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VIDEO | I dimenticati della cultura leggono Brecht ogni giorno a Milano: “Migliaia senza reddito”

Attrici, sarte, tecnici e autori davanti al Piccolo Teatro Grassi: "Franceschini non ci conosce, Galli non ci riceve: dove sono i fondi Ue usati anche in Veneto?"

Pubblicato:16-11-2020 14:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:15
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Di Francesco Mazzanti e Michele Mastandrea

MILANO – “Dici: per noi va male. Il buio cresce. Le forze scemano. Dopo che si è lavorato tanti anni noi siamo ora in una condizione più difficile di quando si era appena cominciato”. I lavoratori dello spettacolo leggono Bertolt Brecht per catturare l’attenzione dei passanti. Stanno protestando da giovedì pomeriggio e continueranno a farlo ogni giorno, almeno fino al 21 novembre, davanti al Piccolo Teatro Grassi di via Rovello, in centro a Milano. Reclamano attenzione e denunciano le condizioni di difficoltà economica in cui si trovano molti lavoratori.


“La categoria che riceve i 20 milioni stanziati da Franceschini sembra allargata, ma non è così – dice Rossella Raimondi, attrice e autrice – vengono esclusi i non puramente interpreti e scritturati. E sono tantissimi. Dalle maestranze, come le sarte e i tecnici, agli autori di piccole e medie compagnie che lavorano sul territorio e si autoproducono. C’è una produzione teatrale sconosciuta e che forse il ministro Franceschini non vuole conoscere. Sono mesi che chiediamo udienza a lui e all’assessore regionale alla Cultura Stefano Bruno Galli Galli. Vogliamo spiegargli come è fatto il comparto. Abbiamo migliaia di lavoratori che ancora non hanno ricevuto niente”.

È il reddito di continuità, almeno fino alla fine dell’emergenza, la principale richiesta dei manifestanti. Guardano al modello francese dove, spiegano, da marzo ogni lavoratore dello spettacolo percepisce 1000 euro al mese fino alla fine di agosto del 2021. Inoltre, si chiede una riforma radicale dell’intero settore dello spettacolo, anche dal punto di vista dei contributi, poiché molti bonus erogati non sono arrivati ai lavoratori.

“Quando sarà possibile ripartire – spiega Antonella Morassutti, attrice e formatrice – vogliamo farlo con dei protocolli chiari per la sicurezza sul lavoro. Vogliamo chiedere ai direttori dei teatri che prendono fondi dallo Stato di aprire le porte, almeno per una settimana, per consentire ai lavoratori che non hanno alle spalle una struttura così organizzata di fare i loro spettacoli e organizzare dei momenti di formazione pagati. Ci rivolgiamo in particolare alla Regione”.

Secondo i manifestanti, Palazzo Pirelli potrebbe destinare, entro la fine di dicembre, delle risorse ai lavoratori in difficoltà. Il 16 luglio scorso, il coordinamento dei lavoratori aveva partecipato a un’audizione in consiglio regionale nella quale la consigliera del Partito Democratico Paola Bocci aveva richiesto di utilizzare la parte non utilizzata del Fondo sociale europeo (Fse) 2014-2020 per aiutare il settore, come già avvenuto in Veneto, che ha impiegato 3 milioni di euro del Fondo per aiutare il settore. In Lombardia, invece, le risorse non sono rientrate nel progetto di legge di assestamento del bilancio. “Sappiamo che il 30% di quelle risorse – denunciano – doveva essere usato nella sanità. Ma l’altro 70% che fine ha fatto?”.

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