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Il Pd non molla il ddl Cirinnà e taglia fuori il M5s: “Non ci fidiamo più”

Il testo, che oggi ha subito una vera e propria battuta d'arresto in aula al Senato, è diventato un vero e proprio rebus

Pubblicato:17-02-2016 15:48
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:59

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pd

ROMA – Il ddl Cirinnà resta in campo. Il Partito democratico non molla la legge sulle unioni civili ma prende atto che lo stallo c’è ed è di complicata soluzione. Il testo, che oggi ha subito una vera e propria battuta d’arresto in aula al Senato, è diventato un vero e proprio rebus. Il gruppo, dopo il voltafaccia del Movimento 5 stelle, ha cosi’ preso atto che va trovata una via d’uscita alternativa che non escluda piu’ quello che fino a oggi nessuno osava dire nel partito: anche la norma sulla stepchild potrebbe venire meno alla luce dei voti segreti che ci saranno sugli emendamenti.

La riflessione è stata fatta, viene raccontato, durante un Ufficio di presidenza del gruppo a Palazzo Madama convocato da Luigi Zanda dopo l’interruzione dell’aula, dopo che la capigruppo ha deciso il rinvio del ddl a mercoledi’ 24. L’unica cosa certa, viene spiegato da fonti Dem, è che nelle trattative che ci saranno da qui alla prossima settimana non si terrà piu’ conto del Movimento 5 stelle. I senatori grillini verranno tagliati fuori da ogni contatto. “Non ci fidiamo piu’ di loro”, è il tam tam tra i senatori Pd. Certo, al momento delle votazioni i 5 stelle saranno comunque sfidati in aula sui testi ai quali fino a oggi hanno sempre detto si’, ma i canali ufficiali, e ufficiosi, di contatto verranno tagliati. Resta da capire, alla luce quindi di un pallottoliere che non conta piu’ su M5s, cosa fare del super-canguro di Andrea Marcucci. Si fa strada sempre piu’ la convinzione che forse uno ‘spacchettamento’ della norma, che non legherebbe le mani ai cattolici Dem, potrebbe aiutare il percorso parlamentare del testo.


Togliere le adozioni dal ddl Cirinnà per il Pd sarebbe indubbiamente un passo indietro pesante, visto che negli ultimi quattro mesi il dibattito le aveva considerate come un punto fondamentale della legge. Pero’, di fronte al pericolo che tra voti segreti e veti incrociati in aula, il testo diventi cosi’ pasticciato da far regredire anche sul fronte dei diritti (magari togliendone anche alle coppie etero) è un timore che sta spingendo sempre piu’ a riflettere meglio sull’articolo 5. Nel gruppo al Senato comincia cosi’ a farsi largo l’idea che forse, arrivati allo stallo totale, sarebbe il caso che il governo, che fino a oggi ha scelto di lasciare la trattativa al livello parlamentare, scendesse in campo anche per capire se la maggioranza che lo sostiene possa ricompattarsi sul voto finale al ddl. Qualcuno spera che sia il presidente del Consiglio in persona, Matteo Renzi, magari nella sua veste di segretario Pd, a fare un intervento che dia una linea piu’ decisa al Partito durante l’Assemblea di domenica.

di Maria Carmela Fiumanò, giornalista professionista

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