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NAPOLI – “Il nostro voto sull’utilizzo delle risorse della terza rata dei fondi del Pnrr sarà subordinato al riutilizzo dei fondi assegnati per progetti che sono ancora bloccati a sostegno di Industria 4.0 e Italia sicura. Un modo per superare le paludi della burocrazia, per prevenire e intervenire agilmente in caso di eventi straordinari attraverso l’unità di missione. Ci auguriamo che il governo ne tenga conto”. Così la senatrice Mariastella Gelmini (vicesegretaria nazionale di Azione e componente della Commissione Affari Costituzionali a Palazzo Madama), nel corso del webinar ‘Pnrr: tante risorse per la crescita del Paese bloccate da scadenze, burocrazia e vincoli di spesa. Serve un piano per salvare il Piano?‘, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“Il Pnrr non è il ‘piano’ Draghi o Meloni – le parole di Gelmini – ma il ‘piano’ dell’Italia. La politica è chiamata a una prova di maturità. Il nostro compito non è polemizzare o contrapporsi ma dare un contributo anche dall’opposizione per concretizzare queste risorse indispensabili per realizzare infrastrutture, transizione ecologica, sostenere scuole e sanità. Il Governo si è preso la responsabilità di rivedere la governance del Pnrr. Ma gli alibi dopo questa scelta sono finiti. Se il provvedimento sarà utile per semplificare le procedure e per accelerare i processi responsabilizzando gli enti locali, è evidente che la terza rata verrà riconosciuta all’Italia. Se così non dovesse essere, non sarà accettabile uno scaricabarile”.
Dal fronte della maggioranza rassicura tutti Alberto Gusmeroli (Lega), presidente della commissione Attività produttive della Camera dei Deputati: “Sono ottimista e ritengo che malgrado tutte le complicazioni burocratiche e quelle fiscali, tipiche del nostro Paese, abbiamo diverse eccellenze nel campo delle imprese pubbliche e private alle quali è stata affidata la responsabilità di attuare diversi progetti del Pnrr. Riusciremo a realizzare le opere necessarie a questo Paese e il nuovo Codice Appalti promosso dal ministro Salvini darà un contributo fondamentale per dare una forte spinta ai lavori. Se i soldi del Pnrr vengono affidati ai comuni e agli enti locali, e ci sono amministratori capaci, è possibile mettere riqualificare scuole, strade e diverse opere strategiche. Era chiaro – ha aggiunto Gusmeroli – che gli obiettivi dovessero essere rivisti alla luce dell’aumento dei costi delle materie prime, ma bisogna erogare i fondi velocemente se vogliamo portare a casa il risultato. Opere come il Ponte sullo Stretto rilanceranno sviluppo e occupazione al Sud. Quando le aziende italiane si impegnano, vedi il ponte Morandi, è possibile realizzare grandi opere nei tempi richiesti”.
Critica Anna Laura Orrico, deputata del M5s in commissione Cultura a Montecitorio, che ha detto: “Abbiamo chiesto al ministro Fitto di riferire in Parlamento sullo stato dell’arte dei progetti legati al Piano. Non possiamo consentirci di perdere questa grande occasione di rilancio per l’Italia e soprattutto per il Sud. Chi in campagna elettorale aveva professato di essere pronto alla fine non si è dimostrato tale. C’è un ritardo nell’attuazione del Pnrr attribuibile alla miopia e a una mancanza di visione strategica del governo che, invece di trovare soluzioni, pensa a litigare al proprio interno. Ritardi dovuti alla mancanza di risorse umane adeguate all’interno degli enti pubblici che non riescono a presentare progetti per i bandi. Penso ad esempio al bando sugli asili nido, prorogato a maggio, oppure a quanto accade in Calabria dove si rimandano indietro 20 milioni sulla digitalizzazione dei comuni perché mancano progetti adeguati. Invece di colmare questi gap il Governo addirittura, con la Lega, afferma che vista l’incapacità di impegnare i soldi, si potrebbero rifiutare le risorse offerte dall’Europa. Non vorremmo che ciò accadesse”.
Secondo Nazario Pagano (FI), presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, “la previsione di tempi molto brevi per l’espletamento delle procedure del Pnrr è sicuramente una criticità che il governo sta cercando di superare. Le prime due rate sono andate a buon fine e per la terza rata da 19 miliardi di euro bisogna risolvere alcuni problemi. Dei 55 obiettivi del secondo semestre 2022, messo sotto osservazione dall’UE, ci sono solo aspetti che necessitano di ulteriori approfondimenti: in materia di concessioni portuali per le quali è stata eccepita la non corrispondenza ai criteri dell’antitrust europeo; per gli interventi sulle reti di teleriscaldamento; per alcune misure dei piani urbani integrati, tra i quali il progetto del bosco dello sport di Venezia e la ristrutturazione dello stadio Franchi di Firenze. Il governo vuole risolvere queste criticità per ottenere un verdetto positivo sull’erogazione della terza rata che arriverà a fine mese. E sono convinto che tutto andrà a buon fine. L’Italia non rinuncerà in alcun modo a queste risorse”.
Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Pasqua Borracci, commercialista e revisora dei conti dell’Odcec Bari. “La terza rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza, quella legata agli obiettivi del secondo semestre 2022, è bloccata in attesa – ha spiegato – di ulteriori chiarimenti da fornire all’UE. Una circostanza che non deve assolutamente essere sottovalutata, per la quale auspichiamo il massimo impegno del governo affinché siano superati tutti gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione di questo passaggio fondamentale per utilizzare a pieno i fondi. D’altro canto, finora, su 67 dei miliardi già ricevuti ne abbiamo spesi circa 23. Lo ritengo più di un campanello d’allarme per il quale è necessario individuarne rapidamente le cause e intervenire nei tempi che l’Europa ci chiede”.
Le conclusioni sono state affidate al consigliere dell’Istituto nazionale Esperti contabili Paolo Longoni per il quale la situazione dell’attuazione del Pnrr “è la fotografia esatta della cronica incapacità della nostra pubblica amministrazione di spendere e realizzare gli investimenti”. “Spesso ce ne rendiamo conto girando per i comuni, dove vediamo diversi soggetti assolutamente non idonei a compiti di questa rilevanza. Probabilmente – ancora Longoni – sarebbe necessario intervenire sulle capacità progettuali e di accesso alla spesa di tutti gli attori che devono attingere a queste risorse se davvero vogliamo puntare ad una attuazione più rapida ed efficiente di queste misure”.
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