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Fit-Cisl Emilia-Romagna: “I riders sono timorosi di reclamare i loro diritti”

Aldo Cosenza, segretario regionale del sindacato, spiega che durante la pandemia il lavoro dei ciclofattorini è aumentato e di conseguenza gli incidenti: "Hanno bisogno di tutele e noi dobbiamo fare di tutto per dargliele"

Pubblicato:17-02-2021 14:13
Ultimo aggiornamento:17-02-2021 14:13
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BOLOGNA – Riders e ciclofattorini “sempre più timorosi” di reclamare i loro diritti ma anche di informarsi sulle forme contrattuali che li tutelano. Per questo la Fit-Cisl dell’Emilia-Romagna ha promosso a Bologna un open day dedicato a loro su diritti e trattamento economico. È il primo passo di una campagna informativa a livello nazionale che si svilupperà nelle prossime settimane, dedicata “a questo mondo che è sempre più precario”. Necessario, secondo il sindacato, perché tanti di loro stanno in una zona grigia.

“Noi abbiamo prova che alcuni di loro fanno delle consegne a pochi euro, 2 euro, anche meno, a consegna- rivela Aldo Cosenza, segretario regionale Fit-Cisl- loro hanno bisogno di tutele e noi dobbiamo fare di tutto per dargliele, ma non bastiamo solo noi: loro devono sapere qual è il contratto che va applicato, ed è il contratto del trasporto merci, spedizioni e logistica. Questo è il contratto dove tutti troveranno i loro diritti. Per questo abbiamo fatto questo open day”. Insomma, “un contratto già c’è dove ci sono le tutele”, ma “loro sono sempre più timorosi”. Cosenza spiega infatti che il mondo dei riders è “come se fosse una foresta in cui tutti entrano, ci sono troppe applicazioni contrattuali”, e che con la pandemia questo mondo “è diventato pericoloso”. Perché? Perché sono aumentati “i carichi di lavoro” e tutto è “sempre più precario”. La conseguenza è che “sempre di più si vedono incidenti sulle strade. Se si infortunano non li paga nessuno”.

Tra i ciclofattorini c’è qualcuno che sostiene invece di essere assicurato. “Qualcuno me lo diceva- conferma Cosenza- ma mi dicevano anche che per pagare l’assicurazione bisogna comunque avere tre giorni di ospedale. Se qualcuno si rompe un braccio dopo due ore è fuori non sta tre giorni in ospedale. E quindi non hanno tutele, è tutto farlocco“. Più in generale, l’open day si è basato su informazione e formazione. Informazione sull’applicazione contrattuale e formazione ad esempio per “far capire a questi lavoratori come si legge una busta paga e come si possono trovare gli errori”.


Nella giornata di oggi sono stati circa “una trentina” quelli che hanno partecipato. Un numero non altissimo anche perché “sono difficili da intercettare“. L’obiettivo però con questo primo passo è di allargare la platea per le iniziative future della campagna della Fit-Cisl che si svilupperà nelle prossime settimane.

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