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Mozambico, l’italiano a Beira: “Subiamo gli effetti dei cambiamenti climatici”

Raggiunto telefonicamente dalla 'Dire', Ghisu parla da Caia, una località non lontana da Beira, dopo il passaggio del ciclone Idai

Pubblicato:17-03-2019 14:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:14

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ROMA – “È possibile prevedere che ci saranno degli sfollati. Un uragano di queste dimensioni metterà in ginocchio la città: case distrutte e tetti scoperchiati, mentre i servizi medico-sanitari non sono adeguati”. Paolo Ghisu è Rappresentante Paese per il Cam, il Consorzio delle associazioni in Mozambico, una ong che riunisce varie associazioni solidali trentine attive nel Paese. Grazie al sostegno della Regione autonoma di Trento, a Beira e provincia si lavora sulla gestione dei rifiuti, mentre nei distretti rurali il Cam realizza programmi di microcredito, salute, educazione prescorale e pianificazione territoriale. Raggiunto telefonicamente dalla ‘Dire’, Ghisu parla da Caia, una località a 370 chilometri da Beira – la seconda città del Mozambico, con oltre mezzo milione di abitanti – a poche ore dal passaggio del ciclone Idai.

“Il fiume Zambesi era già esondato per le abbondanti piogge delle settimane scorse. Ora si è aggiunto anche il ciclone, il secondo dopo il tifone di qualche giorno fa”. E la popolazione, nonostante i costanti avvisi delle autorità, “non sempre può avere accesso alle informazioni, che in alcuni contesti sono un lusso. Molti quindi erano impreparati”.


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A Beira, conferma il cooperante, c’è un blackout delle comunicazioni e dei trasporti: “Comunica solo chi ha i telefoni satellitari, mentre sappiamo che l’unica strada che porta in città è stata chiusa per la caduta di alcuni alberi. L’accesso resta difficoltoso”. Poi c’è il problema degli alloggi non sicuri: “la stragrande maggioranza vive in quartieri informali”. La municipalità, prosegue Paolo Ghisu, “ha fatto molto per migliorare le infrastrutture cittadine. Questo disastro riporta tutto indietro”.

Poi c’è l’impatto del ciclone sulle zone rurali: “sappiamo che intere coltivazioni di mais e sesamo sono allagate. I raccolti distrutti”. Per questo già è arrivata l’assicurazione di alcune agenzie umanitarie di impegnarsi a inviare aiuti.

“E’ presto per parlare di crisi umanitaria- dice il responsabile Cam- tuttavia un simile evento è indubbiamente legato ai cambiamenti climatici. Da tempo gli esperti avvertono che in Mozambico – e non solo – eventi atmosferici stagionali si presenteranno con maggior forza e intensità”. Ad esempio, “gli scienziati avevano avvertito già lo scorso autunno che la stagione delle piogge – attualmente in corso – sarebbe stata ‘secca’”: vale a dire, lunghi periodi di siccità alternati a piogge molto abbondanti che danno origine alle alluvioni. Una cosa disastrosa per chi vive di agricoltura, ma anche per le zone urbane con infrastrutture deboli. “E teniamo presente- conclude il cooperante- che il Mozambico attraversa una crisi economica, con una forte inflazione. Le cose non sono affatto semplici”.

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