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Il cardinale Zuppi: “Combattere il Covid in Africa, altrimenti ritornerà”

L'arcivescovo di Bologna lancia un monito all'Europa: "Non bisogna scaricare le responsabilità, ma continuare con la solidarietà: ci conviene farlo"

Pubblicato:17-03-2021 13:30
Ultimo aggiornamento:17-03-2021 13:30

Zuppi vescovi assisi
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BOLOGNA – La pandemia da Covid-19 va combattuta anche in Africa e con più decisione. Altrimenti “ritorna”. È l’avvertimento spedito dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, ieri nel corso di un incontro sulla situazione africana organizzato nell’ambito del ciclo ‘I Martedì’ del Centro San Domenico e trasmesso online. “Se non combattiamo la pandemia in Africa, ritorna- ammonisce Zuppi- quindi da un certo punto di vista, ci conviene farlo. Vale per questa così come per tutte le altre pandemie”. In Africa, aggiunge il Cardinale, “ci sono affari, fatti anche con gli africani, non c’è dubbio. Ma questo non deve essere un pretesto per continuare a farli, scaricando per di più la responsabilità. Anzi, a maggior ragione bisogna continuare con la solidarietà. Come Europa, dobbiamo pensarci insieme all’Africa”, insiste Zuppi.

“BASTA CRIMINALIZZARE LE ONG, VANNO AIUTATE”

Le ong spesso vengono criminalizzate e non va affatto bene. Se ci sono responsabilità specifiche, è una cosa. Ma dobbiamo essere orgogliosi di loro e semmai dobbiamo porci il problema di come aiutarle di più“. Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, torna a difendere così le onlus impegnate nella cooperazione internazionale. “Sono persone che danno la vita e sacrificano il loro tempo, con una presenza che è professionale e di pieno volontariato- afferma il cardinale- dobbiamo appoggiarle e aiutarle. Dobbiamo avere orgoglio per queste persone, che costruiscono ponti in condizioni spesso terribili per tutti. Non parliamo di eroi e non sono marziani. È gente che non si è rassegnata, che pensa che il mondo è casa propria e che siamo tutti fratelli. Dovremmo di più guardare il nostro mondo coi loro occhi”.

Zuppi cita anche il caso dell’Etiopia e della guerra nel Tigray. “Tante volte la presenza delle Ong è l’unica speranza- afferma il cardinale- l’unica luce in una situazione disperata, perché c’è una globalizzazione senza misericordia. Gli occhi delle Ong non sono per niente ingenui, ma neanche cinici. Sono di grande realismo e di grande speranza, che non si sono rassegnati nonostante le difficoltà e che continuano a seminare consapevolezza e responsabilità. Guardano gratuitamente, con rispetto, aiutando la società civile e liberando dall’idea commerciale. Vedono anche con occhio politico, nel senso migliore del termine, per rispondere alle necessità della casa comune”.


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