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Economia, Pil toscano a +5,6% ma guerra ed energia azzoppano gli investimenti

Nell'aggiornamento congiunturale, Bankitalia scorge i segnali di rallentamento: in estate il ciclo di crescita si è fermato

Pubblicato:16-11-2022 18:02
Ultimo aggiornamento:16-11-2022 18:03

Mario Venturi Banca d'Italia
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FIRENZE – La Toscana è cresciuta in linea con la media nazionale nel primo semestre del 2022, ma le aspettative negative a causa della crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina, le strozzature sugli approvvigionamenti, e gli inevitabili riverberi negativi sul clima di fiducia stanno portando dall’inizio dell’autunno a un consistente rallentamento dell’attività economica in generale, investimenti compresi. Mentre il mercato del credito sembra per ora reggere allo scoglio della scadenza delle moratorie. Nei primi sei mesi del 2022 l’indicatore trimestrale dell’economia regionale di Banca d’Italia ha fotografato un tasso di sviluppo pari al 5,6% rispetto al periodo corrispondente del 2021, tuttavia già in estate si sono intravisti i primi segni di rallentamento. La riprova si ha nel dato Regiocoin, l’indicatore ciclico di Bankitalia, che conferma che a giugno la crescita si è sostanzialmente azzerata. Il rapporto di aggiornamento congiunturale stilato dalla banca centrale riferisce, in particolare, che nella prima metà del 2022 il 58% delle aziende sondate ha rilevato un aumento del fatturato su base annua, a fronte di un 10% che invece ha accusato una contrazione. L’export, inoltre, ha mostrato performance da pre-pandemia con un aumento del 9,9% sul 2021 e dell’1,5% in termini reali, ovvero depurando il dato dalla componente inflazionistica. A favorire l’economia toscana, del resto, è la sua minore esposizione nell’industria pesante e, in generale, di quei settori a maggiore intensità energetica.

TURISMO E OCCUPAZIONE GALOPPANO, TASSI SUI MUTUI RISALITI AL 2,3%

A tonificare il tessuto produttivo è stato lo stesso superamento delle misure anti-Covid con il conseguente rimbalzo delle presenze turistiche in Toscana, seppure queste restino inferiori di circa un quarto rispetto al 2019. Il clima di maggiore incertezza condiziona in negativo il trend degli investimenti. Il saldo fra le imprese che espanderanno gli investimenti e quelle che li ridurranno è solo lievemente positivo. Viceversa l’espansione del mercato del lavoro è stata apprezzabile, +5,6% nella prima parte di quest’anno, così come per restare alle note liete dell’economia regionale il mercato del credito ha proseguito lungo un sentiero relativamente virtuoso. L’incidenza delle posizioni deteriorate è scesa al 4,5%. È cresciuto, d’altro canto, l’indebitamento delle famiglie sospinto sia dalla progressione dei prestiti al consumo (+4,6%) che dei mutui per l’acquisto delle abitazioni (+6,8%). Si ricavano, nel frattempo, anche i primi effetti concreti del rialzo dei tassi d’interesse deciso dalla Bce per contrastare l’inflazione. Nel II trimestre il tasso di interesse medio sui nuovi mutui ha raggiunto così il 2,3%.


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