NEWS:

Sciopero nazionale dei medici, fonti Cgil: “Adesione al 75%”

Camici bianchi scesi in piazza contro "i tagli al settore", "il rimpallo con le regioni per le assunzioni" e più in generale per "una sanità a pezzi"

Pubblicato:16-12-2015 11:41
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:43

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – È del 75% l’adesione allo sciopero generale di 24 ore dei medici italiani che questa mattina sono scesi in piazza per protestare contro “i tagli al settore”, “il rimpallo con le regioni per le assunzioni” e più in generale per “una sanità a pezzi”, come scritto nello slogan della protesta. Lo si apprende da fonti interne alla Cgil.

MEDICI IN PROTESTA AL  SAN CAMILLO DI ROMA: SETTORE È A PEZZI – ‘Una sanità a pezzi – Regione che vai Sanità che trovi’. È quanto scritto su un grande striscione rosso sorretto dai medici che questa mattina hanno incrociato le braccia davanti all’ingresso dell’ospedale San Camillo a Roma per protestare contro “i tagli alle prestazioni sanitarie, la mancata riorganizzazione del sistema sanitario” e più in generale “la totale disattenzione del Governo ai problemi della sanità” anche alla luce “dell’approvazione della Legge di Stabilità in Commissione Bilancio alla Camera che affossa ulteriormente il settore” costringendo i cittadini, “a ricorrere alla sanità privata”. Molte le bandiere sindacali, camici bianchi e slogan, tra cui un cartello raffigurante un medico che corre e sullo sfondo un orologio (in riferimento all’orario di lavoro settimanale che, secondo i manifestanti, non rispetta le 48 ore previste dalle normative europee) e la scritta ‘assunzioni vere subito’. “La salute dei cittadini per il prossimo futuro è fortemente messa rischio dalla mancanza di un progetto organico di sostenibilità del servizio sanitario”, ha detto all’agenzia Dire, Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg. “A causa del conflitto tra governo e regioni- ha aggiunto- non si riesce a riprogrammare l’assistenza ospedaliera in modo coerente. I tagli messi in atto dal governo sono solo alle prestazioni e non agli sprechi, e quando si tagliano le prestazioni restano gli sprechi in mano ai tecnocrati e agli amministratori regionali che li utilizzano come strumento per alimentare il clientelismo e il consenso”. Questo, ha concluso, “è un problema cronico che non può essere risolto con da finanziaria con interventi estemporanei”.

di Ugo Cataluddi – Giornalista


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it