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A Villa Tiberia nuovo breast center: con percorso ‘One stop’ pazienti mai sole

Chirurgo Varvaras: "Il tumore del seno è un trauma dell'anima, aiutiamo a curare e superare"

Pubblicato:16-12-2020 16:11
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 16:21
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ROMA – A Villa Tiberia Hospital, nel cuore della Capitale, è nato un centro specializzato in grado di pianificare un percorso integrato per la prevenzione e la cura del tumore del seno. Il percorso si chiama ‘One Stop‘: la donna è al centro e al suo fianco ci sono gli specialisti in grado di accompagnarla, effettuare le visite e gli esami diagnostici in una sola giornata e seguirla nel follow up.
La Dire ha chiesto a Dimitrios Varvaras, chirurgo senologo, oncoplastico e oncoricostruttore, coordinatore del Breast Center, di spiegarne specificità e vantaggi per la migliore presa in carico della paziente.

Come coordinatore del Breast Center di Villa Tiberia può spiegarci come funziona il percorso ‘One Stop’ e quali vantaggi presenta alla donna che vi si rivolge?

“Abbiamo cercato di organizzare un percorso diagnostico in grado di dare risposte concrete nel più breve tempo possibile. Quando una donna si presenta da noi con un nodulo alla mammella o con delle secrezioni ematiche dal capezzolo, dobbiamo essere in grado, in una sola giornata, di dare una risposta valida per capire come affrontare il problema. ‘One Stop’ permette alla donna di eseguire in una medesima seduta una visita con il chirurgo senologo il quale, fatta l’anamnesi e l’esame clinico, insieme al radiologo senologo esegue la mammografia, l’ecografia, se serve risonanza magnetica e la biopsia“. Tutto questo garantisce “meno tempo d’attesa, un’unica visita, più specialisti, raccolta dei dati per dare risposte concrete. Nel caso di diagnosi di tumore, contestualmente alla visita, il chirurgo assieme al radiologo e all’oncologo indicherà il piano terapeutico”.


La vostra struttura prevede anche lo screening genetico? E come trattate la positività al test?

“Nei nostri percorsi, quando ci rendiamo conto che c’è familiarità o la donna ha avuto la patologia sotto i 40 anni, chiediamo sempre la consulenza genetica e sarà il nostro genetista a decidere se eseguire il test o meno. Qualora la risposta fosse positiva dobbiamo informare bene la signora su cosa vuol dire positività perchè questa non significa presentare la patologia, ma corrisponde ad un aumentato rischio di ammalarsi. La paziente potrà scegliere la sorveglianza clinico-strumentale, a cadenza semestrale, con mammografia, ecografia o risonanza e il 70% delle donne sceglie quest’opzione; oppure la chirurgia profilattica, mammaria e poi ovarica. In questo secondo caso non procediamo subito, diamo la possibilità alla donna di seguire un percorso di sei mesi, accompagnata da tutta l’équipe, per maturare bene la decisione. Entrambe le scelte vanno rispettate. Per quanto riguarda la chirurgia profilattica, la possibilità di sviluppare la neoplasia si riduce del 96-97%, mentre nel percorso clinico-strumentale non abbiamo la riduzione del rischio ma la possibilità di diagnosticare sul nascere la patologia”.

Nel caso di mastectomia, monolaterale o bilaterale, che tipo di ricostruzione proponete alla paziente?

“Il nostro centro è specializzato nelle ricostruzioni immediate, contestualmente all’intervento demolitivo, e abbiamo una specializzazione nell’utilizzo di dispositivi che si chiamano mesh biologiche. Abbiamo visto, alla luce di studi e ricerche internazionali, che evitare il trauma della mastectomia ha un impatto psicologico importante. Proponiamo sempre quindi, quando possibile, la ricostruzione con protesi di silicone e mesh biologiche che permette di ricostruire in un unico tempo, evitando espansori tessutali. In questo modo la paziente conserva immediatamente l’integrità del corpo. La donna che affronta il tumore della mammella non affronta solo una patologia oncologica ma anche un vero e proprio ‘trauma dell’anima’ che colpisce la sua femminilità, la sua relazione intima, il suo essere donna. Dobbiamo aiutarla a superarlo per aiutarla a rientrare nella sua vita di relazione. Tante superano il tumore, ma non il trauma della psiche. E’ la patologia più diffusa: 1 donna su 8 si ammala, ma la sopravvivenza a 5 anni è del 90%”.

Il vantaggio dell’equipe multidisciplinare è importante anche nel follow up?

Noi medici siamo comparse, la protagonista è la donna. Dalla diagnosi fino alla chirurgia e al follow up sono numerose le figure che accompagnano la paziente e non la lasciano mai sola. Radiologo, chirurgo oncologo, cardiologo, fisioterapista, radioterapista, psiconcologo, ginecologo per l’oncofertilità fino al nutrizionista, sono tutte figure che prendono per mano la paziente. Si crea così una sinergia tra la donna e il team e si arriva ad una personalizzazione del percorso che secondo protocolli nazionali e internazionali ci permette cure eccellenti”.

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