in uno dei punti vendita di Lush Italia, tra i saponi e i prodotti cosmetici troverà anche la Campagna sulla cittadinanza 'Italiani veri' promossa dal giornale online 'Black Post'

Pubblicato:17-06-2021 17:59
Ultimo aggiornamento:19-10-2022 16:48

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ROMA – Una bomba da bagno, prodotto effervescente che profuma e colora i momenti di relax in vasca, può aiutare i giovani nati e/o cresciuti in Italia (oltre un milione di persone) a ottenere la cittadinanza italiana? Sì, a credere all’azienda di prodotti cosmetici Lush Italia, che ci prova con la “bomba” dal nome e la forma evocative, ‘Knowledge’: il richiamo della ‘conoscenza’ racchiusa in un “libro aperto al dialogo e al confronto”. In collaborazione con la testata Black Post, l’azienda di cosmetici lancia dal 25 giugno al 9 luglio la campagna ‘Italiani veri’ attraverso questo prodotto a tiratura limitata al costo di 7,50 euro. Il ricavato di ‘Knowledge’ sarà interamente devoluto alle attività di Black Post, una redazione composta da giovani di origine straniera che danno notizie sulle comunità straniere e le seconde generazioni a partire dal loro punto di vista per combattere i pregiudizi.

All’agenzia Dire spiega i dettagli del progetto Nazlican Cebeci, di Black Post, arrivata in Italia nel 2013 dalla Turchia, una laurea in Scienze politiche: “Dal 25 giugno, chi entrerà in uno dei punti vendita di Lush Italia, tra i saponi e i prodotti cosmetici troverà anche la nostra Campagna sulla cittadinanza ‘Italiani veri’. Il nostro obiettivo è denunciare che la legge del 1992 è vecchia e va cambiata perché non rispecchia più l’Italia di oggi, che è plurale”. Tanti i “vulnus” di questo testo, che costringe i ragazzi ad aspettare il compimento della maggiore età per avviare pratiche burocratiche, lunghe, costose e la cui garanzia di riuscita non è scontata.

Al di là delle norme, però, i giornalisti della testata hanno però anche un obiettivo in più: “Valorizzare l’identità dei nuovi italiani”, partendo dal principio che l’identità è un bene immateriale che va sostenuto e riconosciuto anche accordando diritti, perché senza “nessuno è al sicuro”.


Non solo: non avere la cittadinanza, sottolinea la reporter, non si riduce alla negazione del diritto di votare, ma significa anche “non avere carta d’identità o passaporto e quindi non poter partecipare a una gita all’estero con la scuola, a una competizione sportiva, a un concorso pubblico e a una lunga lista di altre cose solo perché lo Stato non li riconosce come cittadini”. Stime del ministero dell’Istruzione indicano che si tratta del 10% degli studenti.

A chi non ha la cittadinanza, non resta che “rinnovare di continuo il permesso di soggiorno, io lo faccio in media ogni anno pagando tra i 100 e i 150 euro – dice Cebeci – ma per richiedere la cittadinanza mi mancano otto anni”. La giornalista è arrivata qui da adulta, ma anche i ragazzi che nascono in Italia devono seguire questa trafila. Un fatto doloroso: “L’immersione nella cultura italiana li fa sentire italiani al 100% ma politica o media non li vedono” denuncia la giovane.

Ostacoli che si mescolano al pregiudizio di ritenere questi ragazzi non “abbastanza” italiani. “Ecco perché abbiamo avuto l’idea di lanciare una campagna con Lush Italia” dice la redattrice di Black Post. “Volevamo raggiungere molte più persone di quelle a cui parliamo attraverso i nostri articoli”.

Per l’esattezza, è stata l’azienda britannica – nota per i cosmetici realizzati a mano, vegani e “cruelty-free” – a contattare questi ragazzi. “Siamo entusiasti di sostenerli” spiega alla Dire Eva Pasquet, coordinatrice progetti Charity Lush Italia. “Questo gruppo dà voce in prima persona a chi proviene da un background migratorio. Noi siamo convinti che il discorso antirazzista nella realtà del nostro Paese non possa prescindere da una revisione della legge sulla cittadinanza che possa determinare un reale cambiamento culturale in favore dei diritti fondamentali e dell’inclusione”.

Lush non è nuova alle campagne civili: nel 2015 nel Regno Unito lanciò l’iniziativa ‘Gay is Ok’ per promuovere i diritti della comunità Lgbt+, stimolando un dibattito sui social che coinvolse migliaia di persone. “Lush rilancerà anche il nostro Manifesto per la cittadinanza e poi una petizione per esortare il Parlamento a riconoscere il problema” dice Cebeci. “Speriamo che i politici prendano coscienza del problema e adottino una legge, che si tratti dello ius soli fermo al Senato o di un altro testo”.

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