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Deserto rosso? Viceministro Giro: “Fake news, nessun contatto con la realtà”

Varie testate italiane ne hanno scritto. Ma è tutto falso

Pubblicato:17-05-2017 17:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:14

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ROMA – “È una boutade, un’invenzione romantica”. Commenta cosi’ per la DIRE il viceministro agli Affari esteri Mario Giro la notizia – gia’ smentita in mattinata dal ministero della Difesa – di inviare un contingente di 500 militari in Niger per fermare i flussi migratori. Varie testate italiane ne hanno scritto, dichiarando che tale operazione avrebbe preso il nome di ‘Deserto rosso’.

Un’ipotesi che potrebbe sempre prendere corpo… “Chi conosce da vicino la situazione – risponde Giro – sa che non e’ mandando 500 persone nel deserto africano che si risolve il problema. Su questo tema c’e’ troppa improvvisazione e tante false notizie che non hanno nessun contatto con la realta’. D’altra parte siamo in periodo di fake news… Per controllare le frontiere nel deserto dovremmo inviare decine di migliaia di militari. E comunque i libici non sarebbero d’accordo”.

L’intervista arriva all’indomani della relazione finale della commissione Difesa al Senato con cui arriva ‘l’assoluzione piena’ per le ong impegnate nel salvataggio di migranti in mare.


“Nessuna sorpresa”, dice il viceministro. La polemica di queste ultime settimane, prosegue, “ha sollevato solo un gran polverone nel tentativo di creare il sospetto non solo sulle Ong, ma anche sulla societa’ civile. Ma di fatto non c’e’ nulla”. Ricerca e salvataggio dei migranti “e’ ormai una tradizione italiana: in tutti questi anni abbiamo salvato decine di migliaia di persone”, un merito che “ci viene riconosciuto da tutta la comunita’ internazionale, e che aumenta la reputazione del nostro Paese all’estero, difendendolo e proteggendoci tutti in un mondo diviso e polarizzato”.

Nel testo, la commissione Difesa ha detto basta ai corridoi umanitari ‘fai da te’ da parte delle ong, perche’ sono una prerogativa delle Istituzioni. “Non confondiamo i corridoi umanitari, che gia’ esistono, con la salvezza in mare che e’ un obbligo umano. Questo utilizzo pretestuoso del termine non mi piace” puntualizza Mario Giro, dal 2016 in prima linea con Sant’Egidio e Chiese protestanti per la creazione – di concerto coi ministeri dell’Interno e degli Esteri – di uno strumento che ha gia’ portato in Italia circa 700 profughi siriani in piena sicurezza e legalita’.

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“In Italia- aggiunge- sono nati dalla collaborazione tra le istituzioni e la societa’ civile, e diventando un modello europeo gia’ adottato dalla Francia, e su cui stanno ragionando anche Germania e Spagna”.

C’e’ poi la proposta dei militari a bordo delle navi, a cui le ong umanitarie si sono opposte con forza. “Securizzare o militarizzare il Mediterrnaeo non risolve il problema dei flussi, perche’ – spiega il viceministro – i fattori di spinta sono fortissimi. Piuttosto dobbiamo trovare il modo di trattenere i migranti nei loro Paesi. Noi ci stiamo gia’ lavorando, ma ci vuole tempo”.

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