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Wwf: In 6 mesi segnalate 53 carcasse di lupo, tra bracconaggio e incidenti stradali

Tra le regioni con il numero più elevato di segnalazioni (prevalentemente per incidenti stradali) spunta il Piemonte

Pubblicato:17-05-2017 15:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:14

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ROMA – “In soli 6 mesi sono state segnalate ben 53 carcasse” di lupi, “ma molte di più potrebbero essere quelle mai rinvenute o passate sotto silenzio”. Infatti “dai dati raccolti dal 1 novembre 2016 al 30 aprile 2017, è emerso che solo il 6% dei decessi registrati è riconducibile a cause naturali, mentre gli incidenti stradali (53%) ed il bracconaggio (32%) rappresentano le prime cause di morte”. Tra le regioni con il numero più elevato di segnalazioni, prevalentemente per incidenti stradali, “spunta il Piemonte”. Il problema della mortalità per cause antropiche, per quanto difficile da stimare, si conferma, “ancora una volta, significativo per la popolazione di lupo italiana, soprattutto sull’Arco alpino”. Nel giorno del Wolf Day del Wwf arrivano nuovi dati sulla mortalità dei lupi nel nostro paese che confermano quanto il simbolo della biodiversità italiana continui ad essere ad alto rischio. Quelli presentati oggi sono i risultati dei primi sei mesi del progettoMorte tra i lupi – quanti lupi muoiono ogni anno in Italia?’, lanciato dal gruppo ItalianWildWolf, composto da ricercatori, fotografi e appassionati del lupo. Questo progetto di citizen science, in cui i cittadini sono chiamati a raccogliere dati a scopo scientifico, rappresenta il primo esempio in Italia, applicato al lupo, ed ha l’obiettivo di attivare una raccolta di dati basati su osservazioni dirette e sulle notizie delle cause di morte del lupo diffuse da tutti gli organi di informazione. Tuttavia “queste percentuali sono difficilmente rappresentative- avverte il Wwf- in quanto è molto più probabile rinvenire una carcassa lungo la strada piuttosto che in un bosco: quindi sia il bracconaggio che le morti naturali potrebbero avere un’incidenza maggiore, sebbene dietro agli stessi investimenti si possano nascondere episodi di avvelenamento che debilitano i lupi esponendoli maggiormente al rischio di incidenti”.

“Gli episodi di bracconaggio sono stati compiuti con i mezzi più diversi, dalle armi da fuoco a lacci a bocconi avvelenati– avverte il Wwf-. Tra le regioni con il numero più elevato di segnalazioni (prevalentemente per incidenti stradali) spunta il Piemonte, in cui il lupo è presente almeno dal 1992 e che rappresenta un corridoio essenziale per la sopravvivenza del lupo sull’Arco alpino”. Il Wwf ringrazia ItalianWildWolf “per il prezioso lavoro”, invitando tutti i cittadini e gli appassionati a collaborare alla raccolta delle informazioni, ad auspica “una maggiore collaborazione tra gli enti preposti, in particolare Istituti Zooprofilattici, Regioni, Asl, Parchi ed Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), al fine di elaborare dati ancora più robusti e scientificamente attendibili”. Intanto il Piano nazionale di gestione del lupo nel quale sono presenti azioni importanti per la tutela del simbolo della biodiversità italiana continua ad essere fermo in Conferenza Stato-Regioni: il Wwf ribadisce la richiesta che “venga approvato al più presto senza il paragrafo sugli abbattimenti legali, così come indicato dalla quasi totalità delle Regioni”.


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