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ROMA – “Dispone l’affidamento esclusivo dei minori alla madre con collocazione e residenza presso l’abitazione materna; dispone il mantenimento di un mandato di vigilanza, supporto e assistenza senza limitazione di responsabilità genitoriale, per la durata di un anno, da parte dei Servizi territoriali dispone che i Servizi territoriali incaricati provvedano ad organizzare incontri protetti tra il padre e i figli”.
Così è deciso. E’ il 18 dicembre e il Tribunale di Venezia mette la parola fine a una storia di sofferenza per racconti di maltrattamenti subiti da parte di due ragazzini e della loro mamma e che rischiava, come accade spesso con l’intervento delle ctu incaricate dal tribunale, di diventare l’ennesimo caso di alienazione parentale materna in cui non si indaga sui fatti. Non è andata cosi questa volta. Ed è stato stabilito anche il non luogo a procedere per il 388 (mancata esecuzione provvedimento del giudice, richiesto sempre dal padre dei bambini) di cui era accusata la donna, e soprattutto fermata la richiesta dell’uomo di portare i figli in casa famiglia per poi averli collocati presso di se.
Proprio partendo dalla sofferenza dei minori il giudice avrebbe predisposto una nuova CTU. L’uomo, padre di tre figli (due dei quali – 16 e 12 anni – hanno riferito maltrattamenti e hanno parlato di paura e sofferenza nel frequentare il padre, mentre la grande maggiorenne no anche se in prima CTU le aveva riferite anche lei) è un finanziere al quale proprio per il procedimento penale in corso per maltrattamenti sui minori e per un ammonimento che lo ha raggiunto per persecuzione ai danni del nuovo compagno della ex moglie, è stata anche tolta la pistola d’ordinanza.
Dopo aver fatto ricorso al prefetto e al TAR che lo hanno respinto, ora il militare lo ha fatto al Consiglio di Stato, ma intanto il procedimento penale ad aprile inizierà e per cautela l’arma non gli è stata data. Quella di Sara (nome di fantasia della mamma della storia) è una storia durissima con un lieto fine.
“Oggi é l’inizio di un anno nuovo e soprattutto di una vita nuova”, ha dichiarato alla Dire – che aveva seguito il caso – poco dopo la sentenza. Con l’affido esclusivo dei minori che hanno raccontato dei maltrattamenti è stata di fatto esclusa l’alienazione parentale invocata dai periti, con le varie e consuete acrobazie linguistiche, e rispettato cosi il racconto e i sentimenti dei minori. In una parola: i fratelli sono stati creduti.
“La ctu ha sempre addossato alla madre le cause dell’interruzione dei rapporti tra padre e figli ignorando il penale e i riferiti dei minori che invece alla pediatra, assistenti sociali e neuropsichiatra hanno sempre raccontato fatti precisi di violenza nei loro riguardi”, ha spiegato la psicoterapeuta Bruna Rucci intervenuta come consulente di parte della mamma in occasione della seconda ctu.
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