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Giorgia Meloni vince in casa Cgil, Landini si prepara per Palazzo Chigi

Oggi la Presidente del Consiglio col suo intervento al Congresso nazionale della Cgil ha segnato un punto importante

Pubblicato:17-03-2023 19:17
Ultimo aggiornamento:17-03-2023 19:58

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ROMA – Niente giri di parole: ha vinto Giorgia Meloni. Oggi la leader di Fratelli d’Italia e Presidente del Consiglio col suo intervento al Congresso nazionale della Cgil, primo sindacato in Italia con oltre cinque milioni di iscritti quasi tutti militanti di sinistra, ha segnato un punto importante. Aver deciso di accettare l’invito di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil alla fine si è trasformato, per tutti e due, in vittoria politica. Meloni ha dimostrato di non temere platee ostili, anzi, ha pure ringraziato e giudicato importante la contrapposizione “che ha un ruolo positivo ed educativo, per arrivare all’unità come è l’interesse superiore del Paese, il comune destino che dà un senso alla contrapposizione appunto”.

Dopo 27 anni è la prima Presidente del Consiglio che ha preso la parola davanti ai mille delegati Cgil, l’ultimo era stato Romano Prodi. Da politica di razza, navigata, è stata anche per 20 secondi ad ascoltare la protesta del gruppetto di delegati che cantando Bella ciao, col pugno alzato, sono usciti fuori dalla sala. Anche a loro ha riservato una battuta che ha colto nel segno: parlando dello striscione “Meloni pensati sgradita” chiaramente ispirato al ‘pensati libera’ che l’influencer Chiara Ferragni aveva mostrato sul palco di Sanremo, Meloni ci ha scherzato su: “Non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica“, per poi aggiungere: “da quando avevo 16 anni che sono abituata a prendere fischi, figuriamoci se mi spaventano, anzi dopo tanti anni rivendico il titolo di Cavaliere al merito”.

Ha vinto anche Maurizio Landini, segretario uscente e rientrante per i prossimi 4 anni alla guida della Cgil, perché oggi anche lui ha marcato una scelta più politica che sindacale ‘scendendo’ nell’arena della contesa partitica, dei rapporti tra questi e il Governo. Magari pensando ad una sua possibile candidatura a Palazzo Chigi come leader del Centrosinistra unito quando arriveranno le prossime elezioni politiche. Da parte sua il Presidente del Consiglio non ha ceduto su nulla, anzi, ha rivendicato con forza ogni singola decisione del suo Governo in tema di lavoro. Con un colpo mortale al salario minimo garantito e al reddito di cittadinanza: “Garantire per legge il salario minimo non è la strada più efficace – ha detto-perché non diventerebbe una tutela aggiuntiva ma una tutela sostitutiva rispetto alla contrattazione collettiva. La strada più efficace – ha sottolineato- è estendere i contratti collettivi ai settori non coperti allargando la platea dei tutelati”. Delegati Cgil spiazzati.


Ancora più netta sul reddito: “E’ una misura che ha fallito gli obiettivi per i quali era nata, perché c’era a monte un errore: mettere nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi non poteva. Ma chi può lavorare non può essere mantenuto dallo Stato, la strada deve essere quella di proporre posti di lavoro dignitosi”. Delegati Cgil spiazzati di nuovo. Anche la fine del suo discorso è stata da manuale: “Rappresento tutti gli italiani, quindi rivendicate senza sconti, saremo d’accordo alcune volte, altre no, ma ascolterò senza pregiudizi”. Per quanto riguarda il confronto a distanza tra Giorgia Meloni e la nuova segretaria del Pd, Elly Schlein, intervenuta ieri al Congresso tra gli applausi di tutti i delegati Cgil, da notare che le due donne sembrano aver capito che polarizzare lo scontro tra loro due alla fine sia un vantaggio perché chi sta in mezzo rischia di non contare nulla.  Anche i sondaggi che stanno misurando il peso delle due leader stanno registrando cambiamenti significativi: con Meloni che resta forte nel Centrodestra col suo 30% e Schlein che sta guadagnando consensi portando il Pd dal 15% in cui era sprofondato al 20% di oggi, staccando di netto il M5S di Giuseppe Conte.

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