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Piante e cibi più sicuri, Italia capofila del progetto europeo COST-iPlanta VIDEO

Il progetto è coordinato da coordinato da Bruno Mezzetti dell'Università Politecnica delle Marche.

Pubblicato:17-02-2017 14:21
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:55

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ROMA – Alimenti più sicuri e miglior impatto ambientale grazie a nuove tecniche di miglioramento genetico in agricoltura. E’ l’obiettivo di un progetto europeo, COST-iPlanta, con l’Italia capofila, coordinato da Bruno Mezzetti dell’Università Politecnica delle Marche. Se ne è parlato oggi al Cnr di Roma, con esperti provenienti da oltre 30 Paesi per approfondire le conoscenze sul silenziamento genico grazie a COST che intende creare un network di ricerca a livello comunitario.

Attraverso i frammenti di RNA “si può controllare l’espressione di geni, bloccando i meccanismi che possono essere danossi per la pianta- spiega Mezzetti- dunque trovare soluzioni e applicazioni che possono ridurre l’uso di pesticidi“. Avere piante più resistenti alle malattie vorrebbe dire “controllare melio la maturazione del frutto e di quelle forestali, ma anche migliorare la qualità di certi alberi modificando il meccanismo di produzione della lignine. Si tratta di una tecnologia applicabile a diversi livelli e obiettivi”, precisa il coordinatore.


Ampi anche gli sviluppi eventuali in agricoltura con un miglioramento dell’efficienza produttiva, “ovvero produrre di più e spendere di meno, avere meno impatto. In agricoltura c’è la necessità di difendere le piante dalle malattie e dai trattamenti chimici. Avere piante più resistenti- va avanti Mezzetti- vuol dire ridurre l’impatto chimico-ambientale e dare più sicurezza al consumatore”. Il settore ora è arrivato ad un punto in cui “si vedono le prospettive di risultati molto interessanti, obiettivo del progetto è capire se queste applicazioni sono reali”. L’Italia capofila è un risultato che inorgoglisce Mezzetti, anche se “si fa grande fatica a mettere insieme tanti esperti, con opinioni ed esperienze diverse. Ma anche questo è un modo per tenere unita l’Europa, attraverso la comunità scientifica”, conclude Mezzetti.


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