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Caso Massaro, il paradosso del Minorile che può prevalere sulla Corte d’Appello

L'appello alla neoministra della Giustizia, Marta Cartabia: "Invii ispezioni nei tribunali"

Pubblicato:17-02-2021 20:05
Ultimo aggiornamento:17-02-2021 20:19

laura massaro
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ROMA – Centinaia di casi pervenuti che “testimoniano una difficoltà sempre maggiore di tutelare i propri figli in tribunale” in procedimenti che “la maggior parte delle volte partono da denunce di donne per violenze fisiche, psicologiche, possibili abusi, sempre più inascoltate, spesso archiviate”. Casi in cui “ci troviamo di fronte alla valutazione delle capacità genitoriali della persona che ha denunciato per tentare di salvare se stessa e i propri figli”, e in cui, poi spesso, “il malfunzionamento del sistema comporta l’allontanamento del figlio dall’ambito familiare, principalmente dalla madre”.

Sta tutto nelle parole pronunciate stamattina in apertura della conferenza stampa sul caso Laura Massaro alla Camera dalla deputata di Forza Italia, Veronica Giannone, il paradosso che continua a consumarsi sulla pelle di centinaia, forse migliaia, di madri italiane che denunciano violenza e maltrattamenti da parte di compagni ed ex compagni e si ritrovano la vita scandagliata dalla lente di ingrandimento di consulenze tecniche d’ufficio, perizie e relazioni dei Servizi Sociali, provvedimenti provvisori dei tribunali minorili, percorsi di psicoterapia obbligatori, in un gorgo di procedimenti e querele che dura anni e travolge le vite loro e dei loro bambini.

È così anche per il figlio di Laura, oggi undicenne, un’infanzia segnata dal “terrore”, dice la mamma, persino di fare la cosa più naturale per un bambino, “andare a scuola”, perchè vive nella costante consapevolezza e tensione di un padre che chiede per lui l’allontanamento e il collocamento in casa famiglia“, racconta. Un caso che sembrava essersi parzialmente chiuso con una semivittoria per la mamma-coraggio, quando nel gennaio del 2020, la Corte d’Appello aveva annullato il precedente provvedimento del Tribunale dei minorenni che disponeva l’allontanamento del bambino, senza revocare però la figura del tutore. Ma che, dopo otto anni, sembra assumere le sembianze di quello che la donna definisce una “persecuzione giudiziaria”.


“Nell’ultima udienza al tribunale dei Minorenni del 3 febbraio- spiega Massaro in conferenza stampa- il padre del bambino e la tutrice, a cui è stato affidato indebitamente mio figlio sulla base di una perizia di alienazione parentale, hanno di nuovo richiesto il collocamento in casa-famiglia, in assenza di qualsiasi motivazione plausibile e a fronte di una sentenza di appello che revoca in via definitiva il suo allontanamento da me”. Su questo vero e proprio tilt tra il decreto d’appello che revoca l’allontanamento, passato in giudicato quindi “ormai incontrovertibile”, e “il continuo aggiornamento del processo minorile”, l’avvocato di Laura Massaro, Lorenzo Stipa, punta il dito, denunciando le storture di un sistema, quello del minorile, nato “con un regio decreto del 1934, e, nella sua forma, mai riformato”.

Tante le criticità rilevate dal legale: dalla natura “inquisitoria del processo, a contraddittorio differenziato, in cui il giudice ha un potere enorme e le parti vengono convocate a decisione già presa”, alla “mancanza di una forma scandita proceduralmente”, dalla “difficoltà enorme ad accedere agli atti”, al “ricorso spasmodico ai provvedimenti temporanei che hanno problemi di limitata impugnabilità”. Nelle maglie di questo sistema sono rimaste impigliate le vite della sua assistita e del suo bimbo, per cui viene chiesto un nuovo allontanamento “con l’unica scusa che non ci sono stati incontri tra il minore e il padre, che però andavano stabiliti dallo psicoterapeuta e dai Servizi Sociali, che hanno ammesso che la loro struttura durante la pandemia è rimasta immobile. L’impossibilità di questi incontri, quindi- osserva Stipa- non è dovuta alla signora Massaro”.

Si chiede il legale: “Vale più un tribunale di una Corte d’Appello? A questo punto purtroppo la prassi è questa- osserva- Le motivazioni per cui il padre e il tutore nominato dal tribunale richiedono l’allontanamento non sono supportati da elementi oggettivi. Dopo questo decreto, infatti, il minore ha fatto gli incontri presso l’ospedale indicato- chiarisce- è stata fatta una relazione e non è stato rinvenuto nessun elemento patologico o psicopatologico che giustificasse interventi di natura psicoterapeutica o neuropsichiatrica. Poi è arrivata la pandemia e si è bloccato tutto”.

“Ho portato regolarmente il bambino in ospedale e la dottoressa ha relazionato- riprende Massaro- Avevo semplicemente chiesto alla tutrice di portare il bambino in orari compatibili con il mio lavoro, perchè uno degli effetti collaterali e dannosi di questi procedimenti- denuncia- è che gli orari delle visite e dei colloqui vanno a minare l’attività lavorativa”, oltre ad arrecare “un grave danno economico. La tutrice, quindi, ha pensato bene di incolparmi di aver ostacolato questo percorso” ed “è arrivata addirittura a querelarmi”.

All’udienza del 3 febbraio “mi sono ritrovata sottoposta a una Santa Inquisizione, oggetto di continue diffamazioni- continua la donna- Ho mantenuto il sangue freddo e ho preferito uscire, e mentre ero al telefono su un marciapiede pubblico, fuori dal tribunale, mi è stato riferito che la giudice relatrice del procedimento aveva chiesto che fosse chiamato il 118. Non sento più di vivere in uno Stato di diritto– confessa- Io sono adulta e sono in grado di sostenere questa situazione, ma mio figlio non ce la fa più, vuole vivere la sua infanzia, nel rispetto delle sue volontà”.

Mi viene in mente un quadro di Goya che si chiama ‘Il sonno della ragione genera mostri’– ragiona Stipa- In questo caso la ragione potrebbe essere la giustizia, una giustizia dormiente che sta generando questi mostri procedurali”.

Quindi, l’appello alla neoministra della Giustizia, Marta Cartabia: “Auguro alla ministra un sereno incarico e chiedo che faccia luce su tutti questi provvedimenti. Circa 500, secondo me sono la punta dell’iceberg, sono stati presi come campione dalla Commissione femminicidio che sta valutando questi casi e dovrebbe relazionare in Parlamento sull’esito di queste indagini- ricorda- La Commissione ha anche poteri istruttori e paragiudiziali, quindi potrebbe intervenire direttamente nei singoli casi, e auspico che, qualora venissero trovate delle irregolarità da parte dei magistrati e nella procedura, questo intervento possa essere findalmente attuato e dare un po’ di giustizia a queste mamme e bambini che in questi anni non ne hanno avuta”.

“Alla luce di queste situazioni- conclude Giannone- abbiamo necessità di riformare il sistema giudiziario minorile“.

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GIANNONE (FI): A BREVE PDL PER RIFORMA SISTEMA GIUDIZIARIO MINORILE

“Depositerò nei prossimi giorni una proposta di legge a mia firma, che avrà sicuramente il sostegno di tutto il gruppo di Forza Italia, per riformare alcuni importantissimi articoli del Codice Civile che possono effettivamente andare a regolare un po’ il funzionamento del sistema giudiziario minorile per quanto riguarda gli allontanamenti e le questioni legate ai minori in caso di separazione”. Lo annuncia all’agenzia di stampa Dire la deputata di Forza Italia, Veronica Giannone, a margine della conferenza stampa promossa stamattina alla Camera ‘Prospettive di riforma del Tribunale per i Minorenni per migliorare la qualità e superare la lentezza della giustizia minorile. Il caso Massaro come testimonianza della mancata tutela del minore’.

“È una proposta di legge che va a modificare alcuni articoli del Codice Civile, come il 330, il 336 e il 403, che riguarda proprio l’allontanamento del minore in casi di gravi situazioni, quindi parliamo di maltrattamenti, abbandono, pericolo di vita- precisa la parlamentare forzista- Così dovrebbe funzionare, invece noi ci ritroviamo tantissimi casi in cui questo allontanamento non avviene per motivazioni concrete, documentabili e a tutela del minore”, ma “esclusivamente per questioni legate a delle correnti di pensiero psicologiche”.

La psicologia forense, osserva la deputata impegnata da tempo nel far emergere le storie delle madri accusate di alienazione parentale, “tende, tramite i consulenti tecnici d’ufficio, a fare delle valutazioni solo ed esclusivamente psicologiche sulla base di correnti di pensiero di un certo tipo. Molte, purtroppo, sono legate a quella che viene definita alienazione parentale”, o, in altri termini, a teorie sulla “madre simbiotica, adesiva, istrionica, sul conflitto di lealtà del minore. Quindi- avverte- si trasforma tutto in una sorta di conflittualità tra i genitori e si tende ad arrivare, con una decisione a mio parere esagerata, fuori luogo, assurda, ad allontanare il minore per motivazioni che non sono reali, nè scientificamente provate o dimostrabili. Bisogna cambiare assolutamente la situazione, bisogna cambiare rotta, bisogna fare in modo che gli allontanamentii siano veramente l’ultima spiaggia, soltanto in casi gravi, e iniziare invece a lavorare su quella che è una forma culturale- conclude Giannone- Bisogna cercare di tutelare prima di tutto e sempre i minori, cosa che purtroppo ad oggi, mi dispiace dire, non avviene”.

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