Getting your Trinity Audio player ready...
|
ROMA – Uno dei fattori chiave che influisce sull’esito del paziente è l’interruzione delle cure, cioè la frammentazione delle prestazioni, che obbliga il paziente stesso a seguire percorsi spesso confusi, da un ospedale all’altro, alla ricerca della migliore competenza. Con la conseguenza, inoltre, di una difficoltosa comunicazione tra diverse équipe diagnostiche e terapeutiche ed una ridotta – se non a volte assente – discussione multidisciplinare tra i vari esperti coinvolti, che genera una sostanziale mancanza di assistenza centrata sul paziente e risultati di cura non ottimali. Per evitare questo, il Policlinico Universitario ‘A. Gemelli’ IRCCS di Roma fornisce un ambiente di cura integrato: si tratta del Dipartimento di Diagnostica per Immagini, Radioterapia ed Ematologia, un sistema in grado di assicurare il necessario ‘continuum di cure’ al paziente che attraversa percorsi personalizzati, dalla diagnosi al trattamento e al follow-up. Ma per saperne di più la Dire ha intervistato le professoresse Evis Sala, direttrice del Dipartimento Diagnostica per Immagini, Radioterapia ed Ematologia, e Maria Antonietta Gambacorta, direttrice dell’Unità Operativa Complessa di Radioterapia oncologica.
– Professoressa Sala, come è strutturato esattamente il Dipartimento che lei dirige?
“Il nostro Dipartimento comprende sia la diagnostica (Radiologia e Medicina Nucleare) sia la terapia (Radioterapia), con il supporto di una Fisica rivolta alle Scienze della Salute (all’interno dello stesso Dipartimento) e di una ricerca clinica all’avanguardia alimentata dal ‘vivaio’ dell’Università Cattolica, grazie al nuovo Centro di Bioimmagini. Si tratta di un vero e proprio percorso di cura integrato, che va dalla diagnosi alla terapia e al follow-up. E questo è davvero molto importante per il successo della terapia”.
– Professoressa Gambacorta, qual è l’importanza di una buona comunicazione tra equipe mediche/diagnostiche nell’ottica di un’assistenza che sia davvero centrata sul paziente?
“Oggi la cura del paziente oncologico è integrata non solo con la diagnostica ma anche con le altre discipline mediche, chirurgiche, oncologiche e radioterapiche. La centralità del paziente, quindi, sta proprio nel fatto che non deve essere lui a spostarsi da un dipartimento all’altro, ma devono essere gli specialisti, tutti insieme, ad essere concentrati sull’effettiva cura del paziente oncologico”.
– Professoressa Sala, quali sono i punti di forza ma soprattutto i vantaggi di un sistema come il vostro?
“Il sistema funziona bene perché il paziente è veramente al centro, così come deve essere, per cui nel nostro Dipartimento sarà seguito durante tutto il suo percorso. Non dovrà fare esami in luoghi diversi, con il rischio magari di perdere informazioni pregresse importanti. Tutto è strutturato in modo integrato e funzionale anche alla discussione del tumor board, cioè del team multidisciplinare, e questo è fondamentale”.
– Professoressa Gambacorta, come è strutturata invece la UOC di Radioterapia Oncologica del Gemelli?
“Il nostro è un grande reparto con una unità di macchinari: ne abbiamo cinque per la Radioterapia con i fasci esterni e due per la Radioterapia interventistica (brachiterapia). Inoltre abbiamo due reparti di degenza e un day hospital, questo proprio nell’ottica di integrazione delle cure, perché molto spesso la radioterapia e la chemioterapia vengono fatte contemporaneamente”.
– Professoressa Sala, qual è il futuro in questo settore e a quali progetti state lavorando?
“Al Gemelli lavoriamo sempre a nuovi progetti. Attualmente, per esempio, abbiamo iniziato ad aggiungere ed integrare i dati di anatomia patologica, di computational pathology, che è molto importante per capire anche l’andamento biologico del tumore. Il futuro invece è sicuramente la medicina predittiva, in grado di fornire dalla prima tac o risonanza i dati quantitativi che possono predire la terapia, in questo modo abbiamo a disposizione non solo l’immagine della radioterapia ma anche il modello predittivo”.
– Professoressa Gambacorta, il Gemelli si sta spingendo sempre di più verso una medicina personalizzata, per creare modelli predittivi che possano favorire i medici nella scelta di cura per quel singolo paziente. Parliamo allora dell’importanza dei dati…
“I dati che abbiamo a a disposizione qui al Gemelli, come in tutti gli ospedali, sono infiniti, ma la difficoltà è di metterli insieme perché si parla di dati quantitativi. Tali dati, messi tutti insieme, possono predire quale sarà l’esito del paziente in termini di risposta, di sopravvivenza e anche di qualità di vita. Se andiamo nello specifico dell’integrazione della Radiodiagnostica con la Radioterapia, di recente con l’arrivo della professoressa Sala abbiamo sviluppato programmi di quella cosiddetta ‘Radiomica’, ossia l’estrazione di dati quantitativi dalle immagini. Questo ci serve non solo all’inizio del trattamento, ma l’integrazione della Radioterapia e dell’Imaging può aiutare nella predizione soprattutto nel corso del trattamento radioterapico o chemioterapico che esso sia”.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it