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‘Non una di meno’ al Campidoglio, chiude la settimana degli spazi femministi

Sarà ricca di lezioni aperte e momenti di approfondimento la Giornata degli spazi femministi organizzata per il 18 aprile dalle attiviste di Non Una Di Meno-Roma, Casa delle Donne 'Lucha y Siesta' e Casa Internazionale delle Donne

Pubblicato:17-04-2019 14:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:22

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ROMA – Una giornata di “lotta e informazione, per diffondere strumenti di conoscenza condivisi”. Sarà ricca di lezioni aperte e momenti di approfondimento la Giornata degli spazi femministi organizzata per domani, 18 aprile, dalle 15 in piazza del Campidoglio, a Roma, dalle attiviste di Non Una Di Meno-Roma, Casa delle Donne ‘Lucha y Siesta’ e Casa Internazionale delle Donne. 

Obiettivo della mobilitazione lanciare un appello alla sindaca di Roma, Virginia Raggi, e alla sua Giunta, “per trovare soluzioni condivise ai problemi che riguardano oggi la Casa delle Donne ‘Lucha y Siesta’ e la Casa Internazionale delle Donne” e la sorte, in generale, degli spazi femministi della Capitale. Non solo. L’appello di Non Una Di Meno-Roma è stato raccolto dalle femministe di tutta Italia che hanno trasformato quella che era stata pensata come una singola giornata nella Settimana degli spazi femministi, declinata in base alle esigenze dei territori. 

A dare il via l’11 aprile alla sette giorni, è stata Bologna, seguita da Napoli e Pavia, venerdì 12 aprile, Mantova, il 14, e Roma, che domani chiuderà la mobilitazione. La giornata si aprirà in piazza del Campidoglio alle 15,30 con un intervento di Valeria Ribeiro Corrosacz, ricercatrice in discipline demoetnoantropologiche dell’università di Modena e Reggio Emilia, sull”Intersezionalità’, “una lezione in piazza- spiega Simona, attivista di ‘Lucha’ e Nudm-Roma- sulla pratica femminista di unire le lotte e di sentirci parte oppressa tutte assieme, rispetto al genere, la razza e la classe”. 


Alle 16.30 sarà la volta di Elisa Giomi, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’università Roma Tre, che proporrà il tema della “comunicazione non stereotipata nel racconto della violenza sulle donne, su come oggi viene comunicata dai media e come, invece, si dovrebbe raccontare, non vittimizzando o colpevolizzando le donne che subiscono violenza”. 

Alle 17 previsto, poi, l’intervento di Federica Giardini, docente di Filosofia politica all’università Roma Tre, “con una lezione in piazza sul rapporto tra l’urbano e il femminismo”. “Ci sarà anche un momento di approfondimento su ddl Pillon e collegati- aggiunge Simona- mentre verso le 17 si terrà un workshop in cui insegneremo alle istituzioni come si fa un tavolo di trattative, sulle vertenze che ci saranno in piazza su ‘Lucha’, sulla Casa, su ‘L’alveare’, sui centri antiviolenza che ci sono già e su quelli che dovrebbero aprire. Ci aspettiamo che questo ennesimo momento di piazza dell’agitazione permanente di Non Una Di Meno sia un modo per mettere in luce quanto sono importanti gli spazi delle donne e quanto non solo vadano difesi, ma replicati, quanto vada rispettata la loro autonomia, perchè portano avanti un percorso fondamentale per l’avanzamento dei diritti e e della cultura di questo Paese. Ci aspettiamo di essere ricevute in delegazione dalla sindaca”.

Una giornata “di difesa” degli spazi femministi già conquistati, quindi, ma anche “di narrazione e promozione di quelli possibili, in una città come Roma dove su quindici municipi ci sono solo due case delle donne, una occupata totalmente a rischio, l’altra che rischia di vedersi sommersa dai debiti”, spiega alla Dire Michela, attivista di ‘Lucha y Siesta’ e Non Una Di Meno-Roma. 

Ma che cos’è uno spazio femminista? “É un luogo di accoglienza, ma anche di elaborazione culturale e politica sulle questioni di genere- continua- Ma le domande legittime che dovremmo porci a Roma sono: quali sono gli spazi fisici che hanno perso un proprio senso, come il consultorio, nel mio municipio? Come si costruisce un bando per un centro antiviolenza?”. 

Proprio il consultorio, avverte Michela, “non viene più percepito come spazio delle donne, politico, ma come ambulatorio. Quello spazio è stato conquistato, ma è stato snaturato, ed è importante che i territori si chiedano come riportarlo a essere un luogo politico, sanitario ma anche sociale, come stanno facendo le assemblee dei consultori che domani saranno in piazza”. 

Mentre sui Cav, l’attivista denuncia: “Gli spazi di accoglienza per le donne che escono dalla violenza a Roma sono scandalosamente pochi. Quando arrivano al centro antiviolenza spesso non riescono ad avere una risposta per uscire di casa. Dovrebbe esserci minimo una casa delle donne come ‘Lucha y Siesta’, che ha 14 posti, in ogni territorio”, sottolinea Michela “perchè se ci sono dei posti liberi in casa rifugio l’operatrice può costruire il percorso in maniera diversa”. Ma influisce, sulla costruzione del percorso, anche la durata del bando: “Se il centro può godere della programmazione su bando triennale agisce in un modo, se il bando ha una scadenza di qualche mese l’operatrice, come femminista si impegna nello stesso modo- conclude- ma con un orizzonte progettuale diverso”.

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