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Ecco Jimmy, in Emilia-Romagna porta l’inglese in 300 nidi da settembre

La Regione Emilia-Romagna prova a insegnare l'inglese fin dall'asilo nido: il progetto pilota quest'anno ha coinvolto 75 struttre, l'anno prossimo si triplica

Pubblicato:17-05-2022 16:41
Ultimo aggiornamento:17-05-2022 16:41

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BOLOGNA – “Siete pronti bambini? Sta per arrivare Jimmy“. Sono le parole ‘magiche’ che annunciano l’ingresso in sezione di un nuovo amico, un pupazzetto biondo con la camicia a righe, che parla un’altra lingua, tutta da imparare con canzoncine e filastrocche. I bambini, piccolissimi, ascoltano, battono le mani, ballano, ma soprattutto imparano con una naturalezza che lascia a bocca aperta. È “Sentire l’inglese“, il progetto, unico in Italia, realizzato dalla Regione Emilia-Romagna che si è messa in testa di iniziare a insegnare una lingua straniera ai bambini fin dall’asilo nido.

Nell’anno scolastico che volge al termine, l’esperimento ha coinvolto 75 strutture, 3.500 bimbi e 525 operatori, ma, visto che è andato bene, per il prossimo anno la Regione è pronta a triplicare il numero dei nidi dove si insegnerà inglese.

UN PROGETTO UNICO IN ITALIA

“Con questo progetto regionale pilota, unico in Italia per estensione territoriale e numeri, abbiamo voluto offrire già a partire dai bambini e dalle bambine più piccoli l’opportunità di un primo approccio con la lingua inglese, basata su un solido impianto pedagogico e interculturale. Un’esperienza che ha come obiettivo anche quello di contrastare fin dall’infanzia l’aumento del divario sociale, arricchendo i percorsi educativi e i futuri strumenti di apprendimento”, hanno spiegato il presidente Stefano Bonaccini e la vicepresidente con delega al Welfare, Elly Schlein, che questa mattina hanno assistito a una lezione di inglese ‘dal vivo’ al Mazzoni, l’asilo nido più grande di Bologna, dove i bambini di tre sezioni su quattro ‘studiano’ inglese assieme alle loro educatrici.


AVVICINARE I PICCOLI AL SUONO, SOLO DOPO ALLE PAROLE

Per insegnare l’inglese ai bimbi non c’è un insegnante esterno, ma il personale della struttura viene formato dal dipartimento di Scienze dell’educazione ‘Giovanni Maria Bertin’ dell’Università di Bologna, che ha elaborato il progetto assieme ai coordinamenti pedagogici territoriali. “Questa esperienza, inoltre, significa anche dare la possibilità a tutti di accedere alla conoscenza di un’altra lingua, senza gravare sul bilancio famigliare. Un’opportunità importante che vogliamo dare ai cittadini della nostra regione, ampliando la platea di chi vi potrà accedere già dal prossimo anno, mettendo nuove risorse per triplicare il numero di nuovi nidi coinvolti già a partire da settembre”, confermano Bonaccini e Schlein. L’obiettivo è avvicinare i più piccoli ad un’altra lingua riconoscendone prima il suono, poi imparando a collegare le prime parole agli oggetti più comuni e a ripeterle per comunicare. Tutto questo, però, in un contesto di cura e gioco.

Il progetto triennale prevede l’aumento di anno in anno delle strutture coinvolte, fino alla completa copertura dei servizi educativi di tutto il territorio regionale. Per le annualità 2022-2024 si prevede, infatti, che siano coinvolti circa 300 servizi, comprese 38 scuole dell’infanzia, una per ciascun distretto sociosanitario dell’Emilia-Romagna, 1.872 educatori, 55 formatori, circa 13.900 tra bambini e bambine.

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