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Governatori di centrodestra spaccati, Toti e Acquaroli contro la zona rossa

Questa mattina il governatore del Veneto Luca Zaia aveva chiesto una zona rossa nazionale per tutte le festività natalizie

Pubblicato:16-12-2020 16:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 08:15
Autore:

giovanni toti
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ROMA – “Francamente non riesco a capire perche’ questo Paese non riesca a tenere le stesse regole per almeno una settimana. Il 3 dicembre abbiamo deciso di dividere l’Italia in zone di rischio diverse, a seconda della pericolosita’ del Covid: gialla, arancione e rossa. Ora, all’improvviso, prima delle feste cambio! Abbiamo scherzato, tutta zona rossa”. Cosi’ il presidente della Liguria, Giovanni Toti, apre una frattura tra i governatori del centrodestra dopo che, questa mattina, il governatore del Veneto Luca Zaia ha chiesto al governo di prevedere una zona rossa nazionale per tutte le festività natalizie.

Sulla sua pagina Facebook, Toti fa poi un parallelo: “Un po’ come il Cashback: un provvedimento preso per invitare i cittadini a spendere nei negozi e aiutare i commercianti, salvo poi sgridarli come fossero bimbi discoli perche’ lo hanno fatto! Per favore, un po’ di stabilita’ emotiva. Giusto chiudere dove la situazione e’ seria, ma giusto anche consentire un po’ di vita alle famiglie, ai commercianti, ai ristoranti, ai bar laddove il virus lo consente”.

“Perche’ la Liguria, ad esempio- prosegue- che oggi ha un Rt sotto lo 0,7, dovrebbe applicare restrizioni che non abbiamo preso neppure quando la situazione era ben piu’ grave? E perche’ proprio nei giorni in cui, dopo un anno doloroso e difficile, famiglie e imprese vorrebbero solo prendere un po’ di respiro? Con prudenza rispettiamo le regole, ma quelle che ci siamo dati e che stanno funzionando. Senza copiare i vicini tedeschi, che per altro risarciscono chi chiude con l’80% del fatturato. E che comunque applicheranno regole sociali meno draconiane di quelle di cui si parla qui da noi”, conclude.


ACQUAROLI: MAI CHIESTA ZONA ROSSA, SERVONO MESSAGGI CHIARI E UNIVOCI

“Apprendo dalla stampa e dai telegiornali che questa mattina avrei chiesto la ‘zona rossa’ per le festivita’ natalizie nella Conferenza Stato Regioni tenuta in modalita’ web. Mi vedro’ costretto a chiedere la registrazione del mio intervento perche’, a meno di sdoppiamento della personalita’, le mie affermazioni sono state di altro tipo. La premessa doverosa e’ che la riunione era stata convocata per parlare di vaccini ma in coda e’ stato inserito il tema delle ulteriori eventuali altre misure da prendere per le festivita’ natalizie, onde evitare un impatto devastante nel mese di gennaio sulle strutture ospedaliere ancora in sofferenza. Per questo ci e’ stato chiesto il nostro parere. Il mio intervento, tra gli ultimi di quelli in scaletta, ha evidenziato la disponibilita’ a discutere di una stretta per evitare assembramenti e ammucchiate soprattutto nelle case private. Ho affermato che se si dovesse ipotizzare una ulteriore chiusura non si puo’ pensare che a pagarla siano ristoranti, bar, esercizi commerciali, piscine e palestre e che a fronte di essa ci sarebbe bisogno di ristori totali e immediati”. Cosi’ il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli in una nota.

“Ho detto inoltre- prosegue Acquaroli- che non e’ comunque giusto paragonare i territori periferici, che gia’ hanno pagato con l’isolamento le precedenti restrizioni, alle grande dimensioni. Ho parlato dell’inopportunita’ di lasciare sole persone anziane in questo periodo. Ho chiesto di dare certezze, seppure in un quadro complicato. Ho parlato di necessita’ di concertazione e di messaggi univoci. Ieri si diceva di aprire le scuole e oggi si pensa di chiudere tutto. È incomprensibile a me, figuriamoci ai cittadini. Quanto detto non mi sembra la richiesta di una zona rossa ma a qualcuno evidentemente fa comodo cosi’. Ora mi aspetto che tutti coloro, soprattutto chi opera nel servizio pubblico che, senza interpellarmi, mi hanno attribuito la richiesta della zona rossa, riportino il senso di quanto ho veramente detto in quel contesto. Perche’ l’informazione, soprattutto quella pubblica pagata con i soldi dei cittadini, non deve mai diventare disinformazione”.

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