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Beni confiscati alle mafie, in un anno raddoppiano in Emilia Romagna

20 sono a Bologna e provincia, 21 a Ferrara, 16 a Rimini, 12 a Forlì, 11 a Ravenna, nove a Modena, cinque a Piacenza, tre a Parma e uno a Reggio Emilia. Poi, ci sono le aziende...

Pubblicato:17-03-2015 15:17
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:11

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Convegno organizzato da Libera e Alma Mater di Bologna

Convegno organizzato da Libera e Alma Mater di Bologna

BOLOGNA – Che le mafie si siano ormai radicate in Emilia-Romagna lo certificano anche i beni confiscati ai clan, che nel giro di un anno sono raddoppiati. Tra marzo 2014 e marzo 2015, sono 58 i beni immobili in più sottratti ai clan, per un totale di 98 in tutta la regione, nessuna provincia esclusa. Di questi, solo 36 però hanno trovato una nuova destinazione per usi istituzionali o sociali. Nel dettaglio: 20 sono a Bologna e provincia, 21 a Ferrara, 16 a Rimini, 12 a Forlì, 11 a Ravenna, nove a Modena, cinque a Piacenza, tre a Parma e uno a Reggio Emilia. A questi immobili (case, terreni, appartamenti e garage) si aggiungono le aziende confiscate alle mafie: ce ne sono 20 a Bologna, quattro a Modena, tre a Rimini, due a Ferrara e una a Piacenza. Per la maggior parte si tratta di srl e di cooperative, che operano nel settore delle costruzioni e alberghiero. Il 67% risulta inattiva dopo la confisca. Non va poi dimenticato che tra l’agosto 2013 e il luglio 2014, in regione sono stati sequestrati alle mafie 448 beni, per un valore di 21 milioni di euro. Numeri, come riferisce il dossier 2015 di Libera, che fanno dell’Emilia-Romagna la regione del nord Italia col maggior numero di sequestri ai clan mafiosi.

Il quadro è stato tracciato questa mattina durante un convegno sui beni confiscati alle mafie in Emilia-Romagna, organizzato da Libera e Alma Mater di Bologna nella sede di Giurisprudenza, sotto le Due torri. La mappatura è opera di Federica Terenzi, giovane studentessa del master ‘Pio La Torre’ dell’Ateneo di Bologna sulla gestione dei beni sottratti alle mafie, diretto da Stefania Pellegrini.

Dei beni confiscati alle mafie in Emilia-Romagna, cinque sono in città a Bologna. Tutti sono stati richiesti dal Comune fin dal 2012, che però finora se ne è visti assegnare solo tre: un appartamento in via Galliera, destinato al commissariato usi civici; un garage in via Matteotti, che sarà messo a reddito e i cui proventi saranno destinati alle politiche sociali; un appartamento in San Vitale che sarà assegnato alla Casa delle donne per non subire violenza. Ancora da assegnare è invece un appartamento in Galleria Falcone e Borsellino, su cui però ci sarebbe l’interesse di un organo dello Stato (quindi il Comune è in coda), e Villa Celestina, un palazzo di quattro piani da 800 metri quadrati nelle vicinanze di viale Aldini, circondato da un parco. In questo caso, però, l’ostacolo è doppio. La villa è ipotecata (servirebbero circa 500.000 euro per sbloccare l’ipoteca) e in più è in pessime condizioni. “E’ un rudere- conferma l’assessore alla Legalità del Comune di Bologna- stimiamo che servano tre-quattro milioni di euro per rimetterlo in sesto”. Quello dei fondi è un problema non da poco. “I Comuni non hanno le risorse per recuperare i beni confiscati- lamenta Monti- e spesso sono lasciati da soli“. A questo si aggiunge la lentezza con cui le case e i terreni sottratti alle mafie vengono riassegnati. “Noi abbiamo ricevuto adesso dei beni che abbiamo chiesto tre anni fa”, sottolinea l’assessore.


di Andrea Sangermano

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