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Tresso sulle primarie a Torino: “Bisogna recuperare i delusi del Pd, poi dialogare con M5S”

Il candidato in corsa per le primarie del centrosinistra si propone di portare alla coalizione settori della società solitamente astenuti o disinteressati

Pubblicato:17-05-2021 13:16
Ultimo aggiornamento:17-05-2021 13:16

Francesco Tresso, in corsa per le primarie Pd
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TORINO – “A Torino abbiamo due candidati del Pd e uno di Più Europa, manca la rappresentanza civica che a Milano tra Pisapia e Sala ha avuto un ottimo riscontro. In 5 anni da civico ho fatto da collettore di realtà associazionistiche, professionali, in vari campi: dall’arte al volontariato, per dare alla politica una forma diversa, più aperta e scalabile”. Questo il senso della candidatura civica che il consigliere comunale torinese Francesco Tresso, in corsa per le primarie Pd, spiega alla ‘Dire’. Un ‘Caronte’ del centrosinistra, che si propone di portare alla coalizione settori della società altrimenti destinati all’astensione o al disinteresse.

Per Tresso, che è entrato in politica a Torino con la lista civica di Pietro Fassino che sostenne 5 anni fa l’ex segretario Ds battuto da Appendino, bisogna recuperare i delusi del centrosinistra che votarono la sindaca e ora sono delusi di nuovo. La giunta 5 Stelle è “un’amministrazione con istanze anche corrette ma che non ha avuto risposte efficaci dal punto di vista gestionale”. Comunque il dialogo con i 5 Stelle va avviato, “non durante le primarie, ma dopo”, precisa Tresso. Va tentato perché molte istanze erano giuste, ma anche per ragioni più prosaiche: “Gli ultimi sondaggi danno i 5 Stelle al 13%. Sono sondaggi, ma non credo che siano svaporati completamente”. Quindi, “bisogna trovare un modo di collaborare. Ma non con accordi sottobanco tra il primo e il secondo turno”.
Curiosamente, è la stessa posizione della sindaca Chiara Appendino, a cui Tresso riconosce di aver “fatto chiarezza di fronte ai cittadini. Non possiamo fingere di giocare in un campo separato e poi cercare accordi sul finale. Almeno su alcuni temi bisognerà cercare un confronto e una sintesi”. Coi 5 Stelle su alcuni punti si può dialogare: “La decarbonizzazione, il fatto che Torino si è svuotata mentre la cintura è cresciuta e c’è una deficienza di mezzi pubblici per il pendolarismo”. Ma bisogna superare le lacerazioni, a partire dalla Tav: “Sono d’accordo sul ragionare anche con chi è contro quell’opera”, dice Tresso. Qualsiasi cosa voglia dire per un candidato a sindaco che comunque alla Tav è favorevole.

Per il civico è un bene che ci siano le primarie. “Servono a darsi una candidatura comune: il centrosinistra deve ritrovare una compattezza che è mancata. La stessa coalizione non è sostanzialmente mai esistita sotto il profilo politico”. Non sono accuse leggerissime. Tresso le giustifica così: “Si è dialogato sul programma, sono stati organizzati gli incontri. Ma il fatto che per quattro mesi la coalizione non sia stata convocata mentre si facevano ipotesi sulle candidature è un elemento di debolezza”. Per accedere alle primarie Tresso ha davanti un ostacolo: raccogliere 4.000 firme. Un regolamento investito dalle polemiche, su cui anche Tresso qualche sassolino se lo toglie: “È stato accorciato di una settimana il tempo per raccogliere le firme, e la presenza della piattaforma informatica con cui era giustificata la diminuzione dei tempi è stata resa disponibile 10 giorni dopo l’inizio della raccolta. E sulla piattaforma si può raccogliere solo un terzo delle firme totali”. Tutt’altro che un regolamento condiviso: “L’ho accettato, ma è stato votato dalla segretaria regionale del Pd, come coalizione non sono state prese decisioni”.


Il punto per Tresso è che scelte del genere “alzano le difficoltà per chi non ha strutture partitiche dietro, e può allontanare i cittadini che non si riconoscono nei partiti”. Mentre il cuore della sua proposta civica è proprio avvicinarli: “A Torino ci sono forme associative e corpi intermedi che hanno creato innovazioni e vanno messi insieme. Lo devi fare anche se non hai soldi, anche se sei in crisi strutturale. Ci sono grandi parti di città che vogliono avere un ruolo attivo, ma per ora fanno da sole”.

TRESSO A LO RUSSO: “TORNARE AI PRINCIPI CON CUI SI È PERSO 5 ANNI FA È AUTOLESIONISTICO”

Il proposito di Francesco Tresso di un dialogo coi Cinque Stelle è destinato ad essere ostacolato alle primarie dalla candidatura di Stefano Lo Russo, che rivendica il ritorno alla centralità del centrosinistra considerando il mandato Appendino una parentesi da accantonare. Lo Russo è ritenuto un po’ l’uomo da battere, ma Tresso, che viene dall’esperienza della lista civica Fassino, la pensa all’opposto: “Ritornare ai principi con cui si è perso 5 anni fa è autolesionistico”. Bisogna interrogarsi “sul fatto che in una città a matrice operaia ormai il Pd abbia 1.800 iscritti”.

Non ci può essere continuità con le giunte Fassino e Chiamparino, “ma si può valorizzare ciò che fu fatto sui servizi educativi e l’inclusione”. Per il resto “si è chiuso un ciclo che dopo 22 anni non aveva saputo rinnovarsi, e che ha fatto anche molti errori”. Specie sull’urbanistica: “Si è perso il dialogo con parti di città: per anni i bordi sono stati visti come scarti, non per niente ospitano elettrodotti, discariche e il carcere”. Vanno invece visti come cerniere: serve dialogo con Settimo sull’asse di corso Romania così come con Collegno per l’asse di corso Marche”.

Tresso è un ingegnere, pensa alla progettazione. Punto su cui Appendino è stata carente: “Ha continuato la strada di Fassino sulla riduzione del debito, ed era necessario. Ma si è chiusa in un piano di rientro che voleva dire smettere di investire”. E così Torino è uscita “da start up legate al Politecnico, i cui laureati per il 70% lasciano Torino”, così come è fuori “da Sagat: vuol dire che le strategie dell’aeroporto le leggi sui giornali”. Con Appendino, Torino ha perso peso in Iren, vendendo le quote quando la società era ai minimi del valore azionario per far quadrare il bilancio: “Una gestione da ragioniera. Appendino aveva tenuto per sé la delega alle partecipate, ma le è mancata una visione in prospettiva”.

Ora il Comune di Torino ha presentato un piano da 100 milioni per il parco del Valentino, con un progetto sulla navigabilità del Po, interrotto dopo la piena del 2016. “Possibile che in 5 anni con GTT non si è capito se si poteva o no riprendere la navigazione fluviale?”. Parola di ingegnere idraulico, assicura Tresso: “Poche altre città hanno la fortuna di Torino con i fiumi”.

I fondi arriveranno, ma all’amministrazione mancano le risorse per spenderli bene. Per questo il Comune assumerà 1.000 giovani, ha annunciato Appendino. “Le assunzioni vanno gestite con bandi mirati: se vogliamo sveltire la digitalizzazione servono persone con le competenze per favorirla”. L’opposto dell’ognuno vale uno: “Servono figure professionali di alto livello”.

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