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Covid, Normanno (Pascale di Napoli): “Variante scoperta grazie a studio sulle mutazioni”

A spiegarlo alla Dire è il professor Nicola Normanno, che insieme al collega Giuseppe Portella della Federico II ha scoperta la nuova variante B.1.525

Pubblicato:17-02-2021 17:38
Ultimo aggiornamento:17-02-2021 17:42

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ROMA – “La Regione Campania ci ha sostenuto con un bando grazie al quale abbiamo sviluppato capacità di analisi genomica specifica per le mutazioni del Covid-19, così è avvenuta la scoperta della variante a Napoli”. A spiegarlo alla Dire è il professor Nicola Normanno, dell’istituto tumori Pascale di Napoli, che insieme al collega Giuseppe Portella della Federico II ha scoperta la nuova variante del virus: la B.1.525.

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– Professor Normanno, sequenziare e indagare le mutazioni del SarS-CoV-2 è quello che chiedono virologi e scienziati.

“Questo è un progetto che portiamo avanti già da tempo con il professor Portella che stiamo sviluppando sul sequenziamento dell’isolamento di varianti del virus e arrivarci in maniera rapida. Noi non siamo virologi, ci occupiamo di ricerca sul cancro, ma abbiamo sviluppato un’ottima capacità di sequenziamento e abbiamo messo a disposizione questa capacità. Con la Federico II abbiamo selezionato campioni da analizzare e abbiamo scelto questo campione perché è di una persona che era stato all’estero, risultato positivo, e poteva riportare una delle mutazioni del virus. Con stupore ci siamo trovati di fronte ad una variante mai individuata prima”.


– Come mai si è concentrato su questa attività, pur occupandosi di tumori?

“Per le malattie tumorali è essenziale sequenziare il genoma di ogni singolo paziente per meglio indirizzare i bersagli terapeutici. Con il Covid e la problematica varianti abbiamo pensato fosse necessario monitorare le variazioni del virus, discutendo di questa idea con Portella, abbiamo presentato un progetto alla Regione Campania che ci ha finanziato e il progetto ha dato così i suoi frutti. Faccio parte come presidente dell’istituto di cancerologia e ho riscontrato che ci sono molte strutture, soprattutto pubbliche, che stanno contribuendo all’analisi e al sequenziamento. In una survey nazionale che abbiamo condotto, abbiamo inoltre scoperto che molti colleghi stanno dando una mano sulla pandemia anche attraverso progetti di ricerca per aumentare la conoscenza del virus e trovare strategie più efficaci di contrasto alla diffusione del Covid-19″.

– C’è un consorzio per l’analisi genomica del virus sotto l’egida dell’Istituto superiore di sanità: state partecipando a questa rete?

“Al momento non ne facciamo parte, potremmo aderire, per adesso abbiamo comunicato la nostra scoperta con la sequenza individuata ai database internazionali mettendo a disposizione la classificazione della variante, anche grazie all’Istituto superiore di sanità che ci ha segnalato appunto che B.1.525 non era ancora nota”.

– Continuerete il lavoro di sequenziamento?

“Vogliamo dare un contributo a questa ricerca delle varianti. Avendo sviluppato dei protocolli ad hoc continueremo a fare sequenziamenti e sorveglianza epidemiologica. Adesso dobbiamo monitorare e capire se le armi che abbiamo a disposizione sono efficaci anche nel tempo”.

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