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A Cannes 2022 Bellocchio con ‘Esterno Notte’: “Torno a raccontare Moro senza ideologie”

Serie presentata fuori concorso a Cannes Premiere, poi in sala in due parti (il 18 maggio e il 9 giugno con Lucky Red) e in autunno su Rai1

Pubblicato:17-05-2022 12:22
Ultimo aggiornamento:17-05-2022 16:57

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ROMA – Il caso Moro apre il Festival di Cannes. A 44 anni dal ritrovamento del corpo del leader della Democrazia Cristiana in via Caetani a Roma, ucciso dalle Brigate Rosse, e a 19 dal film ‘Buongiorno, notte‘”, Marco Bellocchio (ri)dà voce a quell'”irridente silenzio” – di cui parla lo statista in una lettera indirizzata a Benigno Zaccagnini (segretario della Dc), scritta durante il sequestro- in ‘Esterno Notte‘: la prima serie del regista, fuori concorso a Cannes Premiere, poi in sala in due parti (il 18 maggio e il 9 giugno con Lucky Red) e in autunno su Rai1.

I sei episodi si chiudono con un doppio finale, uno reale (e quindi la morte di Moro) e uno immaginato (Moro è vivo). “Devo la libertà e la vita alla generosità delle Brigate Rosse […] provo incompatibilità con il partito, rinuncio a tutte le cariche e mi dimetto dalla Dc”. Queste le parole del presidente Dc, interpretato da uno straordinario Fabrizio Gifuni, in un letto di ospedale nell’epilogo (immaginario) di quei terribili 55 giorni di prigionia iniziati con la strage di via Fani e l’uccisione della scorta di Moro. Attorno a lui ci sono Giulio Andreotti (interpretato da Fabrizio Contri), Francesco Cossiga (interpretato da Fausto Russo Alesi) e Benigno Zaccagnini (interpretato da Gigio Alberti).

“Reimmaginare che Moro uscisse vivo dal bagagliaio della Renault Rossa è legato al memoriale dello statista, che mi ha molto ispirato. C’è un passaggio misterioso in cui ringrazia le Br per avergli salvato la vita. Mi sono confrontato con gli storici, ma non ho avuto risposte precise”, ha detto Bellocchio. La serie, però, “è meno ideologica. Io non voglio perdonare tutti, non c’è questo atteggiamento. E mi dispiace se qualcuno ha interpretato questo come un accanimento da avvoltoi sui ricordi tragici di quegli anni”, ha detto il regista all’agenzia Dire.


Bellocchio ricostruisce questa grande tragedia collettiva che ha sconvolto l’Italia nel 1978 attraverso il punto di vista di Cossiga, di papa Paolo VI (interpretato da Toni Servillo), di Eleonora Moro (interpretata da Margherita Buy) e dei brigatisti Adriana Faranda (Daniela Marra) e Valerio Morucci (Gabriel Montesi).

Cinquantacinque giorni ‘animati’ da coloro che avrebbero trattato con i terroristi per la liberazione a tutti i costi e chi si era ancorato alla cosiddetta ‘linea della fermezza’. Ed è qui che si inserisce quell'”irridente silenzio”, riempito dalla disperazione della famiglia del leader Dc e da quel lungo flusso di parole che Moro mette nero su bianco nelle sue lettere. “L’irridente silenzio riguarda noi. Quella storia così radicata nell’immaginario collettivo è stata rimossa. Quel silenzio ha riguardato un intero Paese, anche nelle generazioni successive. Le carte sono state rese pubbliche ma è come se ci fosse stata una rimozione collettiva di una pagina così tragica”, ha detto Gifuni all’agenzia Dire.

Non è la prima volta che l’attore racconta Moro. Lo fa spesso in teatro, portando le lettere dello statista, scritte rinchiuso nella “prigione del popolo” con lo stendardo delle Br, davanti a cui il presidente democristiano veniva posizionato per scattare le foto con il quotidiano in mano del giorno in cui veniva diffuso il comunicato dei brigatisti.

‘Esterno Notte’ fa un ritratto di una classe politica che, come si sente spesso dire, forse non ritornerà mai?

“Sicuramente la politica prima era vista come qualcosa di più importante. Oggi è diverso, ma non bisogna pensare che i politici di allora fossero di un’altra ‘pasta’ rispetto a Di Maio o Conte, è la distanza che ce lo fa credere. Magari tra trent’anni parleremo bene di Luigi Di Maio, per esempio“, ha detto Bellocchio.

Moro è stato un vero riformista (ha ipotizzato un governo con l’appoggio del Partito Comunista, ndr), come dicono anche gli storici”. Un prezzo molto alto che ha pagato con la vita. “È stato un uomo che si è spinto in anticipo troppo oltre quello che il perimetro della storia gli consentiva. Era una mente avanti di tanti anni, ha anticipato di 15-20 anni quello che sarà sotto gli occhi di tutti a partire dagli Anni 90“, ha detto Gifuni alla Dire. Tra le scene che hanno segnato questa storia c’è anche il funerale di Stato senza il feretro di Moro, il quale aveva chiesto esequie in forma privata. “È la rappresentazione simbolica del funerale che il Paese ha fatto a se stesso, ma a cui Moro si sottrae. È l’immagine di un collasso, di uno sprofondamento collettivo“, ha detto Gifuni.

Cosa può dire questa storia oggi?

“Non so se ci sia una attualità, per questo progetto sono stato spinto dal desiderio di tornare a raccontare questo caso in modo diverso. Non so se può interessante alle nuove generazioni, non me lo sono posto”, ha detto il regista. Nella famiglia Moro c’è chi ha attaccato Bellocchio. La primogenita Maria Fida ha affermato che “girare il coltello nella piaga non è arte”. A queste parole il regista ha risposto: “Capisco il suo dolore, lei pensa che nessuno debba parlare del papà, che sia un suo possesso. Io non sono d’accordo. Noi abbiamo rappresentato la famiglia con massimo affetto e amore”.

Tra le idee del regista, in passato, c’è stata quella di fare un film su Adriana Faranda. “Lei pretendeva il controllo sulla storia, così non lo abbiamo più fatto”, ha detto Bellocchio. ‘Esterno Notte’ – prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment (società del gruppo Fremantle), con Simone Gattoni per Kavac Film in co-produzione con Arte France, in collaborazione con Rai Fiction – è scritta da Bellocchio, Stefano Bises, Ludovica Rampoldi e Davide Serino. Il distributore internazionale è Fremantle.

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