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Ue, Madu: Parlamento a guida italiana per dialogare con l’Africa

Le prime votazioni hanno confermato come favoriti due italiani, il popolare Antonio Tajani e il socialista Gianni Pittella

Pubblicato:17-01-2017 16:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:48

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ROMA – “Con una presidenza italiana all’Europarlamento il nodo delle migrazioni e il confronto con l’Africa diventeranno prioritari”: a parlare con la DIRE è Uzo Madu, fondatrice a Bruxelles di What’s in it for Africa, portale dedicato all’impatto delle politiche dell’Ue a sud del Sahara. Il colloquio si tiene dopo che le prime votazioni hanno confermato come favoriti per la guida dell’assemblea due italiani, il popolare Antonio Tajani e il socialista Gianni Pittella. “A meno che non ci siano sorprese con l’emergere di outsider e nomi nuovi”, dice Madu, “l’attenzione dell’Europarlamento verso l’Africa dovrebbe risultare accresciuta anche solamente per ragioni di prossimità geografica”. Il riferimento è alla rilevanza particolare che il nodo delle migrazioni ha per l’Italia, con Lampedusa ad appena 113 chilometri dalla sponda sud del Mediterraneo.

Gianni Pittella

“Lo scorso anno gli arrivi sulle coste della Penisola sono stati più di 170 mila e allora è inevitabile e comprensibile che il rapporto con i Paesi di origine dei flussi sia posto al centro” dice Madu. Convinta che, all’Europarlamento, a segnalarsi per l’impegno verso l’Africa sia stato tra gli altri proprio Pittella. “In linea con una tendenza evidente nel gruppo socialista”, sottolinea la fondatrice di What’s in it for Africa, Pittella ha dimostrato attenzione anche alle dinamiche economiche e sociali della regione sahariana e subsahariana”. Un approccio, questa la tesi, differente rispetto a quello condiviso in area popolare, “pure attento alle migrazioni, ma centrato sugli aspetti sicuritari”.

Martin Schulz

Di certo, il successore di Martin Schulz alla guida dell’Europarlamento avrà l’opportunità di favorire la cooperazione con la regione subsahariana. E non solo su un piano simbolico, per il suo ruolo al Consiglio europeo e presso l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc/Wto). Un primo banco di prova saranno le missioni di osservazione elettorale, definite nell’emiciclo d’intesa con i Paesi del gruppo Africa-Caraibi-Pacifico (Acp). “Subito ci sarà il Gambia, Paese rilevante per le migrazioni, dove il presidente si rifiuta di lasciare il potere- avverte Madu-. Poi soprattutto la Repubblica Democratica del Congo, gigante nel cuore del continente, dove le elezioni sono state rinviate dopo proteste e accuse di incostituzionalità al capo di Stato Joseph Kabila”. Nodi politici da sciogliere, sottolinea la fondatrice di What’s in it for Africa, “senza dimenticare gli impegni in favore della promozione dei diritti umani”. Una dimensione centrale, come ha confermato la settimana scorsa a Bruxelles il Dodicesimo dialogo Unione Europea-Unione Africana. Un’occasione di confronto, che garantirà risorse per un milione e 800 mila euro al Parlamento panafricano affinché sostenga “pratiche di buongoverno”.


di Vincenzo Giardina, giornalista professionista

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