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Strage di Cutro, un’area islamica nel cimitero ma il sindaco è amareggiato: “Dalla politica solo polemiche”

A 50 giorni dal naufragio di Steccato, inumate a Cutro 6 salme senza nome. Sepolte con il capo verso la Mecca. Il sindaco Ceraso: "Da noi integrazione, tra i partiti diatribe sul decreto"

Pubblicato:17-04-2023 18:43
Ultimo aggiornamento:17-04-2023 18:45

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ROMA – A cinquanta giorni dalla tragedia di Steccato, il Comune di Cutro rende omaggio alle ultime vittime senza nome del naufragio del 26 febbraio scorso. Con una cerimonia funebre secondo il rito musulmano, sabato pomeriggio, lontano dai riflettori e dal clamore mediatico, nel cimitero della piccola cittadina calabrese, per settimane al centro della cronaca dopo la strage in mare, sono state inumate le salme dei migranti che nessuno ha riconosciuto. Si tratta di sei bare, tutti uomini, tra cui quella bianca di un bambino di appena 8 anni. “Quel piccolo è rimasto senza nome perchè probabilmente i suoi genitori sono ancora tra i dispersi”, spiega intervistato dalla DIRE il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso. Nella voce ha ancora tutta la stanchezza e l’amarezza per quanto ha visto su quella spiaggia. Tra i primi ad arrivare quella fredda mattina di febbraio sul litorale della provincia crotonese, Ceraso ha visto con i suoi occhi quei corpi nudi senza vita, alcuni sbattuti sull’arenile, altri ancora in balia delle onde con i soccorritori intenti a sottrarli alla furia del mare. E proprio sabato, mentre al cimitero in località Serre si organizzava il rito islamico per la sepoltura delle sei salme non identificate, il mare ha restituito il corpo di un altro uomo, la 94esima vittima ritrovata sulla spiaggia di Praialonga.

“Il mare restituisce ancora cadaveri”, commenta il sindaco preoccupato anche per l’avvicinarsi della stagione balneare. Anche quell’uomo ritrovato a Praialonga, vicino Isola Capo Rizzuto, se non riconosciuto sarà sepolto nei prossimi giorni nell’area islamica del cimitero. “Le ricerche dei dispersi proseguono, anche se si sono rallentate- spiega Ceraso- Dopo il trasferimento delle salme dal PalaMilone di Crotone, le abbiamo tenute noi per circa 40 giorni nella camera mortuaria di Cutro sperando che arrivasse qualcuno a identificarle. Purtroppo non è avvenuto e non potevamo più tenerle. Il fetore era tremendo. Erano sette, una è stata riconosciuta. Alle altre sei, cinque adulti e un bambino, finalmente abbiamo dato degna sepoltura.

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LA SIGLA SU OGNI BARA, L’ABBRACCIO TRA IMAM E PARROCO

Provvederemo anche a far mettere una lapide in legno con la data della tragedia e la ormai triste sigla assegnata ad ognuna delle vittime. Ogni sigla- ricorda il sindaco- ha una sequenza: KR, che sta per Crotone, il numero in ordine temporale del ritrovamento, ‘M’ come maschio, e le ultime cifre per indicare l’età presunta“. La cerimonia per la sepoltura delle sei salme senza nome dei morti nel naufragio di Steccato di Cutro è stata preparata dall’Imam Mustapha Achik, che ha indicato l’inclinazione con cui le bare dovevano essere predisposte verso la Mecca. Al rito era presente anche don David Fiore, il parroco di Cutro. Assieme al sindaco Antonio Ceraso e all’Imam si sono stretti in un forte abbraccio.

L’INTEGRAZIONE A CUTRO, C’È ANCHE UNA MOSCHEA

“Qui a Cutro- dice Ceraso alla DIRE- abbiamo circa 300 famiglie marocchine, perfettamente integrate. È stata creata una piccola moschea dove oltre ai momenti di preghiera li stiamo aiutando, come Comune, ad allestire una zona doposcuola per i bambini. Abbiamo regalato i banchi e c’è una maestra che li aiuta. Un mese fa io ho dato la cittadinanza a una ragazza che ha compiuto 18 anni. A metà maggio concretizzeremo il gemellaggio con tre città del Marocco a cui stiamo lavorando da tempo. In totale- continua il sindaco- la comunità straniera a Cutro conta circa 700/800 persone. Molti arrivano dalla Romania, dall’Ucraina, dalla Polonia. Trovano lavoro magari come badanti. La disponibilità della popolazione ad accoglierli da noi c’è da sempre. Migranti lo siamo stati anche noi d’altronde- conclude Ceraso- quando si partiva dal Sud per trovare un tenore di vita migliore. Noi qui lavoriamo da sempre in sordina per favorire l’accoglienza. Senza teatro, senza clamori. L’integrazione è questa”.

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IL SINDACO E IL DECRETO: SOLO POLEMICHE DOPO LA STRAGE

“Questa vicenda ci ha provato davvero, ci siamo dedicati anima e corpo a questa emergenza con una Giunta che si è insediata da quattro mesi e con l’attività amministrativa ordinaria da portare avanti. Sentire ancora le polemiche politiche mi scoraggia. Sono amareggiato“. Intervistato dall’Agenzia Dire, il sindaco di Cutro Antonio Ceraso, commenta le polemiche accese tra i partiti suscitate dal decreto migranti all’esame del Senato, approvato il 9 marzo scorso proprio a Cutro dal Cdm straordinario voluto da Giorgia Meloni dopo la strage del 26 febbraio. “Le diatribe le lascio agli altri- spiega Ceraso- Io dico solo una cosa: si prendano le decisioni che vanno nella direzione di far soffrire il meno possibile quella povera gente. Certo, se ci sono degli abusi nel sistema di accoglienza vanno fermati, ma il problema c’è da almeno trent’anni e taumaturghi di turno non ce ne sono stati fino ad ora. Alla fine dei conti solo chi vive sui territori sa i disagi di quella gente. E invece anche con il decreto in Parlamento vedo che è tutto solo contestazione. Qua mi pare che ora si sta formando il partito del ‘sì’ e il partito del ‘no’, un vecchio modo di fare politica. Ed ecco perchè alla fine siamo deboli nei confronti dell’Europa: perchè siamo divisi, si formano le cordate. Un progetto serio e condiviso dell’Italia farebbe sicuramente riflettere gli altri governanti d’Europa. E nessun Governo invece lo ha mai approntato”.

Quanto al nuovo commissario per l’emergenza migranti, il prefetto Valerio Valenti nominato dal Governo con una forte contestazione da parte di alcune Regioni, Ceraso commenta: “L’ho conosciuto. È venuto quattro giorni fa, prima della nomina, al campo profughi di Sant’Anna, il Cara, per vedere cosa si può fare per la struttura. Mi è sembrato una persona molto attenta al problema. L’attenzione c’è. L’emergenza c’è. Il Centro richiedenti asilo vicino Isola Capo Rizzuto è quello dove vengono portati i migranti che arrivano dai noi. Alcune aree sono dismesse o non sono agibili ma può avere tante possibilità per l’accoglienza ed essere migliorato”.

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